Si tratta di un centinaio di posti finanziati temporaneamente dal territorio che farebbero bene alle scuole autonome; altro cosa, però, prendersi carico di tutto il personale come vorrebbero fare in Lombardia e Veneto senza risorse aggiuntive. Bisogna chiarire ad ogni modo con Roma lo stato giuridico di tali assunti
Nel frattempo monta la protesta contro la presunta intesa tra alcune regioni e il Governo sul passaggio di talune competenze sull'istruzione da parte dello Stato. Per lo storico Alberto Asor Rosa si spezzerebbe la spina dorsale del Paese. Per Marcello Pacifico (Anief) neanche in Sicilia si applica il modello di Trento, perché senza nuove risorse è impossibile gestire il personale, a meno che non si voglia imporre una diseguaglianza fiscale che non tenga in conto e mini l'unità nazionale
Sulla regionalizzazione della scuola, mentre Matteo Salvini accelera e Luigi Di Maio frena, dopo lo stop dello scorso 14 febbraio in Consiglio dei Ministri, il Friuli-Venezia Giulia fornisce un esempio virtuoso annunciando lo stanziamento di due milioni di euro per finanziare i contratti (per un anno) di alcuni docenti per il sostegno, assumere presidi e trasferire dieci amministrativi dagli uffici regionali all'Ufficio scolastico di Trieste.
La notizia, riportata da La Repubblica, ha l'avvallo dell'assessora all'Istruzione Alessia Rosolen, sicura che l’accordo preliminare, appena approvato dalla giunta regionale sarà firmato a breve anche dal Miur. "È una decisione storica", dice Rosolen, "e il primo passo verso la regionalizzazione dell’intero sistema scolastico". Il Friuli-Venezia Giulia post-Serracchiani ha sempre reclamato un'indipendenza scolastica, amministrativa e didattica.
IL DOCUMENTO
Il documento, presentato lunedì scorso nel Palazzo della Regione alla presenza di Patrizia Pavatti, direttore dell’Ufficio scolastico, si prefigge di tamponare le carenze di organico con effetto immediato. In pratica, le scuole potranno accedere alle graduatorie esistenti per potenziare, con soldi della Regione, il proprio organico interno. Anche il ministero assumerà sei funzionari (questi a tempo indeterminato), ma per farlo pescherà nelle graduatorie regionali. In questo rapporto tra Regione Friuli-Venezia Giulia e Miur c'è molto del progetto di autonomia differenziata già presentato in Consiglio dei ministri e che riguarda Lombardia e Veneto.
Intanto, continua il quotidiano, la Regione metterà a disposizione delle scuole friulane il proprio personale per gestire i fondi europei destinati, attraverso l'Agenzia Informest. E fa un certo effetto sapere che a rendersi protagonista di queste procedure di reclutamento localistiche sarà l'Ufficio scolastico regionale del Friuli-Venezia Giulia: lo stesso Usr che “grazie all'intervento del ministro Marco Bussetti su spinta del friulano Mario Pittoni, presidente leghista della commissione Istruzione al Senato, con l'ultima Legge di bilancio è stato salvato dal declassamento previsto dalla spending review del 2012”.
IL NO DELL’ANIEF
Anief ritiene che quello che sta avvenendo in Friuli-Venezia Giulia dimostra come l'autonomia regionale possa già intervenire per migliorare i livelli essenziali sull'istruzione, ma a condizione di utilizzare proprie risorse aggiuntive a quelle statali, e non ridistribuendo le risorse stanziate ogni anno in tutta Italia in base alla ricchezza del territorio, come vorrebbero alcuni governatori e rappresentanti del Governo.
Proprio oggi, sempre su La Repubblica, il professor Alberto Asor Rosa ha scritto che “le Regioni "differenziate" spezzerebbero la spina dorsale del Paese, dalla materna all'Università” e che da questo provvedimento si potrebbero “cavare cento ben ragionate obiezioni”. Perché lasciare l’istruzione pubblica in balia delle regioni significa farle perdere quell’unità che la caratterizza ed è alla base della mission formativa di un Paese moderno e democratico.
I DANNI ALLA SCUOLA
“Noi, come sindacato, lo diciamo da tempo: l’intenzione di diverse regioni del Nord – dice ancora Pacifico - è fare proprio il modello di Trento. Ma c’è poco da essere allegri. Anche per i dipendenti delle stesse regioni del Nord: perché gli aumenti che dovrebbero arrivare per legge, visto che attualmente risultano indietro rispetto al costo della vita di almeno 8 punti percentuali, vengono fatti passare per una concessione dell’ente locale. Tra l’altro, in cambio di un lavoro più impegnativo, pure a livello orario, e arricchito di ulteriori mansioni. Con il rischio concreto, per chi passerà alle regioni, di perdere tutti gli scatti automatici in busta paga. Senza contare il danno sul fronte della mobilità, visto che l’assunzione comporterà il blocco dei trasferimenti per almeno cinque anni”.
“Secondo noi si tratta di un modello impossibile da praticare, perché affosserebbe le scuole collocate in territori meno ricchi, ma soprattutto, come già è accaduto in passato, vi sarebbero grossissimi rischi di tenuta giuridica, visto che – conclude il sindacalista Anief - la Costituzione verrebbe bypassata in più punti”.
Abbiamo iniziato con uno sciopero, continueremo con altre manifestazioni per l'8 marzo prossimo e siamo pronti a ricorrere alla Consulta, se necessario, per difendere l'unità nazionale e la scuola pubblica statale.
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