Sette anni di contenzioso da parte di Anief per convincere il Governo che un titolo non può scadere come uno yogurt e ora finalmente il riconoscimento tanto atteso. Prima il ministro Francesco Profumo, poi Stefania Giannini, entrambi rettori, quindi Marco Bussetti e, dopo anni di battaglie alterne in tribunale, il diploma universitario a luglio sarà considerato indispensabile per partecipare alle prove selettive e ottenere l’abilitazione. Marcello Pacifico (Anief): Finalmente un po' di buon senso e rispetto del diritto. Dubbi sulla necessità dei 24 cfu
Nel 2012, il ministro Francesco Profumo con atto amministrativo escluse le lauree conseguite dopo il 2001 e perse al Tar Lazio contro l’Anief. Nel 2016, il ministro Stefania Giannini grazie a una legge (la Buona scuola, legge 107/15) li esclude ancora (i ricorsi sono ancora pendenti in Consiglio di Stato, dopo una prima e solitaria ordinanza cautelare favorevole per i ricorrenti). Nel 2018, ci provò anche il ministro Valeria Fedeli con un concorso straordinario che escludeva sempre i laureati in virtù del D.lgs. 59/17 che viene rimesso alla Consulta dal Consiglio di Stato. Ora, l’ex provveditore Marco Bussetti nel 2019 riscopre il valore di un titolo – quello della laurea mai scaduto – anche se lo vorrebbe legato al mercato dei 24 cfu, forse non ancora necessario. Intanto, tutti si preparano alla selezione di luglio, se è vero che entro quella data uscirà il bando per la selezione per coprire una delle 60 mila cattedre scoperte.
Sul concorso ordinario per la scuola secondaria, previsto per l’estate prossima, giungono ulteriori dettagli e conferme: basterà il possesso del titolo di studio unito ai 24 CFU, non sarà necessaria l’abilitazione e si tratterà di una “procedura concorsuale”. La specifica è giunta dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: non bisogna pensare più al concorso classico, ma ad una “particolare modalità” che “permetterà ai docenti con esperienza di servizio (tre anni, di cui uno specifico per la classe di concorso richiesta) di accedere alla quota del 10% di posti riservata e di avere una supervalutazione dei titoli”. Per Anief è una soluzione che, comunque, non tiene conto dell’alto numero di precari storici che da tempo permettono il regolare svolgimento delle lezioni con supplenze annuali su posti liberi. Marcello Pacifico (Anief): pur felici della riabilitazione della laurea universitaria, dobbiamo denunciare come sia incomprensibile chiedere il possesso di crediti universitari trasversali che potevano essere incardinati in tutti i piani di studio e non affrontare il problema della gestione della fase transitoria del personale precario in servizio, anche senza abilitazione. Così facendo, saranno ancora una volta i tribunali a decidere.
Si definiscono tempi e modalità del “concorsone” aperto ai docenti della scuola secondaria: secondo Orizzonte Scuola dovrebbe essere bandito entro il mese di luglio, con le prove che si svolgeranno a partire dall’autunno, in modo da poter garantire le prime assunzioni a settembre 2020. Qualche giorno prima, si era parlato della pubblicazione del bando massimo entro settembre 2019. Pochi giorni fa il ministro aveva anche confermato lo stop ai corsi abilitanti (TFA, PAS) poiché considerati troppo costosi, anche perché richiedevano ai precari tanti sacrifici che non venivano ripagati con una prospettiva professionale certa.
Non viene però mai sottolineato il fatto che, ricorda la rivista specializzata, sono state eliminate dal Decreto Legislativo n. 59/2017 quelle procedure che avrebbero permesso ai docenti di ruolo di acquisire un’ulteriore abilitazione. Inoltre, l’attuale gestione ministeriale ha dato il suo veto ai concorsi riservati: l’ultimo dovrebbe essere stato quello indetto con DDG n. 1456 del 9 novembre 2018 per infanzia e primaria per rispondere alle aspettative dei docenti interessati dalla sentenza di dicembre 2017 del Consiglio di Stato. Spazio, quindi, alla procedura concorsuale, la quale prevede che “tra i titoli valutabili è particolarmente valorizzato il servizio svolto presso le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, al quale è attribuito un punteggio fino al 50 % del punteggio attribuibile ai titoli”: peccato che questo valga solo per una piccola parte degli aventi diritto.
Serie storiche e proroghe
Secondo il sindacato Anief, considerando la lentezza tipica delle procedure selettive nazionali per accedere nella scuola, confermate dalla serie storica degli ultimi concorsi, c’è poco da stare tranquilli. Un andamento confermato dal concorso del 2016: “aperto solo ai docenti abilitati, bandito nel febbraio del 2016. Prevedeva prova scritta e orale. Poche regioni hanno concluso in tempo per le immissioni in ruolo 2016/17, tantissime hanno rinviato la graduatoria all’anno successivo”.
Per effetto del decreto Miur del 23 febbraio 2016, inoltre ci sono ad oggi ancora migliaia di candidati docenti, vincitori di quel concorso, che rischiano di non essere mai immessi in ruolo. Provvidenziale è stata, per evitare questo, la proroga di un anno avanzata alcuni giorni fa dal M5S di validità delle graduatorie di merito, come sarebbe opportuna anche la richiesta del senatore Mario Pittoni (Lega), presidente della VII Commissione di Palazzo Madama, di estendere per ulteriori due anni.
Marcello Pacifico (Anief): le richieste di proroga sono significative
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la richiesta della maggioranza di prorogare le graduatorie composta da vincitori e idonei dell’ultimo concorsone, benché opportuna, la dice lunga sulla possibilità che la procedura annunciata dal ministro dell’Istruzione possa realizzarsi in tempi rapidi. Prevediamo un numero altisonante di candidati e siccome il Miur non ha alcuna intenzione di cambiare le condizioni per fare i presidenti e commissari d’esame, anche stavolta ne vedremo delle belle, con le prove continuamente spostate a data da destinarsi, perché non sarà facile allestire e mantenere in vita le commissioni d’esame”.
“Rimane poi gravissimo – continua il sindacalista autonomo – che vi siano decine di migliaia di posti vacanti, oltre 50 mila solo sul sostegno, sulle quali però non si riesce a collocare del personale di ruolo, anche neo-assunto. Il problema rimane sempre lo stesso: in molti casi, come le cattedre di specializzati per l’insegnamento agli alunni disabili, rimangono in organico di fatto anziché di diritto; in altri casi, invece, le cattedre ci sono ma non si sa a chi affidarle, perché chi è stato selezionato e abilitato non riesce ad andare oltre le graduatorie d’istituto, che ad oggi assicurano al massimo una supplenza annuale”.
La supervalutazione dei titoli è solo un ‘contentino’
“Ma l’aspetto più inquietante di questo concorso in arrivo – dice ancora il leader dell’Anief - è collocato nel fatto che si vuole far passare come risolutore dei mali del precariato scolastico quella percentuale risibile di posti, il 10% di quelli messi a concorso, da assegnare ai supplenti che hanno svolto almeno tre annualità di servizio, ai quali si assegnerà infatti una supervalutazione dei titoli. È un ‘contentino’ che non può bastare, anche perché servirà solo a stabilizzare un decimo, forse anche meno, dei tanti precari che aspirano al tempo indeterminato”.
“La gran parte dei docenti rimarrà ancora una volta al palo, sebbene abbia tanti anni di precariato alle spalle e sia pronta da tempo per essere immessa in ruolo. Chi lo vorrà, però, potrà chiedere giustizia, per rivendicare l’assunzione definitiva e un equo risarcimento danni, attraverso la sapiente opera in tribunale condotta dai nostri legali”, conclude Marcello Pacifico.
PER APPROFONDIMENTI:
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