Anief spiega perché l'accordo del 24 aprile a Palazzo Chigi risulta fallimentare e non risolve un bel niente sulla valorizzazione del personale docente e anche Ata, meno che mai se paragonato a quanto avviene in Europa: per il 17 maggio, si conferma lo sciopero insieme ai sindacati autonomi che non accettano ricatti, anche con sit-in nella capitale per essere convocati e ascoltati dal Parlamento e da chi governa il Paese
Ci sono almeno cinque ragioni per cui Anief, assieme ai sindacati di base ed altre organizzazioni autonome, ha detto no all’intesa sulla scuola realizzata la scorsa settimana dal Governo con i sindacati maggiori e che ha portato alla frettolosa sospensione dello sciopero da parte degli stessi firmatari dell’accordo con il premier Giuseppe Conte.
I TEMI NON AFFRONTATI NELL’INTESA
L'invalidità finanziaria nelle assunzioni per via dell'abolizione del primo gradone stipendiale voluto dal CCNL del 4 agosto 2011 e coperto dalla Legge 128/12 rappresenta la prima motivazione che ha portato l'ISTAT a certificare la perdita di almeno mille euro negli stipendi degli insegnanti dal 2011 al 2019. Quasi un insegnante su due neo-assunto in questo periodo risulta infatti con una carriera “raffreddata”, per via dell'eliminazione del primo scatto di anzianità che si consegue nella ricostruzione di carriera prodotta delle amministrazioni a partire dal secondo anno di servizio.
La disparità di trattamento negli scatti stipendiali tra personale a tempo determinato e indeterminato, contraria al diritto dell'Unione Europea, come certificato dalla Cassazione eppure vigente, è all'origine dell'abuso dei contratti a termine e della comune volontà di Governo e Sindacati di assumere il personale con invarianza finanziaria.
Il mancato adeguamento dell'organico di fatto all'organico di diritto, che continua ad essere attuato dallo Stato per contenere la spesa nell'erogazione del servizio scolastico, così da utilizzare un docente su cinque come supplente al termine delle lezioni o delle attività didattiche, violando sempre il diritto dell'Unione.
La chiusura delle graduatorie ex permanenti nasce dalla ragionevole volontà di esaurire le graduatorie dei precari, ma nei fatti ha provocato l'irragionevole reiterazione dei contratti a termine per via del fatto che soltanto un docente su dieci è chiamato dalle stesse per fare le supplenze, mentre la maggior parte dei precari è chiamato dalle graduatorie d'istituto pur in possesso dell'abilitazione e a volte addirittura dalle domande di messe a disposizione senza alcun titolo. Questo fenomeno alimenta la reiterazione dell'abuso dei contratti a termine, combinato con le ragioni precedenti, vista la chiusura del doppio canale di reclutamento che invecchia anche l'età media del personale docente.
Il disallineamento degli stipendi dall'inflazione, che è misurabile in dieci punti percentuali dell'attuale stipendio rispetto al blocco decennale del contratto e agli aumenti dell'ultimo rinnovo per il 2016/2018, conferma perché l’applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale, più i 100 euro promessi, non servono a recuperare la perdita del potere d'acquisto anche del personale del ruolo che continua per metà anni di servizio ad avere la carriera “raffreddata” per la mancata valutazione per intero del servizio pre-ruolo. A questo proposito, Anief ha già individuato le risorse per raddoppiare questa cifra a legislazione vigente.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF, MARCELLO PACIFICO.
Secondo il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, “l'accordo tra sindacati e Governo tradisce il diritto dei lavoratori ad aver riconosciuta la propria professionalità, pecca d'incompetenza nell'analisi dei problemi e di approssimazione nelle soluzioni proposte. In questo modo, non si sconfigge la piaga della precarietà, ma si alimenta la mancata risposta dello Stato italiano di fronte alla censura della Commissione europea e all'alimentazione di un contenzioso senza fine, per l'incapacità della classe politico-sindacale di comprendere i veri problemi del mondo della scuola. Per queste ragioni – conclude Pacifico - Anief ha invitato il personale a scioperare ancora due volte, quest'anno, il 10 e il 17 maggio sperando che almeno una volta l'ascolto prevalga sul muro del silenzio”.
PER APPROFONDIMENTI:
PA e SCUOLA – Sì del Parlamento agli aumenti proletari dei dipendenti pubblici
SCUOLA e P.A. – A 3,3 milioni di dipendenti stipendi incrementi tra 8 e 14 euro dal 1° aprile 2019
Stipendi docenti italiani sotto di 9 mila euro rispetto alla media UE
Rinnovo del contratto in alto mare, ci potrebbero essere 200 euro al mese per Anief
Stipendi, 100 euro al mese di aumento? Non bastano