Il ministro dell'Istruzione continua a dire che non ci saranno problemi e che le prove simulate sono bastate a far comprendere le novità. Invece, tra quasi mezzo milione di studenti e i loro insegnanti, continuano a permanere i dubbi. Ecco perché.
Tra pochi giorni prende il via il nuovo Esame di Stato della scuola secondaria. Tra i docenti e gli studenti regna la confusione per le novità introdotte in poco tempo e per la scarsissima chiarezza. Tutto è nato con la riforma della maturità imposta con la Legge 107/2015 e il successivo decreto legislativo n. 62 del 13 aprile 2017 che hanno portato una serie di novità importanti.
LA NUOVA MATURITÀ 2019
La portata innovatrice non è stata da poco. Si va dalla cancellazione della terza prova all’allargamento di contenuti della seconda prova, diventata mista; dalla trasversalità sostanziale del colloquio all’introduzione del cervellotico meccanismo delle buste contenenti gli argomenti sempre dell’esame orale. È cambiato anche il sistema dei crediti: fino a 40 punti (12 al terzo anno, 13 al quarto e 15 al quinto) si possono assegnare attraverso gli esiti del triennio finale, poi ci sono 20 punti al massimo per ogni prova della maturità. Anief ha cercato di saperne di più, andando ad ascoltare il parere di alcuni addetti ai lavori: un insegnante, uno studente e un sindacalista.
IL PARERE DI UN INSEGNANTE
La riforma è arrivata in medias res catapultata dal legislatore sui docente e sugli studenti candidati. Tutto è iniziato nel 2017, col decreto Buona Scuola e successive modifiche e riadattamenti. Da un punto di vista del contenuto didattico non ho nulla da dire sulla Riforma, specie sulla somministrazione delle prove scritte, che quest’anno consisterà nell’analisi di un testo poetico e di uno narrativo. L’analisi è un plusvalore, una virtù, mette gli studenti nelle condizioni di porsi problemi, è prerogativa del nostro mondo culturale, complesso, con un ventaglio di tante possibilità. Più che scrivere il classico tema, si porranno domande, cercheranno di scavare in un testo per comprenderlo. È un’operazione sociale, non solo culturale. Ci sono poi le emergenze. È stata abolita la terza prova, che nella forma simulata veniva proposta ai ragazzi fin dal quarto anno. Le circolari del ministero per gli esami di Stato sono state orientative e non dispositive, hanno creato confusione, hanno messo i docenti in un limbo, ma non possiamo lavarcene le mani come Ponzio Pilato. Il ministero ha avviato corsi di formazione in itinere, con molti orientamenti e poche disposizioni, i docenti si sono dovuti confrontare fra loro, più che con gli organi istituzionali, col Miur. Il colloquio è la novità più evidente. Alle prove scritte, che saranno due, seguirà il colloquio. Prima gestito parzialmente dagli studenti, con un percorso interdisciplinare preparato da loro stessi, con mappe concettuali, tesine. Il nuovo colloquio è rovesciamento del vecchio, per accertare competenze in aree professionalizzanti e dal colloquio i docenti dovranno ricavare il quadro delle competenze. In moltissime scuole non sono state avviate le simulazioni per prepararlo, troppo poco il tempo. La prova orale sarà avviata dall’apertura di una busta, scelta fra tre e quella busta conterrà l’oggetto da cui prenderà avvio il colloquio. Collegare fra di loro i contenuti delle varie discipline, i nodi concettuali sull’argomento della busta è quello che viene richiesto. La commissione, da sei a sette membri e presidente, dovrà rielaborare contenuti in buste (pari al numero dei candidati più due). Un testo, un disegno, un componimento, un grafico, una tabella dovrebbero attivare un percorso interdisciplinare dell’alunno. Ma i nostri studenti sono abituati a strutturare de visu uno stimolo immediato? Il colloquio non dovrà superare i 50 minuti. È paradossale poi che gli alunni debbano esporre in un elaborato multimediale il proprio percorso personale di alternanza scuola-lavoro, quando questo è stato drasticamente ridotto in termini di ore e attività. Altra criticità riguarda Cittadinanza e costituzione. Nei programmi di storia questo modulo non è esaustivo, anche nei testi, perfino le case editrici e gli enti formativi non hanno formato adeguatamente i docenti. Molti colleghi non sono del tutto preparati ad affrontare l’esame di Stato nella sua totalità.
IL PARERE DI UNO STUDENTE
L’eliminazione della terza prova non dispiace, con le sue decine di domande su tutte le materie. Il contenuto dell’orale, avviato dalla scelta di una fra tre buste, è ancora molto vago: ci risulta che gli stessi docenti che hanno fatto corsi di formazione non comprendevano cosa mettere dentro le buste. Da quanto ci hanno spiegato i professori, potrebbe esservi una frase, un’immagine, un articolo di giornale, su qualcosa che abbiamo studiato, oppure fuori dal nostro percorso. È lo spunto, non necessariamente umanistico, per cominciare un discorso più ampio e interdisciplinare possibile e dovrebbe dimostrare la capacità dello studente nell’articolare per bene e collegare. Ci sono titubanze, cose che spiazzano. È un’incognita la parte del colloquio relativo all’Alternanza scuola/lavoro, ma anche a Cittadinanza e costituzione, una materia che risale al biennio. Fortunatamente alcune scuole, come la mia, hanno preventivamente strutturato un percorso affine anche nell’ultimo anno.
IL PARERE DEL SINDACALISTA ANIEF
Completamente innovativa, la prova orale desta perplessità. Non si capisce come e quali percorsi preparare, né chi debba farlo. L’articolo 19 dell’Ordinanza indica nei commissari la preparazione dei percorsi, però i ragazzi vivono con ansia questa novità. Partire dal percorso di alternanza scuola/lavoro non convince, sulla loro esperienza e soprattutto l’estrazione della prova, una busta fra tre. Una novità a stagione in corso. Non si capiscono bene le interpretazioni di questa ordinanza ministeriale per uniformare la valutazione.
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