Anief diffida tutte le confederazioni presenti al tavolo e chiede un voto sull'ipotesi di accordo sostenuta dal Governo prima del 30 giugno per non violare il voto e il risultato delle ultime elezioni RSU. Il presidente Marcello Pacifico si dice pronto a portare la questione in tribunale, perché dopo 12 mesi non è possibile ignorare la legge e le regole condivise per l'interesse di qualcuno che ha perso una parte del consenso dei lavoratori.
Il CASO
Per i comparti del pubblico impiego la rappresentatività si misura con il 5% del dato associativo ed elettorale preso durante le ultime elezioni RSU. Il dato delle deleghe è del dicembre 2017, quello dei voti dell'aprile 2018. A gennaio 2019, l'Aran delibera l'accertamento provvisorio dei nuovi sindacati, tra cui risulta Anief come new entry nella scuola dopo un trentennio di monopolio sindacale. Nell'aprile 2019, l'Atto di indirizzo del ministro Bongiorno è emanato per firmare i CCNQ per la definizione delle nuove aree e comparti e per l'attribuzione di permessi e distacchi per il triennio 2019/2021. Nel mese di giugno, l'Aran convoca per tre volte le confederazioni rappresentative per la firma degli accordi quadro. Al secondo incontro presenta una bozza che ancora al terzo incontro non viene messa ai voti nonostante più della metà delle organizzazioni sindacali presenti sembra orientata al voto favorevole.
Intanto, entro il 30 giugno i sindacati rappresentativi sono obbligati a chiedere al Miur i docenti che saranno collocati in aspettativa per il prossimo anno scolastico. E fra un anno e mezzo riparte il nuovo conteggio delle deleghe prima del nuovo voto elettorale.
LA POSIZIONE DI ANIEF
Il presidente di Anief, Marcello Pacifico, presente a tutte le convocazioni dell'ARAN, in qualità di segretario organizzativo della Confedir e confederale della Cisal - confederazioni rappresentative nell'area della dirigenza e nei comparti della P.A. -, registra come la maggioranza delle sigle sindacali si dichiari d'accordo a votare l'ipotesi del CCNQ proposta dal presidente dell'ARAN già alla seconda convocazione sull'atto di indirizzo del Governo. Ma l'opposizione di CISL e CGIL all'approvazione del testo, senza modifiche insieme a quella di alcune confederazioni della dirigenza contrarie all'intervento del legislatore sul passaggio dall'area delle funzioni locali a quella della dirigenza medica dei dirigenti amministrativi della sanità, sembra che stia rallentando e dilatando nel tempo, dopo ogni ritardo consentito, l'attribuzione delle prerogative sindacali.
Tutto ciò si sta realizzando al punto da rendere inutile il successo ottenuto dell'Anief alle ultime elezioni RSU. Il giovane sindacato, infatti, a un anno dal voto, sei mesi dopo la certificazione del risultato ottenuto (6.16%) e riconosciuto dall'Aran stesso in via provvisoria, che gli consentirebbe per legge di avere le prerogative sindacali nel comparto scuola, continua a non poter indire assemblee, a non essere convocato dal Miur e a non poter usufruire delle ore di permesso e di distacchi sindacali che continuano a essere assegnati a chi ha perso consenso nell'ultima tornata elettorale.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE MARCELLO PACIFICO
“Abbiamo deciso di denunciare alla stampa nazionale la violazione sistematica delle regole democratiche della rappresentanza sindacale nel pubblico impiego – spiega Marcello Pacifico – perché chi nella scuola ha visto perdere consensi non può opporsi alla firma di un accordo che gli riduce il peso e deve prendere atto della scelta dei lavoratori. L'accordo si deve siglare per attribuire le nuove prerogative sindacali, perché il tavolo è stato convocato per firmare un nuovo accordo e non annullare la volontà dei lavoratori”.
“Per questo motivo, dopo aver assistito in silenzio al dibattito e ascoltato tutte le posizioni, abbiamo invitato tutti i convenuti a votare il testo del Governo che non innova niente rispetto agli accordi siglati negli anni passati, se non nel prendere atto dell'ultimo intervento del Parlamento. Ogni accordo si può cambiare, ma ad un anno dal risultato elettorale non si può più rimandare l'attribuzione delle nuove prerogative”.
“Siamo pronti – conclude il leader del sindacato autonomo - a portare tutti in tribunale per rispettare la nostra Costituzione, se ancora una volta la settimana prossima non si voterà il CCNQ. Abbiamo messo a conoscenza di quanto sta avvenendo anche la Presidenza del Consiglio, della Repubblica, il ministro della Funzione Pubblica e del Lavoro. Speriamo che il buon senso prevalga sugli interessi di parte, nel rispetto delle regole democratiche e dei diritti dei lavoratori”.
PER APPROFONDIMENTI:
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