Nell’anno record di precari da assumere, quasi 200 mila, quali saranno le discipline più ricercate? Di quali docenti avranno bisogno i dirigenti scolastici? Una tendenza chiara proviene in questi giorni dalle cattedre andate deserte per le oltre 53 mila assunzioni a tempo indeterminato. Perché la carenza in determinate classi di concorso, emersa nelle varie graduatorie di merito, molto spesso si ripete anche nelle GaE. A quel punto, i dirigenti degli Uffici scolastici sono costretti a passare la “palla” direttamente alle scuole, dove si utilizzano le graduatorie d’istituto. Queste ultime, però, spesso non bastano a risolvere il problema, pur in presenza di un’alta mole di supplenti, perché le iscrizioni in seconda e terza fascia d’istituto si attuano su un numero limitato di istituti. Per cui, con questo sistema organizzativo, ci si ritrova non di rado con una concentrazione di aspiranti in alcune scuole (soprattutto quelle poste in zone centrali e più ambite) e un numero troppo ridotto, per coprire le esigenze, in altri istituti (in alta percentuale più “difficili”, posti in aree periferiche e a rischi vari).
“La situazione – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – sta diventando davvero difficile. Perché non si ricorda, negli ultimi 50 anni, una carenza di docenti così vasta e generalizzata, a livello territoriale. Dalla fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, quando gli istituti si fecero trovare impreparati al primo vero boom di alunni e di iscrizioni. Oggi, siamo riusciti nell’impresa di avere un numero impressionante di posti vacanti, uno su cinque, forse anche di più, pur avendo un esercito di docenti precari, molti dei quali pure già abilitati all’insegnamento. Il Miur, anziché procedere alla svelta al loro assorbimento, tramite GaE, doppio canale anche da graduatoria d’Istituto e prevedendo più elasticità negli spostamenti volontari di quelle derivanti dalle varie selezioni, ha puntato tutto su nuovi concorsi pubblici. Non volendo considerare che il tempo per bandirli e realizzarli, non c’era affatto. Ora, se ci troviamo in questa situazione assurda, almeno sapete a chi rivolgervi”.
Ormai è assodato: tutto il mese di settembre, ma in molti casi anche quello di ottobre, sarà contrassegnato dalla difficile ricerca di docenti precari. Anief ha calcolato che ne mancano all’appello – tra posti vacanti, in organico di fatto, pensionamenti, cattedre di sostegno in deroga e restituite dalle mancate immissioni in ruolo – quasi 200 mila. Spetterà prevalentemente ai dirigenti scolastici rintracciare i precari a cui assegnare il posto libero e siccome le graduatorie risultano spesso esaurite, senza più candidati, molti saranno costretti a ricorrere alle proposte fuori graduatorie: le cosiddette MAD, che nello scorso anno portarono in cattedra già 10 mila precari, e per la gestione delle quali tutto dipenderà dal spirito organizzativo dei presidi e delle segreterie, perché il Miur non è andato oltre, nelle Circolare sulle supplente appena pubblicata, alla necessità di dare seguito ad un genericissima “procedura comparativa”.
Per quanto riguarda le classi di concorso più ricercate, oggi, la rivista Tuttoscuola, dopo avere calcolato che saranno non meno di 23 mila le mancate immissioni in ruolo su oltre 53 mila, proprio per via dei mancati aspiranti in graduatoria (“quasi la metà!”), le situazioni più critiche interessano “medie e superiori, soprattutto al centro-nord. Oltre a italiano e matematica, c’è carenza di docenti abilitati anche nelle lingue e in gran parte delle classi di concorso “tecnico-scientifiche”. Per non parlare del sostegno, che è un’altra emergenza, anche al sud”.
Inoltre, secondo quanto riportato anche dal Sole24Ore il fenomeno “cattedre vuote” avrebbe una motivazione nota da tempo: “nelle graduatorie a esaurimento ormai le classi di concorso più gettonate al Settentrione hanno esaurito gli iscritti. E i concorsi (l’altro 50% del reclutamento scolastico accanto alle Gae) sono fermi; quest’anno – si legge sul quotidiano – si stanno scorrendo le graduatorie delle selezioni 2016, 2018 e qualcosa del primo ciclo. I nuovi concorsi a cattedra sono fermi, complice la crisi del governo Conte. A tutto ciò, si aggiunga lo scarso appeal della professione e l’indisponibilità dei professori del Sud a trasferirsi al Nord per via dell’elevato costo della vita (non a caso, su quest’ultimo aspetto, Attilio Fontana ha chiamato in causa il M5S che, a suo dire, ha frenato il progetto di autonomia differenziata che, sempre secondo il governatore lombardo, avrebbe aiutato a risolvere il problema)”.
Anief ha già replicato al governatore Attilio Fontana, ricordandogli che sono tutti gli stipendi dei docenti, nessuno escluso, a dovere necessariamente essere incrementati, che in Italia le “gabbie salariali” sono inapplicabili, a meno che non si cambi la Costituzione, che non si può far finta che il Ccnl possa essere agevolmente superato a livello regionale, e che per incrementare inizialmente a tutti i compensi si potrebbero i 200 euro in più al mese accantonati dalla Legge 133/2008, mai utilizzati, anziché andare a scomodare un’illegittima autonomia differenziata, pure invisa dall’80% del popolo italiano.
Inoltre, anche dalle reti territoriali del sindacato Anief giungono notizie sulla mancata copertura di determinati tipi di cattedre: c’è una generalizzata mancanza di docenti di sostegno specializzati, di insegnanti di matematica, soprattutto nella secondaria di primo grado. L’allarme, da anni scattato al nord, quest’anno potrebbe farsi sentire anche al centro-sud. E lo stesso vale, seppure in modo ridotto, per discipline di prima area, oltre matematica, come italiano, storia e lingue straniere. Sempre più deserte vanno, infine, le convocazioni dei posti da assegnare sulle materie tecniche e tecnico-pratiche, i cosiddetti Itp.
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