Parte ‘Eu Code Week’, festival della programmazione informatica per promuovere le competenze digitali. Coinvolti più di 70 Paesi tra cui Turchia, Stati Uniti e India. L’evento, promosso dalla Commissione UE, è incentrato sull’importanza di giochi informatici ed esercizi interattivi nell’Istruzione moderna, quali metodologia didattica: partecipano attivamente scuole e insegnanti. Anief chiede di introdurre il coding a scuola, all’interno dei programmi.
“Piuttosto che ripetere più volte gli stessi contenuti, nella scuola primaria, alle medie e alle superiori – dice Marcello Pacifico, presidente Anief - perché non insegniamo in modo induttivo ai nostri giovani le basi della programmazione informatica, a interagire col computer in modo semplificato, intuitivo? Possiamo farlo come negli altri Paesi dove i risultati sono tangibili. È chiaro che servono finanziamenti adeguati e una volontà politica, attuando un piano infrastrutturale, di potenziamento delle attrezzature, delle connessioni digitali e di formazione dei docenti”.
L’EVENTO
In Italia è un gran parlare di informatica, di linguaggio digitale e di nuove tecnologie applicate alla didattica. Sul piano pratico, però, si fa poco. I numeri lo confermano. Quella che si apre oggi sarà infatti la settimana del coding, con oltre tremila attività organizzate solo in Italia e 25 mila complessive: proclamata dell’Unione europea, l’iniziativa prevede oltre 3 mila eventi per l’alfabetizzazione digitale, di cui circa l’80% coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, il grado di informatizzazione dei nostri istituti scolastici rimane decisamente basso.
Le attività programmate in questa settimana, scrive Orizzonte Scuola, vogliono certamente rappresentare “anche una risposta alle statistiche Ue che inseriscono il nostro Paese in fondo alle classifiche sull’innovazione digitale. Secondo il Digital Economy and Society Index (Desi) 2018 di Eurostat, che rileva i progressi compiuti dagli Stati membri in termini di digitalizzazione”, rimane il fatto che “l’Italia è solo venticinquesima in Ue” su questo fronte. Questa posizione non ci fa onore: significa che siamo tra i peggiori ad investire nel pensiero computazionale, che è la capacità di risolvere problemi, anche di una certa complessità, adottando la logica, contestualizzando ogni volta la strategia migliore per risolvere un problema.”
LA SCUOLA DIGITALE ITALIANA PER L’AGCOM
Per comprendere i motivi del ritardo del nostro Paese, basta andare a leggere il rapporto realizzato quest’anno dall’Agcom sullo “stato di sviluppo della scuola digitale”: l’agenzia nazionale premette che la digitalizzazione del sistema scolastico “si presenta come un processo estremamente complesso che, oltre a richiedere un’attenta pianificazione, si basa in primis sulla realizzazione delle infrastrutture; la dotazione di strumenti tecnologici più avanzati per la didattica (device innovativi come tablet, lavagne luminose, connessioni wi-fi), rappresenta quella condizione minima necessaria alla quale affiancare le adeguate competenze di un corpo docente che voglia garantire sia la gestione digitale della conoscenza, sia l’implementazione degli elementi di innovazione all’interno di un curricolo verticale”. L’obiettivo, però, in Italia è lontano dal compiersi: “un dato significativo è rappresentato dalla percentuale italiana di alunni, più alta rispetto alla media, che non dispongono di una connessione a banda larga e, contemporaneamente, dalle percentuali più basse di connessioni ad alte velocità”.
L’Agcom ha calcolato che solo il 47% dei docenti delle scuole italiane utilizza con frequenza quotidiana strumenti digitali nello svolgimento delle proprie attività didattiche. Inoltre, rimane alta la percentuale di scuole che possono contare su una connessione medio-bassa, peraltro condivisa molto spesso tra più postazioni contemporaneamente. Come se non bastasse, il grado di obsolescenza dei computer presenti nelle scuole risulta elevato e in alta percentuale un pc è utilizzato da più di un alunno nello stesso momento. Certamente ci sono regioni – come l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia - dove il grado di incidenza informatica e delle performance che ne derivano sono nettamente superiori alla media nazionale. Ma nel complesso, il ritardo rimane grave. Ed il rammarico è alto, perché, ricorda ancora Agcom, “è solo attraverso lo sviluppo di competenze digitali del corpo docente e l’adozione di strategie digitali volte ad un approccio consapevole che si possono minimizzare i rischi sociali”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
“Sul fronte della tecnologia digitale e dell’insegnamento del pensiero computazionale non bastano più le buone intenzioni. Se su giochi informatici ed esercizi interattivi, vogliamo allinearci agli altri Paesi avanzati – dice Marcello Pacifico, leader del sindacato autonomo Anief – e non c’è più tempo da perdere. Bisogna stabilire un programma ben preciso e dotarci nella prossima legge di Bilancio di finanziamenti adeguati, altrimenti, continueremo a ricordarci del coding e dell’informatica da potenziare solo in queste occasioni, nelle ricorrenze, rammaricandoci per la nostra proverbiale lentezza nell’evolvere a livello tecnologico e didattico, e rimpiangendo i progressi conseguiti oltre confine”.
PER APPROFONDIMENTI:
Aumentano le adesioni alla protesta dei precari che difendono la riapertura delle GaE
Scuola: I e V Commissione approvano gli emendamenti dei relatori. Soppressa la riapertura delle GaE