Bassa la percentuale di procedimenti nella scuola nonostante vi sia la metà dei lavoratori di tutta la pubblica amministrazione. Moltissimi i casi archiviati dopo l'intervento del sindacato Anief. Marcello Pacifico, presidente Anief: “Bisogna rivedere le norme sanzionatorie e restituire dignità a chi opera con diligenza in tutto il pubblico impiego”
Il rapporto diramato dalla Funzione Pubblica sui numeri dei procedimenti disciplinari nel 2019 consente numerosi e interessanti spunti di riflessione sia per i lavoratori che, come tenteremo di illustrare, per il Legislatore.
I NUMERI
Iniziamo dal numero totale di 12.051 procedimenti avviati a carico di dipendenti della P.A. nel 2019, di cui 7.656 conclusi e con 5.488 sanzioni irrogate. Rispetto al 2018, a fronte di un in leggero aumento dei procedimenti avviati (10.350) si registra una diminuzione di quelli conclusi (7.164) e, soprattutto, delle sanzioni (6.743). Aumentano leggermente le sanzioni gravi, passate dalle 2.017 disposte nel 2018 alle 2.212 del 2019, ma al contempo si registra anche un maggior numero di archiviazioni (2.168 nel 2019, erano state 2.054 nel 2018). Tra le sanzioni gravi, inoltre, i licenziamenti passano dai 384 del 2018 ai 520 del 2019.
In uno studio dello scorso anno, come Anief avevamo già rilevato come sulla base dei dati del 2017 appena lo 0,01% dei dipendenti pubblici (oltre tre milioni) abbia subito il licenziamento disciplinare. Se aumentiamo ancora il potere di ingrandimento dell’analisi numerica, scopriamo che i casi di licenziamento per falsa attestazione della presenza in servizio (i cosiddetti “furbetti del cartellino”) nel 2018 sono stati appena lo 0.002% sul totale dei dipendenti pubblici, mentre i licenziamenti per assenza ingiustificata si sono attestati allo 0,003%.
LA SCUOLA
Questi i dati generali nel pubblico impiego. Se osserviamo i dati dei singoli comparti, la prima considerazione da fare riguarda il numero di lavoratori impiegati in ciascuno, da cui evidentemente emerge una netta preponderanza numerica dei comparti Istruzione e Ricerca e Sanità. Evidentemente si tratta di un dato di cui tenere conto per valutare l’esatto impatto, nei singoli comparti, in termini assoluti nel numero di procedimenti attivati e di sanzioni comminate. Ad esempio, nel 2018 i licenziamenti disciplinari nella scuola hanno registrato un tasso dello 0,007% (in tutto 70 casi). È facile, quindi, evidenziare come tale percentuale nel 2019, commisurata al numero di dipendenti, non abbia potuto crescere più di tanto nonostante l’aumento a 119 licenziamenti dei casi complessivi.
RARISSIMI CASI DI INFEDELTÀ
Stiamo quindi, con tutta evidenza, parlando di casi residuali e marginali che, per converso, fotografano una granitica correttezza di fondo nella condotta disciplinare dell’assoluta maggioranza dei dipendenti pubblici, con particolare riferimento a quelli del Comparto Istruzione e Ricerca. Una fotografia che dovrebbe far riflettere tutti, anche chi redige i rapporti della Funzione Pubblica. Non comprendiamo, infatti, per quale ragione il rapporto 2019 abbia voluto evidenziare il dato dell’aumento dei licenziamenti per falsa attestazione della presenza in servizio accertata in flagranza (passato in un anno dell’11% al 14%). Parliamo, infatti, del 14% di 47 licenziamenti su un bacino di oltre tre milioni di dipendenti. Dar conto del solo dato grezzo della percentuale di furbetti colti (e sanzionati in modo sacrosanto) in flagranza di furberia rischia di indurre – e amplificare enormemente grazie alla cassa di risonanza dei media e dei social - nell’opinione pubblica la falsa percezione dell’esistenza di un problema “furbetti del cartellino” che invece, come i numeri “pesati” dimostrano, non esiste.
LA PIATTAFORMA DI ANIEF
Vorremmo, insomma, che accanto alla stroncatura dei rarissimi casi di infedeltà, si evidenziasse una volta tanto il dato positivo del buon lavoro dei dipendenti pubblici, portato avanti ogni giorno con competenza e senso del dovere dalla stragrande maggioranza di essi. Allo stesso modo, come Anief abbiamo predisposto una piattaforma rivendicativa che in tema di procedimenti disciplinari prenda atto della realtà e riveda alcuni assunti che oggi hanno acquisito un valore ingiustificatamente assiomatico: ad iniziare proprio dall’obbligatorietà dell’azione disciplinare, introdotta dal D.Lgs 150/2009, oggi però troppo spesso avviata sulla base di segnalazioni dell’utenza, per lo più prive di qualsiasi fondamento e che non vengono adeguatamente verificate in fase di istruttoria da parte degli organi competenti (dirigenti, uffici disciplinari), con conseguente aggravio di lavoro e di costi a carico dell’amministrazione pubblica.
Tra le altre misure urgenti, per Anief, ricordiamo inoltre: il ripristino della decadenza dall’azione disciplinare per l’Amministrazione in caso di violazione dei termini, non consentendo oltre al datore di lavoro pubblico di non rispettare quelle regole che invece il dipendente deve osservare; l’abolizione dell’obbligatorietà della dichiarazione da parte del dipendente riguardo a condanne penali e ai carichi pendenti, da sostituire con controlli obbligatori del casellario giudiziale ove ancora non previsti, che ancora oggi causa un numero enorme di procedimenti disciplinari, nel settore Scuola come altrove, su casi palesi di falsi innocui che però, in assenza di nuove regole, ingolfano il sistema di procedimenti inutili. Tutte richieste che, insieme ad altre, Anief ha inserito nella piattaforma per il rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca ma che in realtà riguardano in massima parte tutto il pubblico impiego.
Se vogliamo restituire dignità a tutti i lavoratori pubblici, a iniziare dal personale docente e ata in servizio nelle nostre scuole, dobbiamo partire proprio dal riconoscimento della sostanziale correttezza dell’operato dell’intera categoria.