Nel pomeriggio, tavolo tecnico di confronto in materia di Smart Working nel lavoro pubblico, a seguito dell’emergenza Covid-19, al ministero per la pubblica amministrazione, titolare Fabiana Dadone. Per Marcello Pacifico, segretario organizzativo, bisogna subito riaprire i tavoli per la contrattazione, ridefinire organici, luoghi di erogazioni del servizio per tutelare la salute e i diritti dei lavoratori, siano essi dirigenti che dipendenti, e degli utenti. No didattica a distanza h24, bisogna regolare con norme pattizie la materia
Lo svolgimento del lavoro nella P.A. in modalità agile, a distanza, specialmente nella scuola introdotto con decretazione d'urgenza e fatto proprio dal legislatore per rispondere alla necessaria chiusura degli uffici pubblici nel contenimento della diffusione del COVID-19 impone una seria riflessione che deve passare per la previsione di specifica norme contrattuali. Pertanto, è necessario lavorare a una riapertura di tutte le sessioni contrattuali scadute almeno per la parte giuridica per regolare tale disciplina e tutelare anche i diritti dei lavoratori nell'organizzazione dell'orario di lavoro. Non è pensabile imporre una nuova modalità con semplici protocolli o tavoli di confronto, ma bisogna riaprire i tavoli contrattuali.
Tanto premesso, bisogna capire settore per settore nel pubblico impiego cosa può essere fatto in smart working, con quali strumenti, con quale formazione, con quale retribuzione, tutti elementi che rimandano ancora una volta alla contrattazione.
Nella scuola, d'altronde, non è pensabile per i docenti lo svolgimento perpetuo della didattica a distanza al posto di quella in presenza, né il lavoro agile per dirigenti e amministrativi per la più parte della giornata in violazione anche dalle recenti regole sul diritto alla disconnessione. Bisogna affrontare il tema del servizio all'utenza e della tutela della salute e della sicurezza del pubblico e dei dipendenti e dirigenti pubblici. Un caso per tutte: le classi pollaio. In 35 metri quadri, se si dovesse rispettare la distanza di 1,5 metri da ogni uscita, un'aula non potrebbe avere più di 16 alunni rispetto ai 35 attuali in media. I locali, certamente, potrebbero essere ripresi tra i diecimila plessi chiusi negli ultimi dieci anni, ma bisognerebbe renderli agibili oltre che programmare nuovi organici per l'assunzione straordinaria di più di nuovi 200 mila docenti e Ata.
Lavoro agile
In considerazione di una situazione di emergenza duratura e cogente, lo smart working non può certamente essere demonizzato, tuttavia le modalità di attuazione sono da rivedere.
Per via della condizione inedita che si è determinata, non sempre sono stati rispettati alcuni dei limiti fissati dal contratto e su questo occorrerà intervenire. Alcune forme di organizzazione del lavoro agile saranno senz’altro da riesaminare: dalla necessità di ridare parola agli organi collegiali per l’organizzazione della didattica a distanza all’esigenza di assicurare a tutto il personale scolastico (docenti, Ata, educatori) dispositivi adeguati alle esigenze oltre che un’opportuna formazione. Ci si augura comunque che sempre meno si debba ricorrere a questa modalità lavorativa, benché occorra senz’altro disciplinarla a seguito di un ampio confronto con le parti sociali.
Rientro in classe
Il rientro in classe è da tutti auspicato per porre fine a una situazione di isolamento sociale che sta gravemente nuocendo agli allievi di ogni ordine di scuola. Occorre però autorizzarlo esclusivamente in condizioni di sicurezza che potranno essere garantite solo da una significativa revisione del rapporto alunni/docenti.
L’attuale stato emergenziale obbliga infatti l’amministrazione scolastica a prendere disposizioni urgenti al fine di attuare i meccanismi di distanziamento sociale, per la prevenzione della diffusione di ulteriori epidemie. Fino a quando permarrà anche un minimo rischio di contagio del COVID-19 sarà indispensabile attivare classi con non oltre quindici alunni, un numero adeguato alle necessità con aule che hanno spazi medi di 35 metri quadri. Riteniamo ormai indifferibile la questione del sovraffollamento delle classi per ragioni sanitarie oltre che didattiche e di sicurezza.
A tal fine è possibile contemplare la possibilità di riaprire plessi che siano stati chiusi o dismessi, previo accertamento delle condizioni di sicurezza e vivibilità.