Dopo il sindacato, anche il Consiglio nazionale per la Pubblica Istruzione esprime forti perplessità sulla riforma degli istituti tecnici e professionali prevista dal ddl 924: il voto, a maggioranza, con due astenuti, si è svolto in modalità telematica l’altro ieri, il 7 dicembre. Nel documento che motiva la votazione, il CSPI ha sollevato preoccupazioni significative, sottolineando la necessità di una revisione sostanziale del testo: in particolare, “ha rimarcato la necessità di un coinvolgimento più ampio e di tempi più adeguati per l’implementazione di questo piano sperimentale”. Il CSPI ha anche reputato “impensabile avviare il piano già dal 2024/25, data la necessità di acquisire l’intesa tra regioni e uffici scolastici regionali per la costituzione della rete e di definire i contenuti del progetto”.
“La riforma non convince – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché sembrano sempre possibili le riduzioni dei tempi scuola e degli organici del personale scolastico, che invece hanno bisogno di incrementi. Il Governo attendiamo che ci rassicuri, non solo a parole. Inoltre, sarebbe bene che negli Its operino docenti dello Stato, anche per affrontare la sfida del Pnrr. Servono anche opportunità reali d’impiego, soprattutto dove la dispersione scolastica è elevata. Vi sono territori con un alto numero di studenti stranieri, pochi stimoli sociali e tanta malavita: si genera un circolo vizioso che porta gli alunni meno ‘protetti’ a lasciare gli studi con una facilità; in questi contesti più operatori scolastici sono fondamentali. Ben vengano, quindi, docenti tutor e orientatori, ma l’organico aggiuntivo non può limitarsi a 10mila Ata per appena tre mesi. Ne servono almeno 40mila per tre anni. Infine servono immissioni in ruolo da Gps e il doppio canale di reclutamento per dare stabilità agli organici”.
“A questo – continua il sindacalista Anief – si aggiunge la discutibile approvazione dei commi 8, 9 e 10 dell’articolo 1: nei commi 8 e 9 si parla di organizzare i PCTO senza oneri aggiuntivi, pur sapendo che a gennaio si è resa necessaria una riunione per parlare di sicurezza nei percorsi di tirocinio. A questo proposito, ricordo che tra il 2021 e il 2022 si sono avuti numerosi incidenti di cui tre mortali tra gli studenti tirocinanti: lo stesso livello di spesa produce lo stesso livello di sicurezza, il quale invece deve essere incrementato per evitare che si ripetano determinate tragedie. Il comma 10 invece mette in discussione le competenze dei docenti, richiamando il comma 124 della Legge 107/25 sulla necessità di formazione del personale già in servizio: questi lavoratori sono già competenti per ogni livello di didattica, mentre sono quelli che insegnano nei laboratori. Semmai, a doversi aggiornare per il progredire impietoso delle tecnologie e questo deve prevedere finanziamenti ulteriori di cui ad oggi non abbiamo notizie”, conclude Pacifico.
LE CRITICITÀ DEL CSPI
Le criticità principali del CSPI sullo “schema di decreto per il “Progetto nazionale di sperimentazione relativo all’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale” (da Orizzonte Scuola):
Mancanza di informazioni per le famiglie: La sperimentazione potrebbe non fornire l’informazione necessaria alle famiglie, né le azioni di orientamento adeguate per studentesse e studenti.
Coinvolgimento dei soggetti: Le reti coinvolte nella sperimentazione richiedono un dialogo più approfondito per costruire relazioni significative.
Contenuti prematuri: I contenuti dello schema anticipano quelli in dibattito parlamentare, rendendo incerta la prosecuzione della sperimentazione a causa di potenziali modifiche legislative.
Inclusione indistinta di istituti: L’inclusione indistinta di istituti tecnici e professionali crea complessità e inadeguatezze nei percorsi formativi.
Esperienze lavorative precoci: L’anticipazione delle esperienze lavorative potrebbe essere prematura e inappropriata per alcuni studenti.
Esclusione dei Licei: La mancata inclusione dei licei nella proposta limita la visione integrata dell’istruzione.
Il CSPI ha anche espresso preoccupazioni aggiuntive, come la necessità di una maggiore implementazione nelle riforme degli istituti professionali e la difficoltà di coinvolgere gli ITS Academy, ancora in fase di avvio.
COSA PREVEDE LA RIFORMA?
Il governo intende attuare le nuove disposizioni già dal prossimo anno scolastico, sottolineando l’urgenza dell’approvazione entro dicembre. Le scuole interessate, infatti, devono poter presentare un progetto da sottoporre al Ministero per la valutazione, prima di aprire le iscrizioni agli studenti, che si chiuderanno entro gennaio: un calendario stretto che mette pressione sul sistema scolastico.
La riforma prevede una maggior flessibilità dei programmi e una correlazione più stretta con il tessuto produttivo del territorio. Si tratta di una revisione dei piani di studio e dei quadri orari per l’istruzione tecnica, che resterà nel canale ordinario dei 5 anni delle superiori.
Per l’iter sperimentale, invece, si prospetta una riduzione della durata del ciclo scolastico da 5 a 4 anni, mantenendo invariato l’organico, seguiti da due anni di specializzazione presso gli ITS. La riforma, promossa dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, punta a rafforzare le competenze di base in italiano, matematica e inglese, dando maggiore peso alle materie tecniche e laboratoriali.
Una novità significativa è l’introduzione del “campus”, una comunità composta da scuole, centri di formazione professionale e Its Academy. Questo modello si concentra sulla centralità dello studente, offrendo percorsi d’istruzione personalizzati e flessibili. Inoltre, sono previsti accordi di partenariato per la coprogettazione dell’offerta formativa e l’implementazione di percorsi specifici.
Interessante è la proposta di collaborazione a tempo determinato con docenti esterni, provenienti dal mondo delle imprese, per colmare eventuali lacune di competenze tecniche. Questa maggiore specificità nei corsi, come delineato nel ddl, non dovrebbe compromettere il raggiungimento delle competenze del profilo educativo, culturale e professionale previsto per ciascun indirizzo di studi.
Gli studenti, che hanno concluso i percorsi quadriennali previsti potranno accedere ai percorsi formativi degli ITS Academy, e potranno sostenere l’esame di Stato presso l’istituto professionale assegnato, in deroga al previo sostenimento dell’esame preliminare. L’adeguamento e l’ampliamento dell’offerta formativa, la promozione dei passaggi fra percorsi diversi e la certificazione delle competenze acquisite sono alcuni degli aspetti salienti di questa nuova iniziativa educativa. Con il decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, saranno definite le modalità di adesione alle reti, le condizioni di avvio, l’integrazione e l’ampliamento dell’offerta formativa, e le relative attività di monitoraggio e valutazione.
La riforma propone anche la promozione di accordi di partenariato per incrementare l’alternanza scuola-lavoro e i contratti di apprendistato, valorizzando altresì le opere soggette a diritto d’autore e proprietà industriale realizzate nel corso dei percorsi tecnici e professionali. È previsto anche l’eventuale trasferimento tecnologico alle imprese locali, un’opportunità che potrebbe rivelarsi vantaggiosa per l’ecosistema produttivo locale.
Si prevede, inoltre, che i sistemi di formazione regionale possano aderire alla sperimentazione, a condizione che i percorsi siano validati dall’Invalsi per garantire una formazione equiparabile a quella statale. È una passerella che non si limita solo all’accesso agli ITS, ma estende la possibilità per gli studenti di iscriversi anche all’università.
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