Da alcuni mesi il tema dell'insegnamento su posti di sostegno, dopo che il ministro Valditara ha deciso di aumentare il numero di docenti specializzati coi corsi organizzati anche da Indire e di far confermare i supplenti dai capi di istituto, si è impegnato a aumentare i posti in organico di diritto, ha ospitato interventi ripetuti di esperti del settore che si sono interrogati sulla sostenibilità del sistema nella stampa.
Che il sistema sia in crisi per via del numero insufficiente di insegnanti specializzati rispetto alle certificazioni, ai pochi posti destinati ai ruoli, al numero di posti autorizzati rispetto alle richieste delle famiglie e delle scuole è sotto gli occhi di tutti. E bisogna dare merito al ministro Valditara di essersene preso carico, anche se la conferma dei supplenti su SCELTA delle famiglie e del DS, è una soluzione certamente gradita agli stessi ma tradisce la stessa definizione di merito oltre anom risolvere la tanto invocata continuità didattica, raggiungibile soltanto con lo sblocco dei ruoli su tutti i posto vacanti.
Ma se la colpa è da ascrivere alle politiche draconiane di bilancio degli ultimi venti anni perpetrate da tutti i Governi, bisognerebbe anche interrogare chi, col suo silenzio, non ha lottato per l'aumento dei posti di sostegno o contro il loro taglio, come se non fosse fondamentale la figura dell'insegnante di sostegno nella scuola dell'inclusione, in nome di un irenico quanto onirico approccio didattico che coivolgesse pienamente gli insegnanti curricolari - come se potessero essere costretti dalle circostanze -.
La storia raccontata da Marcello Pacifico, già partecipe con Anief ai lavori della Consulta delle associazioni delle famiglie con disabilità istituita dal ministro Fioroni nel 2006 e presidente ANIEF Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori.
Nel 2007, con la legge 244, il Governo Prodi cerca di mettere un primo limite all'attivazione di posti in deroga, limite che è dichiarato incostituzionale dalla sentenza n. 81 del 2010 della Consulta, dopo le prime denunce e azioni giudiziarie del giovane nuovo sindacato #Anief.
Mentre il ministro Fioroni finanzia il progetto I. C. A. R. E. nella speranza che il tema della inclusione sia più sentito dall'intero consiglio di classe, il sindacato #Anief attiva per le famiglie che hanno negato le ore richieste di sostegno la campagna #nonunoradimenoconanief sbloccando diversi posti in deroga.
Nel 2012, con la legge 128, interviene il Governo Letta con il Ministro Carrozza che fissa entro il 2016, lo stesso numero di organico complessivamente attivato dieci anni prima, nel 2006 (90 mila unità).
Il numero delle certificazioni, però, comincia a crescere grazie alla maggiore consapevolezza delle famiglie e alla campagna di sensibilizzazione del sindacato, così nel 2015, sotto il Governo Renzi, il ministro Giannini con la legge 107/2015 (La buona scuola) e il successivo decreto delegato (66/2017) cerca di cambiare i criteri delle certificazioni, della scrittura del Pei con l'obiettivo di ridurre progressivamenre il numero di posti di sostegno - secondo il dossier parlamentare -. Il tentativo è ritardato ancora una volta in Italia da #Anief con una pronuncia del Consiglio di Stato. Il sindacato, nel fratrempo, contesta anche al Tar Lazio il numero programmato di accesso ai corsi del TFA per cosenguore la specializzazione che è tarato all'offerta formativa degli Atenei e non al reale fabbisogno come previsto dalla legge.
E nel frattempo, in tanti, provano a conseguire la specializzazione all'estero, in attesa del riconoscimento in Italia che è inspiegabilmente ritardato nonostante pronunce della CGUE (8 mila nel 2022-2023). Lo stesso sindacato #Anief denuncia nel 2021 (n. 200) lo Stato italiano al Comitato europeo dei diritti sociali per violazione della Carta Sociale europea perché a fronte del doppio delle iscrizioni di alunni con disabilità degli ultimi 15 anni, l'organico di diritto sostanzialmente è rimasto invariato, pari oggi allo stesso numero dei posti in deroga cresciuto del 100%.
A fronte in media, di un aumento di 8mila alunni all'anno, nonostante il rigetto di un quarto delle ore richieste dalle scuole per il no degli uffici scolastici regionali per esigenze di bilancio, il numero di posti in deroga esplode, affidato soprattutto a personale non specializzato, per via anche del basso numero di specializzati negli Atenei del Nord dove si concentrano le nuove iscrizioni.
E così si arriva ai giorni nostri, in attesa della denunica di #Anief in Europa, con 110 mila posti assegnati in deroga - la metà dei posti complessivamente attivati -, per lo più assegnati a docenti non specializzati (80 mila), a fronte di 40 mila docenti specializzati.
E meno male che da alcuni anni, grazie ad #Anief con la scelta del ministro Azzolina di attivare le graduatorie per le supplenze e dei ministri successivi di assumere in ruolo dalla 1a fascia delle GPS e dalla call veloce anche in regioni diverse, almeno sono stati assunti alcuni insegnanti specializzati in ruolo.
Negli ultimi 3 anni ad ogni modo, il numero di insegnanti non specializzati è cresciuto a dismisura a fronte di un organico di diritto sostanzialmente invariato mentre l'accesso programmato degli Atenei al Tfa continua a non essere allienato alle effettive esigenze.
Persino l'organico aggiuntivo autorizzato ha coperto soltanto il numero delle certificazioni con gravità, lasciando scoperto l'altro 40% delle iscrizioni in più con disabilità (55 mila iscrizioni in più di cui 33 mila con gravità sono state coperte con poco più di 30 mila posti in più).
Da qui l'attenzione da parte del ministro Valditara e le prime azioni prese sui corsi di specializzazioni, posti in organico e supplenze. La crisi strutturale è inarrestabile? Meglio un insegnante di sostegno o un insegnante curriculare che faccia anche sostegno? Per rispondere, in primo luogo bisogna ricordare concetti semplici ma importanti.
L'insegnante di sostengo è assegnato alla scuola, è un docente non è un badante né un medico, è insegnante della classe e deve pretendere di interagire con tutto il consiglio di classe, forse per questo, dovrebbe essere maggiormente valorizzato in contrattazione di istituto e nazionale con specifiche indennità. Spesso è utilizzato da tappabuchi per coprire classi scoperte e non tenuto in considerazione nelle scelte di programmazione collegiale e nella progettualità di istituto.
A questo punto, la risposta è scontata: servono entrambi. Lo scandalo non è organizzare corsi semplificati per specializzare 80 mila insegnanti non specializzati o penalizzare chi si è specializzato l'estero ma non aver allienato la domanda all'offerta negli ultimi anni e non aver assunto e valorizzato chi si è specializzato in Italia.
La continuita didattica non si ottiene con supplenze pluriennali ma con la trasformazione dei posti in deroga in organico di diritto e l'assunzione nei ruoli col doppio canale e specifiche indennità per i fuori sede e non vincoli per i neo-assunti.
La ridefinizione delle certificazioni è da bloccare perché finalizzata soltanto a contrarre il diritto allo studio dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Bisogna poi pensare alle altre figure essenziali, quali l'assistente all'autonomia e comunicazione, l'assistente alla persona, l'operatore scolastico, ai servizi degli enti locali di trasporto e soprattutto al progetto di vita dopo la scuola dell'obbligo e il diploma. Su questi obiettivi si sta muovendo #Anief che sta presentando uno specifico manifesto che riconosca la dignità dell'insegnante di sostegno nei seminari che sta svolgendo in ogni provincia insieme a Eurosofia
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https://anief.org/formazione/sls-2025#pei
PER APPROFONDIMENTI:
SCUOLA – Personale Ata, il rinnovo del contratto porta nuove professioni e titoli di accesso
SCUOLA - Firma definitiva del CCNL 2019/21. Per le conquiste ottenute Anief dice sì