"Chiediamo al governo di modificare l'Atto di indirizzo: servono delle risorse già stanziate, ma soprattutto la certezza di poterle utilizzare in fase di contrattazione per valorizzare il personale": Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, si rivolge al premier Mario Draghi, a ridosso del cambio di esecutivo sperando in una chiusura immediata del contratto della scuola, fermo dalla fine del 2018 ma nei fatti al 1992, e dunque senza attendere ulteriori prolungamenti della trattativa dovuti proprio all’insediamento del prossimo Governo.
L’Italia è tra i Paesi in Europa dove è maggiore la percentuale di donne dietro la cattedra: secondo l’ultima rilevazione Eurostat, rilanciata oggi dalla stampa, ben l’83,2% del corpo docente è composto da donne. I numeri sono in forte crescita: all’infanzia e alla primaria si sfiora la totalità maestre, rispettivamente con il 99% nelle scuole dell’infanzia e il 96% nel primo ciclo. L’aumento è sostanzioso anche nella secondaria di I grado: nel 2020/21 si contano circa 8 professoresse su 10, il 79%, mentre 20 anni fa erano il 74% e nell’anno scolastico 1965/66 appena il 61%. In pratica, in poco più di mezzo secolo abbiamo assistito a un aumento del 18%. Alle superiori l’incremento è stato ancora più alto: nella secondaria di II grado si è passati dal 48% al 67%. Secondo l’Ocse ci sono diverse ragioni per spiegare questo fenomeno: “Gli stereotipi di genere persistenti”, ma anche “le modalità di lavoro flessibili per gli insegnanti” più “attraenti per le madri lavoratrici”, come pure il basso salario, quindi “migliorare il riconoscimento dell’importanza dell’insegnamento per la società, anche retribuendo adeguatamente gli insegnanti, potrebbe attrarre e trattenere buoni insegnanti indipendentemente dal sesso”.
Il Senato sembra essere in serio imbarazzo sulla richiesta di modificare il DL Aiuti bis, in particolare di assumere i precari della scuola e di cancellare la norma sul docente esperto da pagare tra 10 anni: l’attesa risposta lampo dell’Aula alle modifiche al decreto legge continua a non arrivare e viene spostata addirittura di una settimana. Tra le richieste di modifiche più impellenti figurano senza dubbio gli emendamenti Anief - improntati sulla conferma dell’organico Covid da almeno 40mila docenti e Ata, sull’inclusione nelle graduatorie del concorso Straordinario bis di tutti i partecipanti alle prove e sulla cancellazione del docente esperto da pagare nel 2032 dopo tre trienni di formazione –, tutti punti sui quali a seguito della manifestazione Anief a Roma del 30 agosto si erano trovati d’accordo sia i partiti sia gli altri sindacati. La decisione di far slittare l’esame in Aula al Senato del DL Aiuti bis è stata presa al termine della riunione tra governo e capigruppo allargata ai relatori. “Manca ancora un accordo per l’approvazione: restano i nodi del superbonus e del docente esperto”, scrive Orizzonte Scuola. Come pure sarebbe “saltata l’ipotesi del ritiro degli emendamenti alla quale si sono opposti i partiti politici”. L’esame del decreto Aiuti bis nell’Aula di Palazzo Madama dovrebbe svolgersi martedì 13 settembre.