Qualora fossero confermate le anticipazioni sulla manovra di bilancio divulgate in queste ore dal quotidiano La Repubblica, i dipendenti del comparto Istruzione in possesso dei fatidici 38 anni di contributi e almeno 62 anni di età che aderiranno all’anticipo pensionistico si ritroverebbero con un assegno di quiescenza poco più alto di quello sociale. Il danno economico sarebbe enorme anche per gli insegnanti laureati che oggi percepiscono uno stipendio netto alle soglie dei duemila euro: si ritroverebbero con appena 1.442 euro di pensione, piuttosto che 1.778 euro già penalizzanti che riceverebbero lasciando a 67 anni o 42-43 anni di contributi versati. È bene che conoscano da subito l’entità delle decurtazioni cui andrebbero incontro aderendo a quella che si sta rivelando una norma-beffa. Il tutto, dopo aver percepito per l’intera vita lavorativa gli stipendi più bassi della PA italiana e ancorati stabilmente sotto l’inflazione.