Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha rilasciato un’intervista alla rivista specializzata Orizzonte scuola. Il leader Anief ha parlato dei temi caldi della scuola, di Legge di Bilancio e contratto tra i tanti
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha rilasciato un’intervista alla rivista specializzata Orizzonte scuola. Il leader Anief ha parlato dei temi caldi della scuola, di Legge di Bilancio e contratto tra i tanti
La scure utilizzata dalla Commissione Bilancio di Montecitorio sulla Legge di Bilancio 2023 ha lasciato in vita pochi emendamenti: il rifiuto riguarda il merito delle richieste di modifica alla manovra e si aggiunge all’inammissibilità che già subito dopo la loro presentazione aveva portato all’esclusione di circa mille emendamenti su 3mila complessivi. Anche per quanto riguarda l’Istruzione, per la quale Anief ha prodotto 40 emendamenti, sono moltissimi quelli dichiarati inammissibili: tra i pochi segnalati, che comunque devono sempre superare il vaglio pre-Aula previsto da mercoledì prossimo, figurano gli emendamenti salva scuole (99.17) e il salva organico aggiuntivo (100.25) chiesti dai sindacati Anief e Udir.
La scuola italiana non può permettersi un altro “dimensionamento”: l’articolo 99 del ddl sulla Legge di Bilancio 2023 va soppresso o cambiato perché prevede nel corso dei prossimi anni la soppressione di 624 sedi di presidenza e altrettanti Dsga della scuola pubblica non tenendo conto della distribuzione dei plessi scolastici e dei servizi offerti dal territorio alle famiglie e al personale scolastico. A sostenerlo è l’Anief che ha presentato a questo scopo due emendamenti alla manovra di fine anno sui quali da mercoledì prossimo sapremo la verità, poiché la Commissione Bilancio dovrà deciderne il destino: il sindacato chiede, piuttosto, “di garantire il recupero degli apprendimenti degli studenti attraverso un ripristino delle sedi di dirigenza precedentemente soppresse e recuperate durante l’emergenza Covid-19, con più di 500 alunni, a fronte del finanziamento previsto soltanto per un triennio”.
Con un docente ogni cinque precario, la scuola pubblica italiana non può permettersi il lusso di mandare in fumo ogni anno la metà delle immissioni in ruolo autorizzate dal ministero dell’Economia e ritrovarsi con l’ennesimo record di 220 mila supplenti annuali: a denunciarlo è il sindacato Anief, che chiede di cambiare le regole sulle assunzioni a tempo determinato, semplificandole ed aprendo al doppio canale con stabilizzazione da tutte le graduatorie Gps e non solo dal sostegno. Anche la stampa specializzata ha oggi ricordato che sono degli oltre 94mila posti autorizzati dal MEF per le immissioni in ruolo ne “sono stati coperti non più della metà, grazie soprattutto alle nomine da comma 4 del DL 73/2021 che ha autorizzato ad assumere con nomina a tempo determinato finalizzata al ruolo da graduatorie GPS sostegno prima fascia”. Mentre risultano “numerose le graduatorie dalle quali è stato effettuato il reclutamento” e “tra queste anche quelle del concorso straordinario bis di cui al comma 9bis del DL 73/2021 che, nella versione originaria avrebbe addirittura essere concluso entro il 31 dicembre 2021”.
Modificare i concorsi per docenti e trovare una soluzione per i precari: è questo il piano del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che deve però fare i conti anche con la riforma del reclutamento collegata al Pnrr, la Legge 79/22, approvata quando a Viale Trastevere c’era il predecessore Patrizio Bianchi. Una delle novità più importanti che contiene la riforma del reclutamento insegnanti, con uno schema innovativo per le procedure concorsuali, è quella della sparizione delle “contestate prove a crocette, al centro delle polemiche degli ultimi concorsi ordinari”, scrive oggi la stampa specializzata. Poiché però la riforma non è ancora conclusa, ci sono ancora dei margini su cui Valditara potrebbe agire.