L’Anief: Per invertire la rotta stabilizzare i ricercatori e aumentare gli investimenti, i più bassi in Europa. L’Italia è penultima per numero di laureati mentre neanche un diplomato su due si iscrive dopo le superiori (soltanto il 40%). Non basta aprire le università se non ci sono ricercatori a tempo indeterminato: i millecinquecento promessi dal Governo saranno ancora una volta a termine. In dieci anni, in 20 mila tra assegnisti, dottori di ricerca e docenti a contratto non sono stati più assunti. L'analisi del Corriere della Sera e l’emendamento già chiesto invano dal sindacato all'ultima legge di stabilità.
A causa del numero chiuso delle università, persi 10 mila docenti in 10 anni; infatti, quella che doveva essere un’opzione circoscritta ad alcune facoltà è diventata una scelta obbligata. Da ciò, gli atenei sono costretti a ridurre il numero di studenti perché non hanno abbastanza docenti: dal 2008 a oggi sono scesi da 63.228 a 53.801. Il continuo taglio dei finanziamenti all’università non consente di rimpiazzare i professori che vanno in pensione. Tra l’altro, nella classifica europea per numero di giovani laureati l’Italia è penultima, seguita solo dalla Romania. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La situazione attuale deve necessariamente mutare affinché gli eventi possano raddrizzarsi, poiché, a sei anni dal conseguimento del dottorato, appena il 10% di coloro che conseguono il titolo riesce a svolgere poi la professione dell’insegnante. Certamente la notizia appresa oggi non fa che confermare le nostre perplessità e accrescere il timore di assistere a una diminuzione continua degli investimenti atti a incrementare la formazione e la professionalità dei giovani cittadini. Servono più risorse, molto più di quelle che finora sono state garantite. Le statistiche sono impietose e relegano l’università italiana agli ultimi posti d’Europa per investimenti.
Arrivano dai tribunali del lavoro ben tre nuove sentenze di pieno accoglimento che danno ragione al sindacato Anief e impongono al Miur il riconoscimento ai fini della carriera del servizio svolto nelle scuole paritarie nella medesima misura riconosciuta dalla normativa a quello svolto nelle scuole statali. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli – in collaborazione con i nostri legali sul territorio - ottengono nuovamente ragione per i nostri iscritti e la conferma che il servizio nelle scuole paritarie non può essere discriminato neanche nella ricostruzione di carriera. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Non appena ai tavoli della trattativa non mancheremo di rivendicare con forza, anche per le operazioni di mobilità, il riconoscimento di un diritto palesemente disatteso dall'Amministrazione scolastica”.
L’opposizione presenta ulteriori proposte salva-scuola: dopo le indicazioni di Anief, ricevuta in audizione nei giorni scorsi, da Forza Italia vengono presentati importanti emendamenti al decreto Semplificazioni, il ddl n. 989 già approvato alla Camera, su cui presto si dovrà esprimere l’Aula di Palazzo Madama. Le richieste riguardano i dirigenti scolastici, il precariato eterno ed altri temi centrali per il miglioramento dell’offerta formativa rivolta alle nuove generazioni. Le modifiche verranno valutate e votate nelle prossime ore. Marcello Pacifico (Anief-Cisal) si appella al buon senso dei senatori: approvare questi emendamenti significherebbe legiferare a favore della scuola, di chi vi lavora e di chi vi si reca ogni giorno per formarsi. Anche perché la scuola ha bisogno estremo di nuovi presidi ed insegnanti, ma anche di docenti specializzati sul sostegno, considerando gli oltre 50 mila attuali posti vacanti, oltre ai precari storici curricolari da collocare in ruolo, come ci chiede l’Ue da tempo. E pure di una valutazione diversa dei capi d’istituto. In caso contrario, toccherà ai tribunali intervenire per mettere ordine dove il legislatore è mancato.