A pochi giorni da analoghe pronunce ottenute dall'Anief dalla Corte di Appello di Trento, arrivano dal Tribunale del Lavoro della PAT altre due sentenze favorevoli che, rilevando l'illegittimità della serie di contratti stipulati a termine con altrettanti docenti in servizio nella Provincia Autonoma, riconoscono agli stessi un risarcimento danni per un totale che supera i 7.500 Euro. Ancora possibile aderire agli specifici ricorsi studiati per la PAT e a quelli nazionali per il risarcimento del danno rivolti ai precari della scuola con più di 3 anni di servizio su posto vacante. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Abbiamo dimostrato ancora una volta che la violazione di norme imperative comunitarie deve essere sanzionata in tribunale: la reiterazione illegittima e indiscriminata di contratti a tempo determinato su posti vacanti andando ben oltre il limite dei 36 mesi di servizio non può essere tollerata e i tribunali, giustamente, ci stanno dando ragione condannando le amministrazioni”.
I dati, diffusi oggi, sono contenuti nel ‘Rapporto 2017 sulle migrazioni interne in Italia’ dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche: per i curatori del rapporto le migrazioni e il pendolarismo del personale docente nelle scuole italiane rappresentano “un fenomeno sociale importante e radicato nel tempo”. Per “i docenti non di ruolo le zone di maggiore emigrazione sono risultate Basilicata, Sicilia e Campania, mentre le regioni più attrattive sono Toscana, Piemonte e Lazio: il flusso più consistente va dalla provincia di Napoli a quella di Roma, e dalla Sicilia verso le zone di Milano e Torino. Le province dove l’impatto degli insegnanti migranti è risultato più forte sono state Bergamo, Bologna, Reggio Emilia, Asti e Alessandria”: rimane poi in vita il “pendolarismo quotidiano con partenza notturna degli insegnanti che si muovono dalle province di Napoli e Caserta per andare a Roma, dove si recano per una supplenza anche solo giornaliera”. La distanza media percorsa dai docenti precari di Palermo e Catania è di 788 e 854 Km, con Milano e Torino come destinazioni preferite. La distanza media dei docenti precari della provincia di Napoli che si iscrivono alle graduatorie fuori regione è 523 Km, con Roma, Firenze e Milano come destinazioni preferite. Nell’87% dei casi a muoversi sono le donne.
Per il sindacato, considerando che i dati si fermano al 2015, le prossime rilevazioni conterranno certamente percentuali di spostamenti ancora maggiori. Basti pensare ai 9mila assunti con la Fase B della Buona Scuola, i quali, sebbene avessero lustri di precariato alle spalle, sono stati “sbattuti” fuori provincia e regione, pur in presenza di posti liberi vicino casa.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):Con l’ultima riforma, la Legge 107/2015, i nostri candidati docenti sono diventati delle ‘pedine’ in mano all’amministrazione: perché pur essendoci dei posti vacanti, continuando ad essere collocati nell’organico di fatto, le vacanze maggiori, utili alle supplenze al 31 agosto e anche alle immissioni in ruolo, risultano concentrate in alcune regione. C’è anche chi ha detto no a questo ricatto. Ma lo ha pagato a caro prezzo, rimanendo quasi sempre precario e collocato in province avare di disponibilità di cattedre. È ora di finirla: sarebbe bene che uno dei primi provvedimenti normativi del nuovo prossimo Governo sia proprio quello di cancellare le assunzioni coatte fuori provincia. Oltre a far confluire sull’organico di diritto circa 80mila posti, di cui la metà di sostegno oggi congelati su quello di fatto, proprio per evitare che vadano alla mobilità e alle assunzioni a tempo indeterminato.
All’interno dei 120 articoli del disegno di legge n. 2960, ora all’esame delle Commissioni di competenza del Senato, al fine di redigere entro l’8 novembre i pareri a quella di Bilancio, non si trovano infatti provvedimenti che abbiano efficacia migliorativa della riforma Renzi-Giannini, né dei decreti legislativi a seguire: rimangono, quindi, in vita tutte le storture prodotte dalla Legge 107/2015, ad iniziare dalla chiamata diretta, passando per il bonus merito fino alle assunzioni fuori regione tramite algoritmo. Capitolo personale: dopo quasi dieci anni di blocco stipendiale, sommando i vari finanziamenti, arriveranno la miseria di 31 euro di aumento in media nel triennio 2016-2018, ovvero la medesima cifra che verrà conferita ad oltre tre milioni di statali. Anche per i dirigenti scolastici gli aumenti non sono poi così corposi: perché, dopo la rabbia espressa nei passati mesi, ora ottengono un assegno di 5mila euro dal 2018, che tuttavia è ben lontano da quello che serviva solo per cominciare a parlare di equiparazione all’altra dirigenza della stessa area della Conoscenza.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): Dal testo presentato risultano confermate le nostre denunce. Il Governo ha solo una possibilità: reperire in fretta i soldi a lungo promessi ai lavoratori pubblici e della scuola nei passati mesi, proprio per tornare a valorizzare nei fatti quel personale a cui oggi vengono assegnati degli stipendi a dir poco inadeguati al lavoro profuso e al costo della vita. L’esecutivo deve andare oltre gli 85 euro lordi, con diversi dipendenti pubblici destinati a prendere ancora meno visto che manca l’intera copertura e si tratta di una media generale. Occorrono soldi, sia per sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale dei dipendenti, pari a 105 euro al mese da settembre 2015 (il doppio per i dirigenti), sia per muovere un passo vero verso la perequazione interna ed esterna di tutti coloro che sono responsabili degli istituti scolastici. A questi compensi vanno aggiunte delle cifre analoghe relative all’effettivo aumento. In caso contrario, i ricorsi nei tribunali diventeranno la norma, con l’amministrazione condannata a risarcimenti sempre più consistenti e che già oggi sono di decine di migliaia di euro, come riferito di recente dalla Corte dei Conti.
Leggendo la relazione tecnica all’emendamento ad hoc, ora al vaglio delle Commissioni del Senato all’interno del testo della Legge di Stabilità 2018 giunto a Palazzo Madama, l’impressione è che anche stavolta la montagna abbia partorito il topolino. Chi stabilisce l'autonomia dei ragazzi? I genitori? Se per caso succede qualcosa al giovane chi interviene, nuovamente il giudice? Per non parlare della possibilità di generare ancora più confusione, con parte della classe autorizzata a uscire da sola e parte no.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir, quello che veramente serve è approvare una norma che intervenga a supporto dei regolamenti di istituto: quindi, esortiamo la Ministra e il Partito Democratico ad elaborare un provvedimento più efficace del testo presentato, oltre a trovare maggiori risorse per le scuole.
È confermata la data per la decisione del Consiglio di Stato che decreterà se chi ha conseguito il diploma magistrale fino al 2002 ha diritto ad essere collocato nella III fascia delle graduatorie ad esaurimento, in virtù del fatto che il riconoscimento del valore abilitante del titolo è avvenuto solo nel 2013, quando le GaE (dalle quali si attinge per il 50% delle immissioni in ruolo) erano già chiuse a nuovi inserimenti. Nel frattempo, si continua a parlare, senza motivo, di contrapposizione con i laureati in Scienze della formazione primaria, ancora fuori dalle GaE. Tra i fomentatori si sono aggiunti alcuni “illuminati” professori universitari che hanno curato la preparazione dei laureati in Sfp per introdurli all’insegnamento nelle scuole di infanzia e primaria.
Replica Anief: fino a prova contraria, quasi la metà degli insegnanti della scuola pubblica italiana non sono in possesso della laurea; è stato il nostro Stato a riconoscere il valore abilitante di quel titolo, il diploma magistrale conseguito entro il 2002, per cui viene da sé che non può negare la loro collocazione nelle graduatorie ad esaurimento; infine, i giudici hanno sinora dato ragione ai ricorrenti – con ben quattro sentenze definitive del Consiglio di Stato per migliaia di essi, una sentenza definitiva della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso del Miur sulla giurisdizione, oltre che decine di misure cautelari in sede amministrativa - e non si può pensare di stracciare un diritto perché potrebbe danneggiare dei colleghi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono settimane che si sta producendo una doppia deprecabile operazione: da una parte si sta cercando di mettere gratuitamente contro le due categorie e dell’altra si vuole far diventare la plenaria del Consiglio di Stato una sentenza più politica che di diritti lesi. Certi docenti universitari farebbero piuttosto bene ad occuparsi dei loro laureati. Anief è riuscita, con le sue impugnazioni ai giudici, ad ammetterli nelle GaE nel 2008 e nel 2012 e quell'ultima “apertura” delle graduatorie era proprio dedicata gli abilitati in SFP: un obiettivo che non ci risulta abbiano ottenuto gli accademici. Quanto all’età dei diplomati magistrale tirata in ballo da un gruppo di professori universitari, bisognerebbe puntare il dito su chi, tra i governi e le amministrazioni scolastiche degli ultimi 15 anni, si è posto tenacemente contro di loro, facendoli diventare precari storici. Quello che veramente serve, piuttosto, è una norma per bandire finalmente dei concorsi per la scuola primaria e dell’infanzia che siano utili allo scopo, per reclutare da seconda fascia d’Istituto e riaprire le GaE a tutti coloro che hanno un’abilitazione oppure per creare anche per loro una “fase transitoria” con graduatorie regionali degli abilitati da cui attingere per le immissioni in ruolo.