Immissioni in ruolo 2024 docenti e Ata, solo 55mila: per Anief devono raddoppiare, al via in ricorsi
Ascolta l'intervista al Presidente nazionale ANIEF Prof. Marcello Pacifico
“Perché un candidato a diventare insegnante o Ata di ruolo nella scuola, in possesso di tutti i titoli e già reputato idoneo alla professione, al termine di una selezione pubblica, collocato quindi in graduatoria pre-ruolo, deve rimanere fuori dalle assunzioni pur in presenza di migliaia di posti liberi? Lo riteniamo ingiusto e irrispettoso, nei confronti del docente e degli Ata penalizzati, oltre che degli alunni, che continuano ad avere insegnanti e personale scolastico supplente. Per questo, come Anief, abbiamo avviato i ricorsi per assumere sul 100% dei posti vacanti”. Lo annuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: in questo modo, il sindacato intende cambiare la norma vigente che accantona il 25% dei posti al secondo concorso docenti PNRR e limita al 35% i posti vacanti per le immissioni in ruolo del personale Ata.
Il sindacato Anief contesta i numeri delle immissioni in ruolo del personale docente e Ata: nemmeno 45mila tra i docenti e circa 10mila per amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici e le altre figure professionali che operano nella scuola. A spiegare le ragioni delle proteste dell’organizzazione sindacale, in un’intervista all’emittente radiofonica ‘Italia Stampa’, è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Complessivamente, secondi dei nostri calcoli realistici, le assunzioni a tempo indeterminato dovevano essere almeno 30-40mila in più, quindi quasi 100mila complessive, rispetto a quando poteva essere autorizzato dal Mef. Una delle motivazioni di questa restrizione è che il ministero dell’Istruzione e del Merito ha autorizzato le stabilizzazioni solo sul 75% dei posti lasciando 20mila posti per i vincitori del secondo concorso Pnrr. A nostro avviso è una scelta sbagliata perché ci sono da assumere migliaia e migliaia di idonei sia del concorso 2020, sia della prima procedura selettiva Pnrr che è ancora in corso di svolgimento”.
“Presidi e insegnanti sempre più a rischio stress, per non parlare dei DSGA e di tutto il personale ATA”: lo scrive oggi Tuttoscuola, spiegando che “anni di ricerche e il costante aumento dell’attenzione dell’Unione Europea verso il tema dello stress lavoro correlato hanno reso ormai sufficientemente conosciuti i principali fattori lavorativi che possono portare ai cosiddetti rischi psicosociali, al rischio stress e a vari altri problemi di salute”. Sempre la stampa specializzata anche ha anche esaminato quali sono i fattori che possono indurre il burnout a scuola: la presenza di richieste eccessive a cui non si riesce a far fronte; l’ambiente di lavoro; il non avere sufficiente influenza su come viene svolto il lavoro; la mancanza di supporto; i comportamenti inaccettabili sul luogo di lavoro, comprese molestie e violenze; il conflitto di ruolo o assenza di trasparenza; scarsa gestione del cambiamento; la vita fuori dalla scuola, come le difficoltà a destreggiarsi tra le esigenze lavorative e personal o il mancato raggiungimento di un adeguato equilibrio tra lavoro e vita personale.
“Presidi e insegnanti sempre più a rischio stress, per non parlare dei DSGA e di tutto il personale ATA”: lo scrive oggi Tuttoscuola, spiegando che “anni di ricerche e il costante aumento dell’attenzione dell’Unione Europea verso il tema dello stress lavoro correlato hanno reso ormai sufficientemente conosciuti i principali fattori lavorativi che possono portare ai cosiddetti rischi psicosociali, al rischio stress e a vari altri problemi di salute”.