L’esame finale del secondo ciclo scolastico, una volta considerato una prova cruciale, è stato depotenziato: sono previste meno prove, solo due scritti e un’orale, una riduzione dei punteggi derivanti degli esiti diretti dell’esame stesso. In assoluto, l’esame assume una valenza ridotta. Per quanto riguarda l’ammissione, dopo un tira e molla durato mesi, il nuovo esame prevede che si potrà accedere solo avendo la sufficienza in tutte le discipline, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere anche lo studente che ha un voto inferiore a sei. Diventeranno fondamentali le attività di alternanza Scuola-Lavoro: per gli studenti sarà requisito d'ammissione agli Esami di Stato, in pratica, l’aver svolto delle ore in azienda, ancora senza uno statuto nazionale e con il concreto rischio di essere sfruttati o lasciati a fare le fotocopie. Questa necessità, inoltre, creerà non pochi problemi agli studenti privatisti, che non hanno potuto svolgere attività di alternanza scuola-lavoro. Così come diventa oggetto di ammissione agli Esami di Stato della secondaria di secondo grado lo svolgimento della Prova nazionale Invalsi. Ma sarebbe stato meglio tagliarli fuori del tutto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i test Invalsi hanno ripercussioni dirette sul Rav, il rapporto di autovalutazione scolastico, e anche sulla valutazione diretta dei singoli docenti. Pure, in questo caso, senza che si dia un peso adeguato al tessuto sociale. Questo appiattimento della maturità ci fa sempre più temere che si voglia andare verso la progressiva abolizione della legalità del titolo di studio, premessa all’avvio delle scuole e delle università di serie A e B.