Come da sempre denunciato, il Decreto legislativo 59/17 esclude il personale che ha meritato un posto in ruolo nelle ultime immissioni in ruolo previste dal Governo in maniera irragionevole. Il sindacato ha attivato i ricorsi per garantire il rispetto del principio del merito, poiché è assurdo vincere un concorso ed essere parcheggiati. Per aderire basta andare al seguente link entro l’8 luglio. Da sei anni, lo Stato abilita docenti ma si dimentica di loro. Non possono inserirsi nelle GaE e neanche nelle graduatorie concorsuali: oltre al danno, la beffa.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l'utilizzo il più possibile integrale delle graduatorie regionali dei docenti della scuola primaria e infanzia ai fini dell'immissione in ruolo è una procedura che porterebbe solo vantaggi. Prima di tutto, perché cancellerebbe la chiara discriminazione a discapito di questa particolare categoria d'insegnanti, già flagellati da decisioni penalizzanti giunte con la Buona Scuola e no solo. Che senso ha superare una selezione ferrea e poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano pur in presenza di posti liberi? La mancata assunzione degli idonei penalizzerebbe anche la continuità didattica: il nuovo concorso a cattedra, che dal 2018 tornerà a essere aperto a tutti i laureati, porterà in ruolo i docenti a titolo definitivo non prima del 2022. Quindi, di ricoprire i posti vacanti non se ne parla nemmeno. Se si lasceranno fuori anche gli idonei dell’ultimo concorso, gli spazi non assegnati di organico non potranno che aumentare a dismisura.
Il Miur non riesce proprio a sanare una volta per tutte i propri errori: dopo aver preso finalmente atto, a seguito delle pressioni del sindacato, che le Graduatorie di Merito del Concorso 2016 dovevano essere utilizzate integramente scorrendo anche oltre il 10 per cento dei candidati risultati idonei oltre i posti messi a bando, dunque attingendo dagli elenchi aggiuntivi ai fini delle immissioni in ruolo, ha sancito tale principio con il DPR 59/17.
Solo che il via libera all’assunzione, con effetto 1° settembre 2017, è stato incredibilmente limitato ai docenti della scuola secondaria: tutti i maestri risultati idonei alle prove concorsuali per la scuola dell’infanzia e primaria, sempre oltre il 10 per cento dei posti indicati inizialmente da assegnare, rimangono assurdamente esclusi. Anief reputa questa decisione incomprensibile: a tale scopo, il giovane sindacato ha deciso di far partire da subito leprocedure per ricorrere e per proseguire la battaglia in tribunale (scadenza adesioni il prossimo 8 luglio).
La “dimenticanza” da parte del Miur dei docenti della scuola dell’infanzia e primaria assume ancora maggiore irragionevolezza se si pensa che lo scorrimento delle Graduatorie di Merito, immettendo in ruolo candidati risultati idonei dalle commissioni del concorso a cattedra 2016, comporterebbe anche un risparmio di spesa per l’erario: stabilizzare su posti vacanti (attualmente oltre 80mila, di cui oltre la metà su sostegno) la maggior parte di coloro che hanno superato tutte le prove selettive relative al bando di concorso del 2016 permetterebbe, infatti, di rispettare integralmente anche il numero dei posti messi a bando e previsti dallo stesso Ministero dell'Istruzione per il prossimo triennio.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e e segretario confederale Cisal, “l'utilizzo il più possibile integrale delle graduatorie regionali dei docenti della scuola primaria e infanzia ai fini dell'immissione in ruolo è una procedura che porterebbe solo vantaggi. Prima di tutto, perché cancellerebbe la chiara discriminazione posta in essere a discapito di questa particolare categoria d'insegnanti, già flagellati da decisioni penalizzanti giunte con la Buona Scuola. Che senso ha superare una selezione ferrea e poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano pur in presenza di posti liberi?”
“La mancata assunzione degli idonei – continua Pacifico – penalizzerebbe però anche la continuità didattica, tanto decantata ma poi nei fatti sistematicamente aggirata. Perché il nuovo reclutamento, approvato di recente con il decreto legislativo 59 della Legge 107/2015, prevede unafase transitoria che durerà tra i cinque e i sette anni: il nuovo concorso a cattedra, stavolta aperto a tutti i laureati, porterà in ruolo i docenti a titolo definitivo, non prima del 2022, poiché a un anno di concorso seguirà un triennio di formazione. Con i nuovi vincitori che affiancheranno i docenti di ruolo e potranno al massimo fare supplenze. Quindi, di ricoprire i posti vacanti non se ne parla nemmeno. Se si lasceranno fuori anche gli idonei dell’ultimo concorso, gli spazi non assegnati di organico non potranno quindi che aumentare a dismisura. Siamo fortemente convinti delle nostre ragioni e per questo le porteremo dinanzi al giudice”, conclude il presidente nazionale Anief.
Per aderire al ricorso, cliccare qui.
Per approfondimenti:
Concorso a cattedra senza capo né coda: boom di bocciati, commissioni improvvisate, errori clamorosi