Domani si celebra la Giornata Mondiale dell’Insegnante, istituita dall’Unesco con la firma della Raccomandazione del 1966 sullo status di insegnante, che definì diritti e doveri di chi insegna e la necessità di una formazione permanente della categoria: in Italia si continua ad entrare di ruolo dopo i 40 anni e ci si ritrova con moltissimi docenti ultrasessantenni, anche a causa delle riforme pensionistiche che non prevedono anticipi per una professione ad alto rischio burnout. Come se non bastasse, anche dopo la Buona Scuola di Renzi che doveva abbattere la supplentite, i contratti annuali sono cresciuti di 35 mila unità. Poi ci sono gli stipendi ridotti all’osso, le difficoltà a trasferirsi e l’operare in classi sempre più spesso ‘pollaio’. L’amaro commento del presidente Anief Marcello Pacifico: quella che una volta veniva considerata la professione più bella del mondo oggi non prevede più alcuna stabilità economica e professionale.