Ancora una vittoria Anief presso il TAR del Lazio che riconosce, con una sentenza esemplare nella sua chiarezza, il pieno diritto degli educatori abilitati ad accedere all'insegnamento nella II Fascia delle Graduatorie d'Istituto per la scuola primaria.
Annullato il Decreto Ministeriale n. 374/2017 nella parte in cui, all'art. 4, comma12, “Composizione delle graduatorie di circolo e di istituto” non contempla la possibilità di presentare domanda di inserimento nelle graduatorie di istituto di II fascia per la classe di concorso EEEE (scuola primaria) al personale educativo (PPPP) abilitato. La sentenza, ottenuta per l'Anief dal sempre ottimo operato dell'Avv. Fortunato Niro, ha condannato il Miur all'immediato inserimento dei ricorrenti nelle Graduatorie d'Istituto degli abilitati della scuola primaria e al pagamento delle spese di soccombenza. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Abbiamo già più volte evidenziato in tribunale che l’abilitazione nelle attività del personale educativo è da considerarsi equipollente all’abilitazione all’insegnamento nella scuola primaria. Ne deriva che il personale educativo - ove in possesso di abilitazione - può ben aspirare all’inserimento nella II fascia delle Graduatorie di Circolo e di Istituto anche per la scuola Primaria e il Tribunale Amministrativo ci ha dato, ancora una volta, ragione”.
La vicenda ha dell’incredibile: nemmeno un aspirante maestro delle prove suppletive della selezione svolte la scorsa primavera, ad un anno di distanza dalle prove ordinarie, è stato ammesso al colloquio dopo le verifiche scritte. Ecco il messaggio dell’Usr della regione Veneto: “Si rende noto che la Commissione giudicatrice ha comunicato in data 02 ottobre 2017 che NON risultano esserci candidati ammessi alla prova orale”. Perché si è arrivati a questo rigore senza precedenti, rimane tutto da capire.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Come è possibile che il personale precario già formato e abilitato all’insegnamento non sia, in blocco, nemmeno in possesso delle conoscenze, capacità e competenze minime per svolgere la professione? L’impressione è che si stia realizzando una sottile operazione di contrasto di questi docenti verso la loro stabilizzazione. La conferma la troviamo nella mancanza totale di riferimenti al nuovo reclutamento dei docenti della scuola pubblica, introdotto con il decreto legislativo n. 59/17, attraverso cui sono state introdotte le nuove modalità unicamente per i futuri insegnanti della scuola secondaria. Resta da capire anche che fine faranno i 6.399 candidati dell’ultimo corso di Scienze della formazione primaria. L’ostracismo dell’amministrazione è confermato sia dalla perenne opposizione verso i candidati con diploma magistrale, per i quali si attende ora l’udienza Plenaria del Consiglio di Stato fissata per il prossimo 15 novembre, sia dalla chiusura a doppia mandata delle GaE, malgrado la nostra azione legale fosse riuscita a farle riaprire sia nel 2008 che nel 2012. A completare il quadro c’è la lunga lista di idonei che hanno partecipato e superato tutte le prove del concorso a cattedra, ma che non rientrando nel 10% aggiuntivo dei posti banditi e risultano ancora oggi estromessi.
A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato Udir, dopo avere appreso della decisione della dirigente scolastica dell’istituto superiore romano, la dottoressa Carla Alfano, di rivolgere un appello agli studenti che da ieri stanno occupando l’edificio, per pregarli di desistere dalla loro protesta perché in caso contrario sarà “costretta a denunciarli” alla pubblica autorità.
Secondo il sindacalista non si possono additare gli studenti per colpe altrui, in questo caso della Provincia di Roma: è un diritto dei giovani in formazione ricordare a chi di competenza che la scuola dove studiano e si formano non è sicura. Udir lo ha detto a fine settembre a Montecitorio, dinanzi alle commissioni riunite Cultura e Lavoro, alla presenza di esperti sulla sicurezza scolastica, presentando anche degli emendamenti al Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 il TITOLO XIII bis, specifico per la scuola, attraverso l’introduzione di nove articoli modificativi. Ogni preside, la mattina aprendo la scuola, tra amministrativo, civile e penale, ha 105 potenziali capi d’imputazione a cui rispondere: è responsabile dell’organizzazione scolastica, ma sul fronte delle mura dell’istituto e della sua manutenzione non ha alcune potere di spesa, né d’intervento. Però ne risponde in prima persona, tanto è vero che ci sono dei presidi in carcere per il crollo dei loro istituti.
L’attuazione della Legge ha mantenuto un posto su tre al personale precario. E la prossima formazione delle nuove leve lascia molto a desiderare. A rendere ancora più insopportabile la situazione è la gestione transitoria dei docenti. Da una parte c’è il Miur, secondo cui di fatto manca personale specializzato. Dall’altra ci sono gli alunni, che in gran numero continuano a non avere garantita la continuità didattica, essendo costretti a cambiare i loro docenti ogni dodici mesi e anche una o più volte durante l’anno scolastico.
Anief però smentisce, con numeri e fatti, l'assenza di insegnanti di sostegno precari: gli specializzati ci sono, ma il Governo li ignora e continua a bandire TFA lasciando il personale fuori dalle graduatorie per il reclutamento. Il problema, ricorda sempre l’Anief, ha origine nella farsa dei posti in deroga, inizialmente introdotti per un solo anno ma poi confermati di volta in volta, sino alla Legge Carrozza 128/2013. Anche il conseguente decreto legislativo 66/2017 sulla promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, posteriore alla Buona Scuola, ricorda come il numero degli organici di sostegno debba essere invariato rispetto ai posti in deroga attivati lo scorso anno quando a fronte dei 137.501 insegnanti chiamati su posti di sostegno erano soltanto 96.480 quelli stabilizzati.
Quel decreto ha anche introdotto diverse novità per il personale che svolge sostegno agli alunni disabili: è stato cambiato il Pei, che deve tenere conto della certificazione di disabilità e del Profilo di funzionamento. Cambiano anche le Commissioni mediche: la nuova composizione prevede un medico legale (presidente), un neuropsichiatra infantile, un pediatra, un assistente specialistico e un medico dell’Inps. Si introduce il progetto individuale, redatto dal competente Ente locale sulla base del Profilo di funzionamento, su richiesta e con la collaborazione dei genitori. Dal 1° gennaio 2019 entrano in scena nuovi organismi: il Gruppo di lavoro interistituzionale (GLIR); il Gruppo per l’inclusione territoriale (GIT), da collocare in ciascun Ambito Territoriale. Viene introdotto pure il Gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI), istituito presso ogni scuola. Anche la richiesta e l’assegnazione delle risorse per il sostegno prevedono un iter complesso.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Nel decreto delegato del sostegno vi sono alcuni aspetti positivi, come il mantenimento delle funzioni di pertinenza statale e l’armonizzazione del ruolo di Regioni ed Enti locali. Ma anche la riduzione delle incombenze a carico della famiglia rispetto alla prima versione del decreto. Prevalgono, tuttavia, forti dubbi sulla sua realizzazione pratica: perché non è stato previsto un adeguato stanziamento delle risorse: si attinge sempre e solo al fondo per il miglioramento e la valorizzazione dell’istituzione scolastica previsto dalla L. 107/2015. Inoltre, la formazione specifica del personale in servizio rimane decisamente generica. Come la chiamata diretta introdotta con la Buona Scuola, senza meccanismi di controllo, vale anche per i precari di sostegno e questo risulta particolarmente grave perché a rimetterci, in caso di selezione errata, sono gli alunni disabili.
Per cercare di trovare delle soluzioni a questi problemi, ilpresidente Anief, Marcello Pacifico, ha scritto in questi giorni alle scuole e alle famiglie, rilanciando l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”: “l’obiettivo – scrive il sindacalista autonomo- è ottenere il rispetto del diritto allo studio e all’integrazione scolastica dei nostri figli e dei nostri alunni che, attraverso certificazioni idonee, devono ottenere quanto previsto dalle normative vigenti a loro tutela”. I genitori, guidati dai referenti Anief, potranno richiedere la documentazione utile per presentare ricorso: “tutti i docenti, gli ATA e i Dirigenti Scolastici possono partecipare attivamente alla nostra iniziativa informando le famiglie”.
Al contrario di quanto sostiene il Governo, sembra, infatti, che sia stata disposta l’ennesima “mancia” dal Parlamento in assenza di risorse certe (25mila euro) per garantire la perequazione interna (RIA) alla maggioranza dei dirigenti scolastici in servizio assunti dopo il 2001 e la perequazione esterna rispetto al resto della dirigenza pubblica.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): “A queste condizioni, appare incredibile leggere comunicati trionfalistici di organizzazioni sindacali che ancora dall’estate del 2010 non hanno onorato insieme al governo quanto dichiarato nell’ultimo contratto firmato. La realtà è quella di una categoria in subbuglio, perché da anni, anzi da decenni, si sente presa in giro dai governi di turno e chi la doveva tutelare non è stato in grado di farlo. È emblematica la lettera aperta inviata qualche giorno fa alla Ministra Valeria Fedeli, sottoscritta da 2mila dirigenti scolastici, ovvero quasi il 30% di quelli in servizio, nella quale si chiede per l’ennesima volta la piena perequazione economica tra la loro retribuzione e quella dei dirigenti della seconda fascia della pubblica amministrazione.