Ad essere esentati sono quindi solo gli studenti dell’ultimo triennio della scuola secondaria di secondo grado. La disposizione arriva nell’anno in cui la popolazione studentesca nella scuola statale perde 33mila unità rispetto all’anno scolastico precedente. Il numero di iscritti in flessione, che secondo l’Istat è destinato a continuare nei prossimi anni, si deve principalmente alla denatalità che ora coinvolge anche le famiglie di alunni stranieri. Ma una quota va ascritta anche all’alto numero di alunni che lasciano ancora gli studi senza un titolo di studio e che poi diventano Neet: tendenze che prevalgono al Sud, dove trovano il loro habitat migliore perché è più forte la crisi economica e i servizi degli enti locali sono ridotti ai minimi termini. Ecco perché pesa tanto, sulla qualità dell’offerta formativa, l’altissima percentuale di posti scoperti e precari ancora da stabilizzare in tutti i ruoli.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il balletto di posti d’inizio anno andava cancellato. Inoltre, per vincere gli abbandoni servono organici differenziati e l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, con avvio della primaria a 5 anziché a 6 anni. Mancano all’appello almeno 40mila docenti specializzati su sostegno, ancora assunti nei posti in deroga da precari, a fronte dei 235mila alunni con disabilità certificata e dei 100mila in ruolo. È in questo quadro che il decreto vaccini si va quindi a collocare: in un contesto scolastico dove i problemi aumentano, con gli organici abbattuti e stracolmi di precari, si vanno a caricare di ulteriori impegni le segreterie scolastiche già ridotte all’osso. Premesso che in tal modo lo Stato è andato oltre le proprie competenze, lo studio legale Anief, dopo un’analisi del decreto, e le circolari che ne sono seguite, ha appurato che vi sono i presupposti giuridici per bloccarlo: in settimana depositeremo il ricorso.