Per accedere ai corsi abilitanti bastano 360 giorni di servizio svolto. Chiedere tre supplenze annuali è una irragionevole pretesa del Miur.
L’Anief lo ripete da tempo, al mondo della scuola e ai giudici dei tribunali: a tutti i docenti precari che hanno svolto almeno 360 giorni di servizio deve essere permesso di conseguire l’abilitazione accedendo di diritto ai nuovi tirocini formativi a loro riservati. Chiedere loro, come ha intenzione di fare il Ministero dell’Istruzione, addirittura tre supplenze annuali è una irragionevole pretesa.
Dopo decenni, durante i quali i corsi abilitanti riservati sono stati organizzati prima dai Provveditorati agli Studi e poi dalle Università, chiedendo al personale precario 360 giorni di servizio svolto, il cambiamento previsto dal Miur per l’accesso ai Tfa speciali non trova riscontri. Nemmeno nella normativa europea: soprattutto dopo che una direttiva comunitaria ha definito professionista qualsiasi lavoratore, in possesso dei titoli per esercitare quell’impiego, che esercita il suo mestiere per un periodo superiore ai tre anni.
“Diventa quindi irragionevole la posizione assunta dal Ministero dell’Istruzione – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief – perché va a determinare una vera e propria discriminazione tra i precari che hanno svolto lo stesso lavoro. A sostenerlo con chiarezza e determinazione è stato ora anche il Cnpi, chiamato per legge ad esprimersi sui nuovi modelli di formazione degli insegnanti, il quale ha dato il suo lasciapassare all’avvio dei tirocini riservati a patto che venga rispettato lo stesso diritto che il nostro sindacato ha inteso tutelare attraverso centinaia di ricorsi depositati in questi giorni al Tar del Lazio”.
Secondo l’Anief fa pensare, inoltre, che il parere del Cnpi giunga proprio nel momento in cui migliaia di candidati stanno svolgendo le preselezioni per l’accesso a quei Tfa che dovrebbero frequentare di diritto. Da Viale Trastevere dovrebbero dimostrare maggiore rispetto per questi lavoratori. “Quel rispetto che l’Anief – sottolinea il presidente – aveva chiesto invano il mese scorso attraverso la richiesta di adozione di un provvedimento urgente da presentare al Consiglio dei ministri. Il Ministero farebbe poi bene, ricordandosi che le ristrettezze economiche e la spending review valgono anche per i lavoratori, a non far spendere soldi a migliaia di candidati per farli partecipare ad una prova che si rivelerà inutile qualora il Governo dovesse recepire le richieste di modifica del Cnpi”, conclude Pacifico.
Ancora una volta l’Anief dimostra di avere ragione. Speriamo che in futuro il nostro sindacato sia più ascoltato: in questo modo, instaurando un dialogo costruttivo con l’amministrazione, si eviterebbe sicuramente in molti casi di adire la via giudiziaria.