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TFA Speciali: finalmente anche il Parlamento si è espresso a favore dell'avvio

Con il sì, seppure condizionato, emesso dalla VII Commissione Cultura della Camera, finalmente anche il Parlamento si è espresso a favore dell’avvio dei Tfa speciali. Per la scuola italiana è una bella notizia: potranno abilitarsi all’insegnamento almeno 50.000 docenti. Spetta ora al ministro Profumo emanare in breve tempo il decreto di modifica del D.M. 249/2010, introducendo però alcune modifiche finali indispensabili.

Come la soglia minima dei 360 giorni, anziché l’eccesso delle tre annualità. Per non incorrere in esclusioni prive di logica, il decreto dovrà inoltre permettere l’accesso al personale di ruolo soprannumerario, in particolare agli Itp, e ai dottori di ricerca.

Il parere positivo della VII Commissione Cultura della Camera è arrivato: questo significa che nelle prossime settimane potrebbero prendere il via anche i Tfa speciali, riservati al personale che ha svolto del regolare servizio in possesso dei titoli di studio necessari. La loro attuazione deve però necessariamente essere allargata. Prima di tutto a coloro che hanno svolto 360 giorni di servizio, lo stesso requisito richiesto in occasione dei precedenti corsi abilitanti del 1999 e del 2004.

Ma l’accesso deve essere consentito anche ad una serie di figure professionali rimaste sinora ingiustamente escluse. Come quelle degli oltre 8.000 docenti oggi privi di titolarità: lo Stato deve dare loro la possibilità di poter accedere, sempre se in possesso del titolo utile, ad una nuova abilitazione e senza costi aggiuntivi. Ed essere in tal modo più facilmente “collocabili”, già in vista del prossimo anno scolastico. La maggior parte di loro, infatti, si trova nella posizione di soprannumerarietà (molti sono insegnanti tecnico pratici) a seguito dei tagli draconiani e delle riforme restringi-organici volute dai Governi che si sono succeduti negli ultimi 3-4 anni.

Contestualmente, il ministro deve necessariamente permettere l’iscrizione ai Tfa speciali anche a coloro che hanno conseguito il dottorato di ricerca. Si tratta di una possibilità che era stata ritenuta fattibile nelle versioni iniziali del testo oggi approvato alla Camera. Ma poi nelle versioni successive se ne sono perse le tracce. L’Anief non ne comprende il motivo: se i dottori di ricerca hanno titolo ad essere inseriti nei ruoli dirigenti dello Stato, perché gli viene ora negato di poter fare i docenti della scuola pubblica?