Attraverso sei punti, approvati della I Commissione 'Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni', si rivede l'organizzazione degli atenei, la gestione del personale accademico e delle assunzioni: spariscono i concorsi annuali; vengono ridotti i professori ordinari per formare commissioni e settori scientifico-disciplinari; CUN e ANVUR avranno un ruolo attivo sulla valutazione; viene prorogata la validità dell'abilitazione; si elimina l'esperto internazionale dalla commissione; si dà priorità nella valutazione alla produzione scientifica dei neo-assunti ai fini del reclutamento; scendono a dieci le pubblicazioni minime.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): molti punti introdotti dall'emendamento al decreto di riforma erano necessari, è mancato però il coraggio di ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, sul cui ruolo insiste il maggiore carico della didattica e il cui reclutamento, rispetto a quello di associati o ordinari, porterebbe evidenti risparmi di finanza pubblica: sono già più di 40mila i giovani ricercatori che non trovano posto nei nostri atenei. È bene che l'Aula di Camera e Senato riflettano bene su questi punti.
L'Università italiana cambia faccia. A distanza di quattro anni dall'approvazione della Legge 240/2010, la riforma sottoscritta dall'ex ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Maria Stella Gelmini, un emendamento approvato in I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) introduce importanti cambiamenti e modifiche al suo assetto organizzativo: spariscono i concorsi annuali; si riduce il numero degli ordinari per formare commissioni e settori scientifico-disciplinari; arrivano nuove regole per la valutazione, sottoposte a parere del CUN e dell'ANVUR, che tengano conto della specificità della materia; viene prorogata la validità dell'abilitazione; si elimina l'esperto internazionale dalla commissione; si dà priorità nella valutazione alla produzione scientifica dei neo-assunti, ai fini dell'autorizzazione al reclutamento negli atenei; scendono a dieci le pubblicazioni minime possedute.
Le modifiche erano nell'aria, soprattutto dopo le polemiche suscitate dalla gestione della prima sessione 2012 relativa alla procedura concorsuale per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale e i diversi ricorsi proposti al Tar Lazio avverso le valutazione negative. Oltre che le critiche sollevate pure da diversi costituzionalisti, tra cui Valerio Onida, sulle "mediane" che non tenevano conto in alcuni settori accademici della specificità della produzione scientifica rispetto a meri criteri numerici.
Ma il cambiamento si è reso necessario anche a seguito delle difficoltà riscontrate nel bandire le prime due sessioni nel 2012 e nel 2013. E per i ritardi accumulati nei lavori delle commissioni, finanche già dalla loro formazione. Alla Camera si è così deciso di non fare più concorsi annuali, tanto è vero che l'attuale sessione prevista per il 2014 slitterà al mese di febbraio 2015. Non prima, comunque, dell'adozione di nuovi regolamenti che modifichino le regole sulla valutazione, sentito il parere del CUN e dell'ANVUR.
Entrando nel dettaglio delle novità normative, saranno cambiati, dunque, i criteri di valutazione. I quali verranno associati ai settori scientifico-disciplinari. Non più, quindi, alle aree disciplinari: una decisione, che aveva provocato non poche perplessità in diverse componenti del mondo accademico. Comunque sia, i nuovi criteri, come quelli passati, dovranno essere sottoposti a periodica valutazione biennale. La stessa difficoltà riscontrata nella formazione delle commissioni, derivanti dalla penuria di professori ordinari, in taluni settori ha portato alla riduzione da 30 a 20, in alcuni casi anche ad appena 10, del numero di prof ordinari per formare rispettivamente i settori scientifico-disciplinari e le commissioni concorsuali. Dalla rosa dei cinque commissari rimane comunque escluso l'esperto internazionale, il quale avrebbe invece potuto garantire una maggiore obiettività nella valutazione della produzione scientifica oggi affidata ai soli professori accademici italiani.
La proroga del blocco del turn-over fino al 2018, approvata con la Legge di Stabilità 2014, ha portato a posticipare di due anni anche la validità dell'abilitazione scientifica nazionale conseguita, che sale dunque da 4 a 6 anni (anche per gli idonei delle sessioni 2012 e 2013), mentre finalmente si elimina la penalizzazione di due anni inflitta a chi era stato respinto e non poteva ripresentarsi alla successiva selezione. Si riduce invece ad un anno lo stop per la partecipazione a nuovi concorsi in caso di bocciatura, regole applicate anche per chi ha partecipato alle sessioni già svolte nel 2012 e nel 2013 e potrà ripresentarsi nel marzo del 2015. La produzione scientifica dei nuovi assunti a seguito dell'idoneità sarà prioritaria nella valutazione delle procedure autorizzative di reclutamento degli atenei.
Scende a dieci il numero minimo di pubblicazioni per poter partecipare alle procedure selettive, anche se una seria riflessione dovrà essere fata in sede regolamentare sull'applicazione delle attuali "mediane" che comunque non tengono conto dell'originalità della produzione scientifica, spesso preclusa per via di un ordine numerico o di una mancata referenza legata a una particolare rivista scientifica di serie A.
"Molti punti introdotti dall'emendamento al decreto di riforma erano necessari – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – e sono quindi condivisibili. È mancato però il coraggio di ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, sul cui ruolo insiste il maggiore carico della didattica e il cui reclutamento, rispetto a quello di associati o ordinari, porterebbe evidenti risparmi di finanza pubblica. Sono già più di 40mila i giovani ricercatori che non trovano posto nei nostri atenei. Né è stata adottata ancora la Carta europea dei Ricercatori che annovera come ricercatori tutti coloro che hanno conseguito il titolo di dottore di ricerca, hanno avuto un assegno o svolto attività di docenza".
"Su questi punti – conclude il rappresentante Anief-Confedir - è bene che l'Aula della Camera e di Palazzo Madama riflettano bene, perché senza sapere non c'è speranza di rilanciare il nostro Paese: abbiamo già bruciato diverse intelligenze sacrificandole negli altari del pareggio di bilancio".
Per approfondimenti:
L'emendamento completo PD al DL riforma della PA
LA SINTESI DELLE NOVITÀ APPROVATE:
Le procedure per indire la terza sessione per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale relative all'anno 2014 sono rinviate all'adozione di nuovi regolamenti che disciplinino la stessa valutazione entro comunque il marzo 2015
E' modificata la legge Gelmini all'articolo 15 e 16 in diversi punti relativi il reclutamento:
- Scende da trenta a venti, a regime, il numero dei professori di prima fascia componenti dei settori concorsuali
- L'abilitazione nazionale avrà durata di 6 anni rispetto ai 4 precedenti
- I criteri di valutazione saranno rivisti alla luce dei parametri relativi al settore concorsuale con un nuovo decreto del ministro e con il parere del CUN e ANVUR
- Scendono da 12 a 10 il numero minimo di pubblicazioni da valutare
- La previsione di una verifica biennale dei criteri di valutazione adottati
- Non più sessioni annuali ma soltanto previste dallo stesso regolamento
- E' eliminato l'esperto internazionale nella valutazione dei candidati come membro della commissione
- La riduzione da trenta a dieci professori ordinari nel sorteggio per la formazione della commissione relativa al settore scientifico-disciplinare
- La ripresentazione della domanda di partecipazione, dopo la bocciatura, ad un anno di distanza del biennio di interdizione precedente
- I candidati bocciati nel 2012 e nel 2013 possono ripresentare la domanda per la prossima sessione se bandita entro febbraio 2015
- L'idoneità alle precedenti sessioni del 2012 e del 2013 rimane valida per sei anni rispetto ai quattro inizialmente previsti
- La valutazione della produzione scientifica dei nuovi idonei assunti dagli Atenei sarà preponderante per la valutazione delle politiche di reclutamento