Secondo i giudici amministrativi i motivi di finanza pubblica non possono sovrastare il diritto allo studio.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il Miur la smetta di combattere la dispersione scolastica adottando impossibili sperimentazioni di cancellazione del tempo scuola. Quel che serve è, piuttosto, elevare l’obbligo scolastico a 18 anni e investire nell’alternanza scuola-lavoro.
La riduzione di un anno della scuola superiore è illegittima: la censura arriva dalla Sezione Terza Bis del Tar Lazio che il 16 settembre ha emesso una sentenza che cancella la sperimentazione introdotta dall’amministrazione scolastica con i decreti del Miur n. 902 e 904 del 5 novembre 2013, sottoscritti dall’ex Ministro Maria Chiara Carrozza, introdotti per favorire la cancellazione del quinto anno di corso nel Liceo Ginnasio Statale “Quinto Orazio Flacco” di Bari, nell’ISS “Ettore Maiorana” di Brindisi, nell’ITE “Enrico Tosi” di Busto Arsizio e nell’I.S “Carlo Anti” di Verona. Di conseguenza, vengono censurate anche le disposizioni analoghe approvate in precedenza dall’ex Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.
I giudici hanno appurato una palese violazione, tra gli altri, degli articoli 8 e 11 del D.P.R. 275 dell’8 marzo 1999, del D.M. n. 88 e 89 del 7 ottobre 2010, nonché dell’art. 64 della Legge 133 del 2010. E hanno ravvisato il mancato parere del Cnpi, che rimane cogente, sebbene una norma della riforma della Pubblica Amministrazione lo abbia superato.
“Sulla cancellazione di un anno della scuola superiore – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il nostro sindacato si è sempre espresso con motivi di ferma opposizione: quello di cancellare un anno di scuola non contiene infatti nessun presupposto pedagogico e didattico, se non la palese volontà di eliminare 40mila posti di lavoro e alleggerire, di conseguenza, la spesa pubblica a danno dell’utenza scolastica”.
Anief ha più volte spiegato che la riduzione dell’offerta formativa e del tempo scuola non farebbe che acuire il problema degli abbandoni scolastici, con Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove vi sono aree con il 45% di studenti che non arrivano al diploma.
“Piuttosto che avventurarsi su percorsi impossibili e poco efficaci nel tentare di ridurre la dispersione scolastica – continua Pacifico –, il Miur farebbe bene a combattere il crescente fenomeno degli oltre 700mila Neet tra 15 e 25 anni con due ‘mosse’: introducendo l’elevazione dell’obbligo formativo a 18 anni, collegare questa novità, già voluta nel 1999 dall’ex Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, con una seria riforma dell’alternanza scuola-lavoro”.
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