Il dato è contenuto nel Documento di Economia e Finanza, in questi giorni emanato dal Mef, e riguarda il disegno di legge “La Buona Scuola” all’esame del Parlamento: per comprendere la pochezza del provvedimento, basta pensare che, nello stesso periodo, le scuole paritarie avranno risorse per 1 miliardo di euro. Sempre dal Mef risulta che anche sul lungo periodo c’è poco da ridere: la spesa per la scuola mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): sono interventi che vanno in contraddizione con il forte interesse per la scuola espresso dal Governo sin dal primo giorno del suo insediamento. E mentre la messa a norma delle scuole continua a non decollare, nelle classi, sempre più ‘pollaio’, si continua a rischiare la vita.
All’indomani della tragedia sfiorata nell’istituto ‘Pessina’ di Ostuni, Anief scopre che nel periodo 2015-2019 il fondo “La Buona Scuola”, in questi giorni all’esame del Parlamento, prevede un finanziamento per il decoro e la funzionalità degli oltre 40mila plessi scolastici italiani pari ad appena 130 milioni di euro. Certo, per l‘edilizia scolastica sono previsti anche altri fondi, ma per comprendere la pochezza del provvedimento basta pensare che, nello stesso periodo, le scuole paritarie avranno risorse per 1 miliardo di euro. I dati provengono da una analisi dell’Anief sui contenuti nel Documento di Economia e Finanza, in questi giorni emanato dal ministero dell’Economia. Dallo studio del documento, inoltre, emerge che nel biennio 2015-2016 saranno esclusi dal Patto di stabilità interno gli interventi per l’edilizia scolastica effettuati da province e città metropolitane per appena 100 milioni di euro.
Secondo Anief, il modesto investimento del Governo per il comparto scuola è in palese contraddizione con quanto espresso 14 mesi fa dallo stesso Esecutivo, che ha messo al primo posto dell’agenda di interventi proprio la riqualificazione dell’istruzione pubblica a partire dal risanamento dell’edilizia scolastica, grazie anche ad un investimento iniziale di circa 2 miliardi di euro. Lo stesso Consiglio dei ministri, lo scorso ottobre, aveva saggiamente approvato in via definitiva un regolamento per destinare parte dell'otto per mille alle scuole, frutto di un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle, come indicato nell’iniziale proposta, presentata nella precedente legislatura dall’on. Tonino Russo (Pd). In particolare, quei i fondi, che hanno ricevuto il parere favorevole del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari di merito, sarebbero dovuti essere destinati alla sicurezza e agli adeguamenti antisismici degli edifici scolastici.
Inoltre, nel 2014 la spesa per redditi da lavoro dipendente della Pubblica Amministrazione è stata pari a 163,87 miliardi, con una riduzione pari allo 0,6 per cento rispetto al 2013. Nel 2013 la riduzione (rispetto al 2012) è stata pari allo 0,7 per cento e nel 2012 (rispetto al 2013) è stata pari al 2,1 per cento.
Diversi sono i fattori che incidono sull’ulteriore riduzione della spesa per redditi per il pubblico impiego (tra riduzione del numero di dipendenti pubblici -5,6 per cento dal 2007 al 2013 e contenimento delle retribuzioni individuali): la razionalizzazione del comparto scuola; il perdurare del blocco dei rinnovi contrattuali 2010-2015; l’introduzione di un limite di spesa individuale rapportato alla retribuzione percepita nell’anno 2010; il riconoscimento solo ai fini giuridici delle progressioni di carriera disposte nel quadriennio 2011-2014; la decurtazione in base al numero delle unità di personale cessate dell’ammontare delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa; la rimodulazione delle limitazioni all’assunzione di personale con modalità diversificate in base alla tipologia di comparto interessato (ad esclusione dei soli comparti Scuola/AFAM e Forze armate).
Le indicazioni negative sul comparto scuola, contenute nel Documento di Economia e Finanza, trovano conferma anche dall’analisi della stampa nazionale: il Corriere della Sera riporta che la spesa per la scuola “mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio. E prima di vedere un’inversione di rotta passerà del tempo, almeno stando alle previsioni del Def: la spesa pubblica per istruzione, che partiva dal 3,9% del Pil del 2010, passerà dal 3,7% del 2015 al 3,5% del 2020, al 3,4% del 2025, al 3,3% del 2030 e del 2035”.
“Si tratta di interventi che vanno in contraddizione con il forte interessa per la scuola, espresso dal Governo sin dal primo giorno del suo insediamento”, sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.
“Si tratta di una politica che non possiamo condividere, perché mentre la messa a norma delle scuole continua a non decollare, con l’anagrafe dell’edilizia scolastica che si rimanda di anno in anno, nelle classi si continua a rischiare la vita. E i governi non si sottraggono alla tentazione di far quadrare i conti pubblici riducendo finanziamenti all’istruzione. Per comprendere la gravità della situazione, non dimentichiamoci che al taglio di quasi 4mila istituti e 200mila unità di personale, tra docenti e Ata, conseguenti ai tagli della riforma Gelmini, si sono aggiunti i nuovi tetti, rialzati, relativi – conclude Pacifico - al numero di alunni per classe: tanto che oggi se ne contano 326 con oltre 30 allievi”.
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