Ma l’Avvocatura dello Stato si supera quando sostiene che il blocco dei contratti non avrebbe minimamente intaccato le prerogative sindacali, al punto che “in questi anni la contrattazione integrativa e quella sugli aspetti normativi è andata quasi sempre avanti”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): è una posizione che ci lascia a dir poco perplessi perché proprio in questi anni gli stipendi del personale della scuola, poiché fermi, sono scesi di 4 punti percentuali sotto l’inflazione. E quelli degli altri dipendenti pubblici di 3 punti. Con l’indennità di vacanza contrattuale, attraverso cui si sarebbe recuperata almeno una parte del mancato adeguamento stipendiale, bloccata anch’essa almeno fino al 2018. Nel frattempo, la stessa Consulta ha dato ragione ai magistrati, nel 2012, e ai pensionati, quest’anno, ritenendo illegittimo il blocco stipendiale. Il punto non è quello di bloccare lo stipendio ai 3.232.994 dipendenti pubblici, sul quale ci sarebbe comunque da discutere, ma soffermarsi sulla liceità del Governo di decidere per decreto il blocco della contrattazione. Il 23 giugno sapremo chi ha ragione.
“La difesa dell’Avvocatura dello Stato sul blocco dei contratti pubblici nel periodo 2010-2015, con un “effetto strutturale” di circa 13 miliardi annui dal 2016, rischia di spostare il centro del dibattito su un aspetto secondario della vicenda giudiziaria: il punto centrale non è quello di bloccare lo stipendio ai 3.232.994 dipendenti pubblici, sul quale ci sarebbe comunque molto da discutere, ma soffermarsi sulla liceità del Governo di decidere per decreto il blocco della contrattazione mettendo in questo modo a repentaglio i diritti dei lavoratori statali”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal, commentando l’espressione dell’Avvocatura dello Stato secondo cui la Costituzione contiene anche un importante principio, quello del pareggio di bilancio.
Nel documento dell’Avvocatura, firmato dal legale Vincenzo Rago, vengono citati gli articoli 81 e 97 della Costituzione, il cui rispetto giustificherebbe l’approvazione dei due decreti (art. 9 dl 78/2010 e art. 16 dl 98/2011) che per fronteggiare l’emergenza finanziaria hanno bloccato il rinnovo dei contratti pubblici: questo provvedimento, che ora viene difeso a spada tratta, sarebbe servito a far risparmiare allo Stato almeno 35 miliardi. Per il futuro, sempre per l'Avvocatura, il risparmio garantito sarebbe di 13 miliardi l'anno. Ma l’Avvocatura dello Stato si supera quando sostiene che il blocco dei contratti non avrebbe minimamente intaccato le prerogative sindacali, al punto che “in questi anni la contrattazione integrativa e quella sugli aspetti normativi è andata quasi sempre avanti”.
“Si tratta di una posizione che ci lascia a dir poco perplessi – risponde Pacifico – perché proprio in questi anni gli stipendi del personale della scuola, poiché fermi, sono scesi di 4 punti percentuali sotto l’inflazione. E quelli degli altri dipendenti pubblici di 3 punti. Con l’indennità di vacanza contrattuale, attraverso cui si sarebbe recuperata almeno una parte del mancato adeguamento stipendiale, bloccata anch’essa almeno fino al 2018. Nel frattempo, la stessa Consulta ha dato ragione ai magistrati, nel 2012, e ai pensionati, quest’anno, ritenendo illegittimo il blocco stipendiale”.
Intanto, però, l’iter giudiziario prosegue: la Consulta, a seguito della sentenza sul precariato scolastico in Italia della Corte di Giustizia europea, ha finalmente fissato la data dell’udienza per il prossimo 23 giugno: per la Confedir, si sono costituti in giudizio i legali Anief Sergio Galleano e Vincenzo De Michele, che hanno chiesto il rispetto della normativa comunitaria proprio sulle norme nazionali che hanno cambiato in corsa le regole del contratto nazionale sulla contrattazione e la rappresentatività dei lavoratori. Il tempo dell’attesa è quasi finito: presto la Consulta ci dirà come stanno le cose.
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Pa, rischio contratti da 35 miliardi(Il Sole 24 Ore del 5 giugno 2015)