Varie

Non è solo un problema demografico e migratorio, ma preoccupa anche il divario sul tasso di abbandono scolastico in età di obbligo formativo. Se non si inverte la tendenza con un serio piano di sviluppo economico, l’implementazione di idee e risorse, il Meridione è condannato all’eutanasia.

È un’Italia a due velocità quella che il Miur ha registrato in questi giorni per determinare il numero di addetti del prossimo anno scolastico. Da una parte c’è il Centro-Nord, che si contraddistingue per gli aumenti costanti delle iscrizioni degli alunni, con delle regioni, come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, dove l’incremento annuo è anche di decine di migliaia di allievi ed in cinque anni si sono registrati quasi 200mila iscritti in più (con un incremento medio del 5% circa di alunni).

Dall’altra c’è il Sud, dove nell’ultimo quinquennio si sono persi per strada quasi 95mila alunni. I quali rappresentano una riduzione del 4,8%, con la primaria a preoccupare maggiormente, visto che il saldo negativo è di oltre 41 mila iscritti (-5,8%). Molise, Basilicata e Calabria rappresentano i casi peggiori, con riduzioni che si attestano tra il 7% ed il 9%. Mentre negli istituti superiori la flessione ha addirittura superato il 10%. Desolante anche il resoconto delle Isole, dove dal 2007/08 ad oggi mancano all’appello 53mila alunni in meno (-5,9%).

Secondo l’Anief si tratta di dati inequivocabili, che non possono in alcun modo far giungere a conclusioni positive e rassicuranti. Prima di tutto perché, nonostante siano passati più di 150 anni dall’Unità d’Italia, ancora rimane irrisolto il problema del troppo diverso sviluppo delle aree del Paese.

“Se non si inverte la tendenza, almeno a livello scolastico, il Meridione sembra sempre più condannato all’eutanasia”, sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. “È evidente che se non si attua con urgenza un serio piano di sviluppo economico – continua il rappresentante del giovane sindacato - il nostro Paese è destinato, almeno a livello di istruzione, a separarsi. Con il Nord che guarda sempre più da vicino l’Europa, mentre il Sud non riesce nemmeno a garantire il diritto allo studio”.

Ma a cosa si deve questa netta discrepanza? L’ufficio studi dell’Anief ritiene che non possa essere ininfluente il fenomeno della forte riduzione del tasso demografico. A cui si aggiunge quello dei flussi migratori. Entrambi, di sicuro, penalizzano il Meridione. Ma c’è dell’altro: assieme a certi andamenti, che potremmo definire ‘fisiologici’, si deve registrare il colpevole fenomeno dei mancati investimenti da parte dello Stato, della scarsità delle idee e delle risorse messe a disposizione dal Governo centrale.

“Con i cittadini del Meridione e delle Isole – continua Pacifico - che si sono ritrovati in un inconcepibile stato di abbandono e di solitudine, contro i quali ben poco può fare anche l’Unione Europea. La quale ha sempre cercato, nello stesso periodo, di stimolare i Paesi membri, indicando l’esigenza di raggiungere delle percentuali nazionali sulla dispersione scolastica sempre più modeste. Anche perché è storicamente provata, oltre che confermata di recente dall’Istat, la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, modesti profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro”.

Non a caso, pure sul versante dell’abbandono dei banchi di scuola, la storia si ripete: mentre l’Ue ci chiede di raggiungere, nel 2020, un tasso medio nazionale di abbandono tra il 15 e il 16%, in Italia ci ritroviamo con il Centro-Nord vicino a questa soglia. E la forbice rispetto al Sud che continua sempre più ad allargarsi. Con alcune regioni, come la Sicilia, dove la quota di coloro che lasciano gli studi in età di obbligo formativo supera ancora il 25%.

“Questa situazione va denunciata a voce alta, perché – conclude il presidente dell’Anief – la politica dei mancati investimenti sta di fatto condannando le attuali e future nuove generazioni del Sud Italia. Ma lo Stato può rinunciare alla volontà di assolvere alla formazione di una parte dei suoi giovani? Possono i nostri governanti non garantire il valore etico del lavoro, legato al concetto stesso di cittadinanza previsto dall’articolo Uno della Costituzione?”.

 

Data la proroga della scadenza delle domande di pensionamento fino al 5 febbraio 2013 verrà prolungata l'apertura degli sportelli di consulenza sulle pensioni attivi sul territorio. I link di seguito verranno aggiornati a breve. Si potrà in ogni caso far riferimento anche alla Segreteria Nazionale per le consulenze sulle domande di pensionamento.

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

Emilia Romagna

Friuli Venezia Giulia

Lazio

Liguria

Lombardia

Marche

Molise

Piemonte

Puglia

Sardegna

Sicilia

Toscana

Trentino Alto Adige

Umbria

Veneto

 

 

 

 

Istruzione – Italia umiliata dalle bacchettate di Schleicher, vicedirettore educazione Ocse: troppo alto il gap Nord-Sud e poca attenzione alla figura del docente, prenda l’esempio di Finlandia e Cina. Il commento Anief-Confedir: nel nostro Paese negli ultimi anni la già ‘magra’ spesa per il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha registrato un -5,4%. Sono state tagliate migliaia di classi, sedi e dirigenze scolastiche. Bloccati gli stipendi al personale, che è stato anche ridotto di 150mila posti tra docenti e personale Ata. Pacifico (Anief-Confedir): serve un cambio di marcia, il Governo che verrà non ha scelta.

Quando si parla di istruzione a livello internazionale, oramai per l’Italia non ci sono che bacchettate. Stavolta l’autore è Andreas Schleicher, vicedirettore per l'educazione dell'Ocse e ideatore della classifica ranking Pisa, che misura la preparazione degli studenti, il quale ha duramente ammonito il nostro Paese sul fronte della qualità dell’istruzione pubblica. Ancora una volta si parla di scarsi investimenti per il settore: l'Italia infatti concede alla formazione delle nuove generazioni appena il 4,9 % del Pil, contro una media Ocse del 5,8%. Ciò avviene per due motivi: per il perdurare del gap tra l’istruzione del Nord e quella del Sud d'Italia; per colpa della poca attenzione alla pratica professionale e alla mancata incentivazione degli studenti migliori a diventare insegnanti.

Schleicher prende anche come esempi positivi la Finlandia, al top delle classifiche internazionali, dove la carriera di docente è la seconda professione più ambita, e la Cina, che invia i professori in carriera nelle scuole più difficili per dimostrare le proprie abilità. E poi sottolinea quanto, rispetto a questi modelli trainanti, l’Italia sia “ancora molto indietro”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato per la scuola Confedir, “le affermazioni di Schleicher confermano che senza un serio piano industriale sullo sviluppo del patrimonio culturale e uno stop ai tagli indiscriminati non si potrà mai parlare di elevazione della qualità dell’istruzione pubblica italiana. Basta dire che nell’ultimo ventennio la già ‘magra’ spesa per il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca è scesa in Italia del 5,4% contrariamente agli investimenti decisi negli Stati Uniti e in Germania”.

Il sindacato non può non rilevare che negli ultimi anni nel nostro Paese si è pensato bene di cancellare anche la figura del ricercatore e tagliare 150mila posti tra docenti e personale Ata. E nell’ultimo periodo si sono annullate migliaia di classi, sedi e dirigenze scolastiche. Per non parlare degli stipendi del personale scolastico, bloccati per quattro anni, e dell’utilizzo di personale precario per un settimo del fabbisogno ordinario.

“Avvicinare l’Italia ai Paesi più avanzati sul fronte dell’istruzione – ricorda Pacifico – significa abbandonare la strada controproducente dei tagli lineari ai servizi e dell’aumento della pressione fiscale: l’unica strada rimane la riconversione industriale e produttiva intorno a un progetto condiviso che rilanci il nostro unico patrimonio culturale che ha già avuto in passato l’onore di ospitare la metà dei monumenti Unesco dell’umanità. Attraverso la cultura si può vivere, ma soltanto se si crede e si investe in chi vi opera quotidianamente. Quello che dovrà fare necessariamente il nuovo Governo, sempre se vorrà voltare pagina”.

 

Per venire incontro alle richieste di consulenza sulle domande di pensionamento saranno a disposizione di tutti gli interessati sportelli di consulenza straordinaria aperti su tutto il territorio nazionale fino al 23 gennaio 2013. Di seguito i link agli sportelli aperti sul territorio regione per regione, i link non ancora attivi verranno aggiornati a breve. Si potrà in ogni caso far riferimento anche alla Segreteria Nazionale per le consulenze sulle domande di pensionamento.

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

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Friuli Venezia Giulia

Lazio

Liguria

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Sardegna

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Trentino Alto Adige

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La forza e l’efficienza dell’Anief sono costruite sulla base di fatti concreti. Dopo il punto sulle attività del 2012, realizzato del presidente nazionale Marcello Pacifico, che si è soffermato su attività, ricorsi, azione confederale, corsi e servizi - ripresi dalla stampa nazionale, locale e specialistica, attraverso ben 750 articoli - il giovane sindacato propone ora un altro resoconto davvero emblematico. Stavolta vengono descritte azioni, proposte e sentenze che, mese per mese, hanno confermato i successi del giovane sindacato, il cui operato è ormai diventato un punto di riferimento centrale per la tutela dei diritti dei lavoratori della scuola.

GENNAIO 2012
Concorso dirigenti, il Consiglio di Stato aumenta i dubbi sulla regolarità e cavalca l'ipotesi di annullamento avallata dall’Anief
Le sentenze dei giudici pongono seri dubbi sulla validità del concorso per diventare dirigenti scolastici. A far vacillare la regolarità delle prove preselettive, da cui scaturirebbe la necessità di ripartire da zero, sono in particolare due ordinanze dell’11 gennaio emesse dal Consiglio di Stato (la n. 64/2012 e la n. 67/2012) su sollecitazione dell’Anief: i giudici di secondo grado nel confermare il provvedimento monocratico che aveva consentito l’ammissione alle prove scritte di alcune decine di ricorrenti (che nei test preselettivi avevano maturato un punteggio tra i 75 e gli 80 punti), sembrano quasi voler anticipare la decisione di merito che sarà chiamato ad esprimere il Tar del Lazio (su indicazione sempre di Palazzo Spada).
“Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe - sostiene il Cds - appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato, per un verso, il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e, per altro verso, l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali”.
L’Anief aveva chiesto ai giudici di considerare l’esito di una perizia tecnica sui contenuti dalla prova pre-selettiva, svolta il 12 ottobre 2011: nella perizia, depositata il 3 gennaio, il giovane sindacato ha riscontrato ulteriori nuovi errori (ai 22 precedentemente segnalati) nella formulazione delle risposte somministrate il giorno delle prova. Ma non solo: il sindacato ha anche contestato al Miur “la nomina dei commissari deputati alla formulazione dei quesiti contestati, che doveva essere delegata all’Invalsi e non all’Ansas, ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 140/2008, né tanto meno a soggetti esterni allo stesso Ansas, come addirittura avvenuto”.

FEBBRAIO 2012
Boom di indennizzi a favore dei precari
Applicando una sentenza della Corte europea e la direttiva Ue 1999/70/CE, attraverso cui vengono cancellate le discriminazioni tra precari e personale di ruolo sanzionando quei datori di lavoro che non stabilizzano i lavoratori con alle spalle almeno tre anni di servizio, il giudice del lavoro accorda ad una insegnante precaria lombarda quasi 30mila euro: la causa è patrocinata dall'avvocato Ezio Guerinoni, del sindacato Anief.
La docente precaria riceverà dallo Stato ben 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto percepita (oltre 10.000 euro). A cui si aggiungono 2.880 euro come scatti biennali maturati e non corrisposti nel periodo di precariato e 14.354 euro quali retribuzioni non percepite nei mesi di luglio e agosto per gli anni in cui il contratto era stato stipulato fino al 30 giugno ma su posto vacante e disponibile.
Per l’Italia si tratta di una sentenza “faro”, da cui ne deriveranno tante altre. Al punto che per le casse dello Stato potrebbe rivelarsi davvero sconveniente, visto che rimangono in attesa di giudizio altri 40mila docenti precari "storici": l’esborso potenziale di soldi pubblici potrebbe rivelarsi davvero salato, fino a 4 milioni di euro.
Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, si sofferma proprio sul fatto che nei giorni successivi "anche altri tribunali del lavoro confermano tale parere. Evidentemente il diritto non perdona all'amministrazione italiana la violazione della normativa europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici, ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato". Per il sindacalista il Miur non ha scelta: "assuma tutti i precari in blocco. Ciò comporterebbe un esborso per le casse dello Stato decisamente minore".

MARZO 2012
Elezioni Rsu: l’Anief diventa il sesto sindacato d’Italia del comparto Scuola
L’impossibilità a presentare liste e iscritti in un alto numero di istituti – dovuta alla iniqua legge che permette solo ai sindacati più rappresentativi di svolgere riunioni in orari di servizio - impedisce all’Anief di raggiungere la quota del 5%. Sbarramento superato il quale il sindacato avrebbe potuto sedersi al tavolo delle trattative.
Alla fine saranno comunque quasi 10mila i voti conquistati, con centinaia di Rsu elette in tutta Italia. Tuttavia, considerando anche la giovane età del sindacato, non si poteva fare realisticamente meglio. Anche perché l’Aran comunica che l’Anief per numero di deleghe è già sopra ai Cobas: se i sindacati di base detengono 6.533 tessere, l’Anief a soli quattro anni dalla nascita detiene già 8.623 iscritti!
Secondo Marcello Pacifico "è un segnale importante se si pensa che finalmente, dopo venti anni, nella scuola si comincia a percepire un'alternativa ai sindacati tradizionali di potere o di base. La scelta di non connotare ideologicamente il nuovo sindacato, ma di orientarlo alla tutela dei diritti attraverso il sapiente ricorso alla magistratura, - conclude Pacifico - oggi risulta non soltanto apprezzata dai colleghi ma vincente in un momento in cui la contrattazione è bloccata”.

APRILE 2012
A Milano una sentenza storica: i candidati nelle GaE trasferiti a “pettine”
Il tribunale del lavoro di Milano chiude nel merito la vertenza iniziata dai ricorrenti dell’Anief nel 2009 al Tar Lazio, confermando l’inserimento a “pettine” dei precari che avevano chiesto di essere trasferiti su altra provincia e respingendo, di conseguenza, il sistema delle “code” introdotto nel 2007 dall’ex ministro Giuseppe Fioroni.
Il concetto che i giudici del lavoro hanno ribadito è stato quello di tutelare la parità di trattamento tra tutti gli oltre 200mila supplenti presenti nelle graduatorie ad esaurimento: una posizione, del resto, già espressa dai giudici costituzionali, che va nella direzione di tutelare la parità di trattamento fra i docenti presenti nelle graduatorie ad esaurimento.
Grazie a questa sentenza due insegnanti donne ottengono subito l`assunzione a tempo indeterminato retrodatata di due anni: dal 2011 al 2009. Il provvedimento dell`autorità le penalizzava sul piano retributivo e le obbligava ad aspettare più tempo per eventuali trasferimenti di sede. Dopo che la controversia è passata dal Tar Lazio, ora è confermata attraverso la giurisdizione del giudice ordinario: si controverte infatti sugli atti di gestione della graduatoria utile per l`eventuale assunzione, che rientrano tra le determinazioni assunte con la capacità e i poteri del datore di lavoro privato e rispetto ai quali sono configurabili solo diritti soggettivi. E soprattutto deve essere riconosciuto l`inserimento a "pettine" dei precari che avevano chiesto di essere trasferiti in un`altra provincia rispetto a quella di residenza e deve essere respinto il sistema delle "code".
Anche in questo caso, la sentenza di Milano apre le porte alla riscossione di indennizzi tutt’altro che figurativi. “Finalmente – dice Marcello Pacifico - dopo la recente conferma dei provvedimenti cautelari e commissariali avvenuta in quasi tutte le corti territoriali, negli scorsi mesi, in tema di inserimento a pettine dei ricorrenti per via della riassunzione dei processi avviati tempo addietro, vi è la prima sentenza di merito, emanata in tempi record e tanto attesa dal Miur, che non a caso aveva accantonato circa 1.500”.

MAGGIO 2012
Esposto alla Corte Conti sul concorso per dirigenti scolastici
Il sindacato presenta un esposto al procuratore generale della Corte dei Conti, a seguito dell’ostinazione del Miur di voler proseguire il concorso per diventare dirigente scolastico: secondo il presidente, Marcello Pacifico, non è stata presa "nella giusta considerazione la sentenza di merito del Tar del Lazio a seguito del parere del Consiglio di Stato, che ha acclarato l'erroneità di un numero tutt'altro che trascurabile di test presentati ai 32.000 candidati lo scorso 12 ottobre, in occasione delle prove preselettive del concorso".
Ora il Miur fa sapere che "a ciascun componente delle commissioni esaminatrici dei concorsi indetti per il reclutamento dei dirigenti scolastici viene corrisposto un compenso base" pari a 251 euro per il Presidente e 209,24 euro per il componente. Inoltre, "a ciascun componente le commissioni esaminatrici dei concorsi viene corrisposto un compenso integrativo pari a 0,50 euro per ciascun elaborato o candidato esaminato". In ogni caso "i compensi non possono eccedere 2.051,70 euro", con l'eccezione dei presidenti per i quali l'importo va incrementato del 20%.
"Poiché il concorso è destinato a decadere - ha spiegato il presidente dell'Anief - è evidente che questi soldi potevano essere risparmiati. Il Tar non potrà che dimostrare l'avvenuto danno erariale". Un danno che va ascritto a qualcuno "che opera all'interno dello Stato senza tenere conto delle conseguenze del suo operato".

GIUGNO 2012
L’Anief aveva ragione: sono illegittimi il dimensionamento scolastico e la soppressione di oltre 2.600 istituti
La Consulta emette la sentenza 147/2012, attraverso cui ritiene costituzionalmente illegittimo l'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi Legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primaria e medie con meno di mille alunni: questa norma contrasta palesemente con l'articolo 19, comma 4, della manovra è (quello che determina le competenze legislative di Stato e Regioni), "essendo una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente". Una decisione del genere, ha spiegato la Corte Costituzionale, non doveva essere presa autonomamente dallo Stato, che in questo modo ha scavalcato la sovranità delle Regioni.
Il sindacato dà quindi mandato ai suoi legali perché impugnino tutti i decreti assessoriali riguardanti la cancellazione o l'accorpamento di istituti scolastici, ormai dichiarati incostituzionali.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, "la Gelmini dopo essere stata bacchettata per i mancati inserimenti a 'pettine' dei precari, ha ricevuto una bocciatura anche per l'inadeguato provvedimento che ha dimensionato in 15 giorni la rete scolastica italiana cancellando 2.000 presidenze".
"Questa sentenza dei giudici - continua il presidente dell'Anief - oltre a ripristinare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, manda dunque un chiaro segnale verso il precedente Governo. E rende vano il suo tentativo di calpestare, con una legge estiva, i diritti dell'utenza costituzionalmente protetta".

LUGLIO 2012
Spending review, arrivano le 10 proposte dell’Anief per salvare la scuola e non distruggere il merito
Il sindacato presenta delle proposte concrete da sottoporre come emendamenti al maxi-provvedimento di contenimento della spesa pubblica all’esame del Governo Monti: stabilizzare i precari, abolire la trattenuta Enam, salvare la professionalità di inidonei e ITP, garantire l'indennità di reggenza a vicari, aprire la finestra sulle pensioni, salvare l'assegnazione provvisoria ai neo-assunti e le ferie dei precari, istituire l'albo dei ricercatori universitari, sfoltire i processi in corso.
Sono le 10 proposte rivolte dall'Anief ai senatori della Repubblica per "risparmiare milioni di euro senza distruggere il merito".
"A costo zero - spiega il sindacato - la ricetta per stabilizzare i precari della scuola che dopo tre anni continuano a essere chiamati come supplenti. La carriera è, infatti, bloccata per i colleghi di ruolo, perché non assumerli? Si risparmierebbero 8 milioni di euro per ogni denuncia di infrazione rispetto alle migliaia in corso". Ancora, "perché non obbligare gli ispettori o lo stesso personale della scuola a revisionare gratuitamente i conti, visto che già il Dsga deve preparare la relazione, il dirigente deve sostenere la contrattazione con le RSU, ed è sempre possibile sporgere denuncia alla magistratura contabile? Risparmi per altri 4 milioni di euro". E poi, "perché costringere i docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute a non valorizzare la propria professionalità nelle biblioteche o ancora perché non consentire agli insegnanti tecnico-pratici di frequentare i TFA e riconvertirsi in altra classe di concorso in base al titolo di studio?".
Per non parlare dei risparmi dovuti alla riapertura dei concorsi per ricercatore, magari utilizzando personale specializzato da anni nella docenza e nella ricerca, senza coprire assegni milionari per associati o ordinari, come fanno in Europa. Ancora risparmi nati dalla volontà di non legiferare contro direttive comunitarie che assicurano la monetizzazione delle ferie non godute per malattie o altra ragione, e ancora risparmi per la liquidazione di enti i cui servizi non sono più dispensabili come quelli offerti dall'Enam.
"E che dire - prosegue l'Anief - del caos presso le Corti del lavoro per ricorsi individuali che, sebbene riguardino procedure concorsuali, non sono più gestiti dal Tar Lazio in forma collettiva, con danni permanenti nelle tasche dei contribuenti?".
Nello spirito della legge vanno le proposte emendative preparate dall'Anief anche per garantire la mobilità del personale neo-assunto che si potrebbe ritrovare dal prossimo anno cassa-integrato o per lasciare andare in pensione quelle migliaia di colleghi che avevano iniziato il 1° settembre 2011 il loro ultimo anno di servizio o ancora "per non mortificare la professionalità dell'unica figura intermedia - quadro - del vicario, introdotta nell'amministrazione scolastica".
La mancanza di disponibilità da parte del Governo a recepire le proposte è tuttavia palese. A fine luglio, il sindacato deve prendere atto dell'assenza del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, al tavolo di confronto fissato a Palazzo Vidoni con le parti sociali: "contestiamo l'assenza del Governo in un momento in cui - ha detto Marcello Pacifico - sarebbe stato veramente importante ascoltare tutti, in particolare per attuare un approfondimento sugli emendamenti accantonati e presentati dai sindacati".

AGOSTO 2012
Grazie ai ricorsi Anief, il Miur dà il via libera a 21mila assunzioni
"Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha costretto il Governo ad assumere più di 20mila docenti precari". Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, la pubblicazione del decreto di assunzione in ruolo di circa 21mila insegnanti da parte dal Ministero dell'Istruzione. "Attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - ricorda Pacifico - abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione che non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite". Grazie all'azione dell'Anief, dopo un ventennio durante il quale la scuola ha raggiunto i suoi obiettivi formativi sfruttando cinicamente la preziosa opera di centinaia di migliaia di supplenti, finalmente qualcosa è cambiato: i tantissimi precari hanno capito che per ottenere l'immissione in ruolo, dando compimento al loro onorato servizio, bisognava rivolgersi ai giudici. "Ecco così svelato il mistero - continua Pacifico - su come pur in presenza di una nuova riduzione degli organici del pubblico impiego e del mantenimento del blocco del turn over nella pubblica amministrazione, nella scuola si continua ad assumere: il merito e' del nuovo modo di fare sindacato, con ricorsi sistematici ai tribunali laddove il legislatore non riesce o non vuole tutelare i diritti dei lavoratori precari".
Il sindacato sin da subito si dice tuttavia preoccupato per le sorti del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, sul quale giungono invece notizie di rinvii e di riduzione del contingente di assunzioni, peraltro già inizialmente limitato a poco più di 5.300 posti. L'Anief non può che esprimere il proprio disappunto. "Il problema - sostiene il suo presidente - è che in questo caso l'amministrazione ancora non applica quanto previsto dalla legge sui posti vacanti e disponibili. Poiché quest'anno sono state assegnate oltre 35mila supplenze fino al termine dell'anno scolastico, anche considerando la contestata riconversione del personale docente inidoneo e degli Itp in soprannumero, potevano essere decretate almeno 27mila nuove assunzioni".
Anche per il personale Ata il sindacato ha quindi intenzione di continuare il contenzioso nelle aule dei tribunali.

SETTEMBRE 2012
Concorso a cattedra, subito denunciati otto punti di criticità
Il 25 settembre il Miur pubblica il bando per il concorso a cattedra per l’assegnazione di 11.542 posti da suddividere su tutti gli ordini di scuole. Secondo l’Anief l'amministrazione ha commesso diversi errori di legittimità, violando palesemente delle norme previste dal testo unico (D.Lgs 297/1994 come modificato dalla L. 124/99) richiamato (art. 400) per l'autorizzazione dello stesso nuovo concorso a cattedra".
Nella stessa giornata di pubblicazione delle regole che disciplinano la procedura selettiva diretta, gli esperti dell’Anief fanno quindi emergere otto punti di criticità. Viene sollevato, per via giudiziaria, un caso di evidente illegittimità del bando stesso.
Ecco le motivazioni.
1. I docenti con titolo di laurea conseguita dopo il 2002 fino al giorno del 25 settembre 2012, se questa rappresenta titolo idoneo per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, potrebbero partecipare al concorso: l’esclusione è illegittima;
2. Lo stesso concetto vale per i docenti di ruolo, che non devono essere esclusi dal concorso;
3. La soglia minima per l’ammissione alla seconda prova dovrebbe essere di 30/50. Il punteggio del test di preselezione deve essere equivalente al vecchio voto 6 e quindi basterebbe raggiungere 30. E non 35, come invece stabilito dal Miur;
4. La prova scritta di lingua straniera nella scuola primaria non dovrebbe essere obbligatoria. Il Testo Unico parla, infatti, di prove facoltative;
5. Anche l’accertamento della conoscenza della lingua straniera all’orale non dovrebbe essere un obbligo;
6. La legge vigente prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del concorso precedente, possa optare per il vecchio punteggio prima dell’esame dei titoli. Invece il bando non offre questa opzione;
7. Dalla tabella dei titoli è erroneamente assente ogni valutazione per la permanenza nelle graduatorie. Mentre viene riconosciuto un punteggio superiore al titolo delle scuole di specializzazione rispetto ad altri titoli universitari.
8. Graduatoria di merito con validità triennale. Il concorso è stato bandito secondo il Decreto Legislativo 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovare il concorso ogni tre anni. Di conseguenza, sarebbero infondate le rassicurazioni del ministro Profumo, che ha annunciato un nuovo bando nella primavera del 2013, a meno che non venga poi emanato un regolamento attuativo diverso dalle disposizioni legislative in vigore. Il concorso dovrebbe in ogni caso garantire una graduatoria di merito di durata triennale.

OTTOBRE 2012
Legge stabilità, per l’Anief è incostituzionale portare l’orario dei docenti a 24 ore
L’Anief anticipa la protesta generalizzata contro l’emendamento del Governo Monti che avrebbe portato l'orario di servizio del personale docente della scuola secondaria a 24 ore settimanali: il sindacato esce subito allo scoperto dichiarando che non è un'operazione possibile, ancora di più perché assunta unilateralmente ed in cambio di insensati giorni di ferie in più da fruire in periodi di sospensione delle attività didattiche. Inoltre, per fare modifiche così rilevanti dell’orario non basta un decreto governativo d'urgenza, ma bisogna necessariamente rimettere mano al contratto di lavoro di categoria. Che invece al momento rimane bloccato”.
L'Anief ricorda al Governo che, "come già previsto dall'art. 39 della Costituzione e dalle norme derivanti, la modifica dell'orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale un decreto di questa portata".
“L'articolo 39 della Costituzione, d'altronde, - spiega Marcello Pacifico - prevede che il rapporto di lavoro sia regolato da un accordo tra la parte datoriale e il sindacato, mentre l'articolo 36 della Costituzione impone uno stipendio proporzionale alla mole di lavoro e l'obbligo delle ferie che non possono essere considerate una monetizzazione di una prestazione lavorativa, ma un riposo dall'ordinario lavoro”.
Per queste ragioni, Anief lancia un appello al ministro Profumo perché ritiri questa insensata e incostituzionale proposta.
Assieme a Unicobas Scuola, USB-Scuola, USI Scuola, CUB-Sur, Orsa Scuola e Università e SAB, l’Anief decide anche di avviare un settimana di attività essenziali: i docenti non assolveranno incarichi per la realizzazione del Pof, corsi di recupero, sportelli didattici e di supporto, viaggi di istruzione. L’iniziativa si chiamerà, ispirandosi al ministro dell’Istruzione, “Profumo... di didattica”.

NOVEMBRE 2012
Abuso di precariato, l’Anief vola a Bruxelles e ottiene subito risultati strabilianti
Il presidente dell’Anief vola a Bruxelles per denunciare violazione della direttiva che obbliga ad assumere i precari dopo 36 mesi: deposita alla Commissione Ue la denuncia per la reiterata violazione dell’Italia della direttiva comunitaria 1999/70 e annuncia l’arrivo di altre migliaia di denunce da parte dei precari docenti e Ata della scuola italiana. La questione è infatti ancora aperta, nonostante la recente sentenza della Cassazione che bloccherebbe le assunzioni dei precari anche di lunga durata.
Secondo Pacifico "la direttiva CE che obbliga ad assumere questi dipendenti, peraltro recepita nel nostro ordinamento già dal decreto legislativo 368/01, non può infatti continuare a non essere considerata, solo per garantire risparmi o aumenti di produttività e a dispetto della cancellazione di diritti soggettivi riconosciuti prima ancora che dall’Europa dalla nostra Costituzione".
“Non è possibile – continua il presidente dell’Anief – che il personale pubblico considerato nell’immediato idoneo a svolgere la funzione richiesta, non sia più tale per svolgere lo stesso lavoro a tempo indeterminato. È giunto il momento di eliminare tutte quelle norme derogatorie alla normativa comunitaria per evitare una palese discriminazione dei lavoratori italiani del pubblico impiego”.
Il sindacato decide anche di offrire gratuitamente ai precari il modello di denuncia da inviare in Europa, dove è bene ricordare che ogni procedura acclarata costa una condanna fino a 8 milioni di euro per lo Stato soccombente.
Immediatamente dopo l’operato dell’Anief, la Commissione Ue apre una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per l’abuso dei contratti a tempo determinato. “Si sta indagando – ha fatto sapere la Commissione europea - sull'apparente assenza di veri rimedi quando c'è abuso di questo tipo di contratti per tutto il personale scolastico, non solo insegnante. Sembra che ci sia un trattamento meno favorevole del personale fisso rispetto a quello temporaneo”. Sempre l’organismo superiore di Bruxelles ricorda che “la direttiva chiede che si adottino delle misure e la Commissione le sta aspettando da parte dell'Italia”.
“È a questo punto evidente che la controffensiva dell’Anief – commenta Pacifico – comincia a portare i primi preziosi frutti: l’apertura della procedura d’infrazione che la Commissione europea ha aperto verso l’Italia dimostra che se il nostro Paese vuole stare in Europa deve obbligatoriamente rispettare le procedure che Bruxelles impone sul diritto del lavoro e sulle assunzioni dei cittadini che vi operano”.
Nelle stesse ore, la Ragioneria Generale dello Stato fa sapere che i precari della scuola pubblica italiana sono diventati 136.000: un record, da cui emerge che i supplenti annuali delle nostre scuole rappresentano ormai oltre la metà della quota totale di lavoratori non di ruolo che operano oggi continuativamente nel pubblico impiego.

DICEMBRE 2012
Concorso a cattedra, l’Anief aveva ragione: partecipano anche laureati negli ultimi 10 anni e docenti di ruolo
Sono 2.000 i docenti laureati degli ultimi dieci anni che si sono rivolti al Tar Lazio al fine di poter partecipare all'ultimo concorso a cattedra, di cui oltre 1.500 con il patrocinio del sindacato Anief: “dopo le prime ordinanze cautelari e i decreti monocratici ottenuti, i giudici del Tar del Lazio hanno esteso il provvedimento cautelare a tutti i ricorrenti, confermando l'apprezzamento del fumus boni iuris nei ricorsi presentati dal sindacato”, annuncia Marcello Pacifico.
Cade anche il divieto previsto dal ministero di partecipare per i docenti abilitati ma già di ruolo: anche in questo caso, grazie ad provvedimento cautelare dal Tar, tutti i ricorrenti Anief partecipano alle pre-selezioni del 17 e 18 dicembre.
Alla fine, tutti i laureati negli ultimi dieci anni e i docenti già di ruolo che, attraverso il patrocinio dell'Anief, hanno fatto ricorso al Tar del Lazio, si sono presentati alle prove e hanno potuto rispondere ai 50 quesiti a risposta multipla su capacità logiche e di comprensione del testo, competenze digitali e linguistiche.


Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief "i giudici del Tar, come ha sempre sostenuto il nostro sindacato, hanno esaminato le leggi vigenti e appurato che il Miur non poteva escludere dal concorso degli aspiranti docenti solo perché il loro titolo era stato conseguito dopo un'artificiosa barriera cronologica, introdotta dagli organizzatori del concorso e posizionata tra il 2002 e il 2004.
Anche perché in questo modo si sarebbe preclusa l'unica modalità per ringiovanire il corpo docente italiano, che con la media anagrafica superiore ai 50 anni si colloca tra le più alte al mondo".
"Come non era possibile – ha concluso Pacifico - lasciare fuori da un concorso della pubblica amministrazione del personale in possesso dei requisiti per accedervi, ma 'colpevole' di essere stato già assunto con altre mansioni: si sarebbe trattato del primo caso del genere nella storia delle selezioni pubbliche italiane. E questo il nostro sindacato non lo ha permesso".
Ma la battaglia dei diritti dei candidati al concorso a cattedra non è ancora conclusa. Il prossimo obiettivo è quello di fare ammettere alle prove successive migliaia di candidati che hanno conseguito nella preselezione tra i 30 e i 34 punti, come prevede la normativa vigente, in particolare il Decreto Legislativo 297/94. Anziché almeno 35 punti come richiesto ingiustamente dal Miur.
Secondo l’ufficio studi dell’Anief, infatti, siamo di fronte ad una selezione iniziale impropria: il criterio adottato dal Ministero dell’Istruzione è stato, evidentemente, quello di sfoltire il più possibile il futuro lavoro delle commissioni insediate dagli Usr per valutare la preparazione e le capacità degli oltre 320mila aspiranti docenti. Ponendo loro dei quesiti più adatti agli appassionati di cruciverba che a dei futuri professionisti dell’insegnamento. Ma anche scegliendo di collocare la soglia minima per passare alle prove selettive a 35/50: una soglia che va ben oltre, in proporzione, ai 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94 che costituisce, sino a prova contraria, il principale riferimento normativo per selezionare i docenti nella scuola pubblica.