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I contrasti con la dirigenza hanno portato alla mobilitazione degli insegnanti incaricati di mansioni aggiuntive. 17 gennaio 2025
«Scossa» in un liceo del veronese
Situazione turbolenta in un liceo scientifico, dove una sessantina di insegnanti ha rinunciato agli incarichi extra che ricopriva all’interno dell’istituto. La decisione, motivata da una serie di divergenze con la dirigenza scolastica, ha visto protagonisti i quattro vicepresidi, circa 40 coordinatori di classe su 47, quasi tutti i responsabili di dipartimento e diversi docenti impegnati nelle cosiddette funzioni strumentali, ovvero attività specifiche in ambiti considerati fondamentali per il funzionamento della scuola. Questi insegnanti, definiti dalla normativa «figure di sistema», continueranno a insegnare ma non si occuperanno più delle attività organizzative dell’istituto.
La vicenda
La situazione si sarebbe aggravata a causa, come riportano le sigle sindacali Gilda e Anief, della «crescente svalutazione del lavoro degli insegnanti da parte della nuova dirigente scolastica» insediatasi nel liceo lo scorso 1° settembre. Nella loro comunicazione, i rappresentanti sindacali parlano di un «clima di profonda tensione e di disagio intollerabile», denunciando una «gerarchizzazione sempre più marcata che ha compromesso ogni possibilità di dialogo» e un «tento di gestione del corpo docente basato sulla logica del divide et impera». La dirigenza non ha rilasciato dichiarazioni in merito.
Va precisato che gli incarichi da cui i docenti si sono dimessi non sono obbligatori. Ad esempio, il ruolo di coordinatore di classe, che funge da «ponte» tra presidenza, corpo docente, studenti e famiglie, è un compito da concordare con il dirigente scolastico, che ne detiene la titolarità, e viene svolto su delega. Pertanto, la protesta non ha conseguenze dirette sugli studenti.
I sindacati
Secondo i sindacati, una situazione del genere, con dimissioni collettive, «non si era mai verificata». La loro posizione è chiara: «Gli insegnanti», affermano, «non possono essere trattati come semplici esecutori. L’azione collettiva è nata dalla consapevolezza di questo problema. Si sono dimessi perché credono in una scuola di qualità, che non può esistere senza un dialogo costruttivo e paritario tra docenti e dirigenza. È necessario ristabilire trasparenza, collegialità e democrazia all’interno della scuola, garantendo un ambiente lavorativo sereno e rispettoso dei ruoli e della professionalità degli insegnanti. Solo in questo modo la scuola potrà tornare a svolgere la sua missione educativa».