Decretato definitivamente errato il D.D.G. n. 82/2012 dell’ultimo concorso a cattedra, che escludeva in modo illegittimo gli insegnanti già in servizio con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Nella sentenza i giudici amministrativi spiegano che la procedura concorsuale “è primariamente volta a selezionare i migliori per le posizioni da ricoprire, per cui la limitazione della platea dei candidati è certamente poco consona al perseguimento della finalità concorsuale”. Inoltre, sempre per il Tar, negando al personale docente di ruolo di accedere alla selezione vengono cassati “i principi costituzionali di eguaglianza e buon andamento”.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): l’amministrazione non può compiere ab origine l'esclusione dei docenti già in ruolo dalla possibilità di partecipare a una selezione pubblica, senza porre in essere un'ingiustificata disparità di trattamento che viola la Costituzione e la normativa primaria sulla materia. Ora, se il Miur non rettificherà fin da subito i requisiti del concorso 2015, sarà di nuovo battaglia in tribunale e vinceremo ancora, invocando il rispetto dei precetti sanciti dalla nostra Carta costituzionale. E lo stesso vale per i neo-laureati e i laureati che da anni svolgono attività di docenza nella scuola pubblica: da Viale Trastevere pensano, a torto, di negare pure a loro la possibilità di mettere in gioco la propria competenza.
Via libera alla partecipazione ai concorsi pubblici anche per i docenti già di ruolo: a stabilirlo è stato il Tar del Lazio, con sentenza n. 12071/2015, a seguito del ricorso presentato dall’Anief per l’illegittima esclusione degli insegnanti già in servizio con contratto di lavoro a tempo indeterminato dall’ultimo bando di concorso, il D.D.G. n. 82/2012. I giudici amministrativi hanno definitivamente spiegato che è lesivo cassare le loro legittime aspirazioni a partecipare ad una selezione pubblica nazionale, perché va a loro offerta la possibilità di accedere al ruolo in altra classe di concorso, in modo da “trovare una condizione più confacente alla propria preparazione e alle proprie aspirazioni”.
“Un concorso pubblico - si legge nella sentenza - ha come ‘causa tipica’ la selezione dei più meritevoli. Eventuali fini diversi avrebbero dovuto essere espressamente previsti dal legislatore e da esso perseguiti con i diversi strumenti già in passato ampiamente utilizzati allo scopo (immissioni in ruolo ex lege, concorsi riservati, riserve nei concorsi pubblici), ciò che nella specie non è avvenuto”.
“Ai sensi dell’art. 51 della Costituzione, infatti - prosegue la sentenza - i requisiti per l’accesso ai pubblici impeghi devono essere stabiliti dalla fonte di rango legislativo, non potendo - neppure nello stabilire requisiti “di segno negativo” – essere discrezionalmente introdotti dall’amministrazione, in assenza di norma di legge che preveda e delimiti siffatta potestà, nella circostanza insussistente”. Per il Tar, dunque, negando al personale docente di ruolo di accedere alla selezione, vengono negati “i principi costituzionali di eguaglianza e buon andamento, posto che la norma del bando introducendo la descritta esclusione [...] determina un’ingiustificata disparità di trattamento rispetto ad altri insegnanti”.
Tra le motivazioni riportate nella sentenza del Tar, che decreta il pieno accoglimento del ricorso Anief, viene ribadito, quindi, che la possibilità di accedere alle selezioni pubbliche in situazione di parità e ai fini di realizzare le proprie aspirazioni è, d’altronde, “conforme all’interesse pubblico di efficienza e buon andamento perseguito con la procedura concorsuale, che è primariamente volta a selezionare i migliori per le posizioni da ricoprire, per cui la limitazione della platea dei candidati è certamente poco consona al perseguimento della finalità concorsuale appena richiamata”.
Secondo Marcello Pacifico, Presidente Nazionale Anief, anche i giudici della Tar hanno evidenziato “che l’amministrazione non può compiere ab origine l'esclusione dei docenti già in ruolo dalla possibilità di partecipare a una selezione pubblica, senza porre in essere un'ingiustificata disparità di trattamento che viola la Costituzione e la normativa primaria sulla materia. Basti pensare ai tanti docenti che hanno conseguito ulteriori lauree e abilitazioni proprio per spostarsi su un’altra disciplina, dopo ovviamente aver dimostrato di meritarlo attraverso concorso: perché negargli tale possibilità a priori?”.
A questo punto, dopo la sonora lezione impartita in tribunale dall’Anief al Miur, con ricorso patrocinato con estrema perizia dagli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, è bene che l’amministrazione non cada nello stesso errore in occasione del prossimo imminente concorso a cattedre. Rivedendo quindi l’indicazione della Legge 107/15, che sembrerebbe di nuovo voler nuovamente escludere i docenti di ruolo, compiendo quindi un'ulteriore illegittima selezione.
“Se il Ministero non rettificherà fin da subito i requisiti del concorso 2015 – spiega il presidente Anief – saremo costretti ad avviare una nuova battaglia in tribunale. E vinceremo ancora, invocando, come sempre, il rispetto dei precetti sanciti dalla nostra Carta costituzionale. Non solo a tutela dei diritti dei docenti di ruolo, ma anche dei tanti altri insegnanti ‘dimenticati’ dal Miur. Come i laureati, che chiedono solo di mettersi in gioco, dimostrare di avere meriti e competenza attraverso la partecipazione ad una selezione pubblica”.
“Non è più possibile accettare che vi siano delle categorie di docenti considerate diversamente: il Ministero non puà continuare a considerarli lavoratori ‘sommersi’, esclusi a priori dai concorsi. Ripetendo l’errore già fatto con coloro che hanno conseguito un diploma magistrale abilitante e con tutti gli abilitati dopo il 2011, esclusi senza motivo dalle GaE. L’Anief si batterà in tutte le sedi opportune e possibili per la tutela dei loro diritti, sia in tribunale, sia vigilando sul corretto svolgimento del prossimo concorso. Non permetteremo nessun tipo di selezione discrezionale: i concorsi pubblici sono una cosa seria e vanno svolti nel pieno rispetto dei diritti e della normativa. Non ci possono essere ‘sommersi e salvati’, ci sono solo – conclude Pacifico - diritti da rispettare e tutelare”.
Per approfondimenti:
Sì alla cattedra anche se è lontana ma uno su cinque rifiuta il posto (La Repubblica del 14 agosto 2015)
L’organico potenziato nasce zoppo: tra i 5 e i 10mila posti rimarranno scoperti
Emiliano padrino dei precari: "la buona scuola fa soffrire per voi affitti e treni scontati" (La Repubblica del 28 agosto 2015)
Scuola, il dilemma dei professori. Hanno dieci giorni per decidere: andare via da casa oppure rinunciare all’assunzione. “Aspetterò un altro anno. E farò ricorso” (Corriere della Sera del 3 settembre 2015)
L’algoritmo-lotteria che sceglie i prof (Corriere della Sera del 4 settembre 2015)
Fase C, tra i precari cresce l’agitazione: c’è chi rischia di non essere assunto (Il Secolo XIX dell’11 settembre 2015)
Concorso a cattedra: senza preselezione. Poca carta, a prova di ricorso, severo sull'inglese (Orizzonte Scuola del 15 ottobre 2015)