Da un’analisi del decreto Miur già inviato al Consiglio superiore della pubblica istruzione, per recepirne il parere, emerge che il colloquio verterà sulla risoluzione di un caso specifico riguardante la funzione del dirigente scolastico: una sorta di problem solving. Saranno formulate anche domande di informatica, sul funzionamento del PC e dei software applicativi più diffusi. I candidati presidi dovranno anche dimostrare di ben conoscere una lingua straniera a scelta tra francese, inglese, tedesco e spagnolo: saranno chiamati a leggere e tradurre un testo scelto dalla commissione, cui seguirà una breve conversazione. Per partecipare, il Miur richiede il diploma di laurea e 60 mesi di docenza: se la richiesta dell’Anief di far valere anche il periodo di precariato non continuativo sembra essere stata accolta, permane l’esclusione dei precari abilitati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): se il Miur dovesse negare la possibilità di accesso ai supplenti laureati e abilitati all’insegnamento, già con cinque anni di servizio, nonché a coloro già immessi in ruolo ma reputati in difetto di titoli di servizio, avvieremo di sicuro un contenzioso. Diverse sentenze ci dicono che non si può.