Anief sostiene l'appello inviato al Ministro Bussetti per riattivarli. Con le modifiche introdotte dall'ultima legge di stabilità, è stato abrogato il comma 3 dell’articolo 4 del D.lgs. n. 59/2017, che prevedeva l’istituzione di corsi per il conseguimento di altre abilitazioni riservati agli insegnanti già assunti a tempo indeterminato all'interno dei percorsi organizzati dalle Università. Il sindacato chiede che siano ripristinati i corsi a carico degli USR o in modalità anche telematica per agevolare i passaggi di ruolo e acquisire ulteriori professionalità
Con la cancellazione di tali corsi abilitanti, si sono lesi i diritti e il futuro professionale di migliaia di insegnanti che, per le più svariate motivazioni, come l’eccessiva lontananza da casa o la perdita di titolarità o ancora il desiderio di passare di ruolo da un ordine all'altro, hanno un serio interesse ad abilitarsi in altre discipline. Anief raccoglie l’appello del “Comitato Nazionale Docenti di Ruolo Ingabbiati”, che giustamente ricordano di avere già “superato uno o più concorsi selettivi”. Il Miur non avrebbe alcun onere, perché i costi dei corsi potrebbero essere interamente a carico dei partecipanti. Anche il Ministero ne trarrebbe vantaggio, perché potrebbe assorbire in modo agevolato i docenti di ruolo soprannumerari. Per Marcello Pacifico (Anief) quanto presente nell'appello rappresenta una richiesta doverosa
Per quale motivo un docente di ruolo non può conseguire nuove abilitazioni all’insegnamento? Perché deve essere impossibilitato ad insegnare altre discipline, pur essendo in possesso dei titoli per l’accesso? Cosa impedisce ad un insegnante soprannumerario a non specializzarsi nell’insegnamento di una materia alternativa, per permettergli di riottenere la titolarità su scuola? Anief lo chiede pubblicamente al Ministero dell’Istruzione, dopo che la Legge di Bilancio 2019 al comma 792, lettera e, punto 2, ha abrogato l’articolo 4 comma 3 del Dlgs. n. 59/2017, che prevedeva l’istituzione di corsi per il conseguimento di altre abilitazioni riservati ai docenti di ruolo, in possesso dei prescritti titoli di studio (D.P.R. n. 19 del 14 febbraio 2016), per l’insegnamento di ulteriori discipline rispetto a quella di titolarità, che consentano il passaggio di cattedra o di ruolo.
I DOCENTI “IN BALLO”
In ballo c’è il futuro professionale di migliaia di insegnanti che, per le più svariate motivazioni, ad iniziare dall’eccessiva lontananza da casa, ma anche dalla perdita di titolarità, hanno un serio interesse ad abilitarsi in altre discipline: docenti, di ruolo, che, pur vivendo realtà professionali diverse, per realtà territoriale e contesto scolastico, hanno la comune necessità di accedere ad un percorso di mobilità professionale. Il quale, in presenza di 80 mila cattedre vacanti ed altrettante da coprire annualmente, può essere certamente agevolato qualora il candidato al trasferimento faccia valere più abilitazioni all’insegnamento. E non si può invece certo pensare di venire incontro a questi docenti, permettendo loro l’accesso ai concorsi, assieme ai neolaureati, oppure esonerandoli dal conseguimento dei 24 cfu nelle discipline antro-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, ormai indispensabili per chiedere la partecipazione ai concorsi a cattedra.
Anief raccoglie, a questo proposito, la richiesta del “Comitato Nazionale Docenti di Ruolo Ingabbiati”, che giustamente ricordano di avere già “superato uno o più concorsi selettivi”, di avere “esperienza, dapprima attraverso la formazione volontaria e interamente autofinanziata, successivamente mediante il Piano Nazionale di Formazione dei Docenti”. Questi insegnanti, immessi in ruolo anche a diverse centinaia di chilometri da casa, chiedono ora di far valere gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori del comparto pubblico, al fine di “ottenere una progressione di carriera, mantenendo il ruolo di docenti, cambiando la disciplina d’insegnamento o l’ordine di scuola”.
NIENTE COSTI PER IL MIUR
A questo scopo, per ottenere la nuova abilitazione, chiedono “l’attivazione dei corsi di qualificazione professionale” o del “concorso abilitante riservato”: possedendo già “le competenze psico-pedagogiche e didattiche” per insegnare, le nuove esperienze formative permetterebbero “un approfondimento dei contenuti”, con un focus sulla “didattica delle nuove discipline oggetto di specializzazione”. Inoltre, propongono che per attivare questi percorsi “il Miur non avrebbe alcun onere”, perché “i costi dei corsi saranno interamente a carico dei docenti partecipanti”. I corsi, destinati ai docenti di ruolo di qualsiasi ordine e grado, dovrebbero infine essere ad accesso libero, con esami intermedi e finali organizzati dagli atenei italiani.
Inoltre, continua il Comitato Nazionale Docenti di Ruolo Ingabbiati, il passaggio tra ordini di scuola o classi di concorso non andrebbe in alcun modo ad incidere sul numero dei posti a disposizione per i precari: chi effettuerà il passaggio di cattedra automaticamente libererà infatti il suo posto di provenienza. Ma anche il Ministero dell’Istruzione ne trarrebbe vantaggio, perché l’amministrazione potrebbe finalmente assorbire in modo agevolato il personale di ruolo soprannumerario.
IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF
Anief ritiene importante affrontare la problematica: ritiene positiva, senz’altro, la proposta di sviluppare una piattaforma condivisa, attraverso l’attivazione di un tavolo di confronto tra le parti coinvolte e l’amministrazione scolastica. A questo scopo, spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, “è doverosa la richiesta di attivare dei corsi di qualificazione professionale per docenti di ruolo di ogni ordine e grado: non appare tuttavia necessario avviare un concorso riservato, perché non dovendo realizzare una vera e propria progressione di carriera, anche con la nuova abilitazione manterrebbero comunque lo status di docenti e il concorso riservato si rivelerebbe una prova concorsuale ridondante, davvero eccessiva, per del personale già assunto nei ruoli dello Stato”.
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