Ma il Miur ripete gli stessi errori del concorso riservato. Diversi risultano esclusi, pronti a ricorrere con Anief, a partire dagli educatori che chiedono accesso all'infanzia. Intanto, il sindacato fornisce assistenza legale per tutti i vincitori del precedente concorso non ancora assunti per rivendicare il ruolo e chiede che gli idonei delle vecchie graduatorie possano essere assunti almeno in altra regione.
È in fase di decollo la procedura selettiva per i maestri della scuola statale del primo ciclo, con 16 mila posti a disposizione: “Per il bando sull’infanzia primaria siamo quasi pronti, avevamo pensato 10 mila posti e siamo riusciti ad averne 16 mila.” ha affermato il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, presente a L’Aquila per un convegno. Al concorso parteciperanno i diplomati magistrale espulsi dalle GaE dal Consiglio di Stato, i laureati in Scienze della Formazione e tutti i precari in possesso di un titolo analogo. Le immissioni in ruolo dei vincitori si realizzeranno dal mese di settembre 2020: verrà assegnato ai vincitori il 50% dei posti (l’altro 50% alle GaE). Di questo 50%, il 25% spetterà al concorso straordinario e l’altra parte al concorso ordinario. Si prevede una prova selettiva scritta ed una orale. La preselettiva ci sarà solo nel caso in cui le domande di partecipazione siano superiori di tre volte rispetto al numero dei posti: la sua attuazione, comunque, si dà praticamente per scontata. Così il numero di partecipanti toccherà numeri stratosferici.
Per il concorso che porterà in cattedra forse 16 mila nuovi docenti si è in dirittura d’arrivo. Anche se “non si conosce ancora la distribuzione tra le regioni”, scrive Orizzonte Scuola, è chiaro il resto, a partire dai requisiti di accesso, riscontrabili nel Decreto Legislativo n. 59/2017, poi modificato dalla Legge di Bilancio 2019: diploma magistrale e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali entro l’a.s. 2001/02, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia; laurea in Scienze della Formazione Primaria o analogo titolo estero equipollente. Per i posti di insegnamento sul sostegno è richiesta la specializzazione. Per l’accesso al concorso non è richiesto, invece, alcun servizio di insegnamento.
I GIUDIZI IN TRIBUNALE
A complicare le cose è stata anche la decisione di introdurre il concorso straordinario del primo ciclo, riservato allo stesso ciclo scolastico, con il DDG n. 1456 del 9 novembre 2018, che servirà solo a creare l’ennesima graduatoria. La svolta nel reclutamento si avrebbe invece con la riapertura della GaE, la stabilizzazione automatica di chi ha effettato già 36 mesi di supplenze e l’assegnazione di risarcimenti adeguati, in presenza dei tanti abusi nei confronti del personale precario o anche già di ruolo. Anief, infine, tutela anche chi è stato licenziato, anche se oggi di ruolo, avviando la più grande battaglia giudiziaria conosciuta dallo Stato per violazione della normativa comunitaria presso il tribunale di Roma con richieste di risarcimenti milionari”.
Si ricorda che in occasione del concorso del 2016, “aperto solo ai docenti abilitati, bandito nel febbraio del 2016” e che “prevedeva prova scritta e orale”, sono state “poche le regioni che hanno concluso in tempo per le immissioni in ruolo 2016/17”. Basta dire che oggi vi sono ancora migliaia di docenti, vincitori di quel concorso, che ancora rischiano di non essere mai immessi in ruolo. Su questo punto, ha fatto bene il M5S a chiedere ed ottenere una proroga di quelle graduatorie per almeno un altro anno.
TUTTI I REQUISITI DI ACCESSO PER PARTECIPARE AL CONCORSO
Per accedere ai posti comuni del concorso del primo ciclo (le classi di concorso a cui dà accesso la propria laurea) bisognerà essere in possesso dell’abilitazione specifica sulla classe di concorso oppure della laurea (magistrale o a ciclo unico, oppure diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso) e 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche.
Per i posti comuni, inoltre, potrà partecipare al concorso, senza conseguire i 24 CFU, chi si candiderà dopo avere acquisito un’abilitazione per un’altra classe di concorso o per un altro grado di istruzione, fermo restando il possesso del titolo di accesso alla classe di concorso ai sensi della normativa vigente. Per gli ITP, gli Insegnanti Tecnico Pratici collocati nella tabella B del DPR 19/2016 modificato dal Decreto n. 259/2017, ancora per alcuni anni continuerà a bastare il diploma di accesso alla classe della scuola secondaria.
Anche su questo ambito, per i posti di sostegno servirà il titolo di specializzazione sulla didattica “speciale”. Infine, i docenti con tre annualità di servizio (anche non continuativo, su posto comune o di sostegno, nel corso degli otto anni scolastici precedenti, entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione) potranno partecipare al concorso con la sola laurea, senza quindi i 24 CFU, per una delle classi per le quali hanno un anno di servizio svolto.
IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, l’allestimento della procedura concorsuale ordinaria doveva essere accompagnata da un processo di stabilizzazione dei precari storici, attraverso l’apertura delle GaE. La stragrande maggioranza dei maestri abilitati, con diploma magistrale e con laurea in Scienze della formazione primaria, parliamo di oltre 100 mila docenti, si ritroverà relegata nelle graduatorie d’istituto utili al conseguimento delle sole supplenze. Così facendo, con questo procedere, non si potrà fare altro che replicare quello che è accaduto la scorsa estate, quando 33 mila posti che dovevano andare alle immissioni in ruolo si sono persi nel nulla, per essere poi assegnati proprio a supplenza e agli stessi docenti che invece dovevano essere assunti da GaE”.
“Non bisogna poi dimenticare l’espulsione progressiva dalle GaE dei diplomati magistrale, il licenziamento di 40 mila maestre al 30 giugno prossimo, mentre 7 mila di ruolo potrebbero andare a casa se non vincono il concorso riservato. Inoltre, rimane da risolvere il problema di decine di migliaia di posti in organico di fatto da spostare su quello di diritto, ad iniziare dal sostegno. È in questo quadro desolante, fatto di precariato che lievita, il Ministro dell’Istruzione continua a dire che è tutto a posto”, conclude Pacifico.
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