Una condanna esemplare quella ottenuta a carico del Miur: riconosciuti 150.000 euro di risarcimento danni e progressioni di carriera nei confronti di cinque precari 'storici'. Ancora possibile ricorrere con Anief.
Continua la serie di vittorie ottenute dall'Anief in tribunale a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola: questa volta sono i Tribunali del Lavoro di Rimini e Pordenone che, accogliendoin totole tesi del nostro sindacato, condannano il Ministero dell'Istruzione per discriminazione e violazione di norme comunitarie nei confronti di 5 docenti precari da anni sfruttati e cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata a seguito dei tanti contratti a termine stipulati. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli Fortunato Niro e Tiziana Sponga – come sempre impeccabili nella tutela dei diritti dei nostri iscritti – dimostrano in tribunale l’illecita discriminazione posta in essere da sempre dal Miur nei confronti dei dipendenti precari e ottengono la condanna dell’Amministrazione a corrispondere loro un totale di 52 mensilità di risarcimento danni e il corrispettivo delle progressioni di carriera mai percepite.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):ormai non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico e il Miur dovrebbe attivarsi immediatamente sia per quanto riguarda l'adeguamento della retribuzione dei precari, sia per l'immediata stabilizzazione di quanti hanno già svolto almeno 36 mesi di servizio.
Le sentenze ottenute dai legali Anief risultano impeccabili nel rilevare come ogni ricorrente, in servizio alle dipendenze del Miur anche da più di 10 anni con contratti a termine, abbia “subito la illegittima precarizzazione del suo rapporto di impiego ed abbia dunque diritto ad ottenere il conseguente risarcimento del danno”; riconosciuta, inoltre, “l'anzianità di servizio maturata ai fini della attribuzione della medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato dai CCNL succedutisi nel tempo”.In assenza di ragioni oggettive di deroga al principio di non discriminazione, infatti, le sentenze hanno confermato che “sussiste il diritto dei ricorrenti alla progressione professionale retributiva, negli stessi termini previsti per il personale di ruolo”. Miur condannato, dunque, al pagamento delle spese di lite, a risarcire ogni singolo ricorrente con una cifra pari a 10 mensilità per tre ricorrenti e 11 mensilità per altri due e a corrispondere loro gli scatti di anzianità computando tutti i servizi svolti con contratti a termine.
"Ormai non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico – commenta Marcello Pacifico presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - e il Miur dovrebbe attivarsi immediatamente sia per quanto riguarda l'adeguamento della retribuzione dei precari, commisurandole a quelle riconosciute al personale di ruolo, sia per l'immediata stabilizzazione di quanti hanno già svolto almeno 36 mesi di servizio”.Il Ministero dell’Istruzione, che ormai da anni reitera un’illecita quanto odiosa discriminazione a discapito di tutti i precari della scuola, docenti e Ata, cui non riconosce i medesimi diritti economici e stipendiali, si è nuovamente scontrato con le ragioni forti del nostro sindacato e ha, nuovamente, avuto torto in tribunale.
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