L’amministrazione centrale non ha alcuna intenzione di confermare il punto di mediazione introdotto lo scorso anno, proprio per limitare i danni dovuti all’assurda decisione di assumere decine di migliaia di docenti fuori provincia anche a seguito di palesi errori del sistema telematico ministeriale. La decisione sembra provenire dal Ministro Fedeli in persona, che già dal mese di marzo aveva anticipato la volontà di restringere le assegnazioni provvisorie che lo scorso anno sono state attribuite con manica larga per mettere una toppa agli evidenti errori dell’algoritmo. La strategia adottata quest’anno è il ritorno all’ordinario. Con i sindacati rappresentativi che non sanno da che parte stare. Chi non ha dubbi sulla posizione da prendere è invece l’Anief, che ha già fatto sapere di voler di ricorrere in tribunale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): lo scorso anno fu saggiamente introdotta la deroga e molti docenti riuscirono a trovare una sistemazione che ha in parte sanato gli errori dell’algoritmo: visto che a distanza di soli dodici mesi, in tanti si ritroveranno nella stessa situazione, viene da chiedersi per quale motivo si vuole ora negare la deroga alla norma. È chiaro che a parità di condizioni, va confermato. In caso contrario, confermiamo con forza l’intenzione di rivolgerci al giudice del lavoro”.
Domani Miur e sindacati rappresentativi si incontreranno per arrivare alla stipula del contratto su utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie del prossimo anno scolastico: su quest’ultime c’è molta attesa tra il personale docente assunto negli ultimi anni, perché si teme che il testo definitivo non conterrà la deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia di assunzione per i neo immessi in ruolo, anche in presenza di effettive esigenze familiari. L’intenzione dell’amministrazione centrale è quella di non confermare il punto di mediazione introdotto lo scorso anno per limitare i danni dovuti all’assurda decisione di assumere decine di migliaia di docenti fuori provincia: anche perché al ricatto dell’immissione in ruolo in cambio della disponibilità a raggiungere qualsiasi scuola su territorio nazionale, ha fatto seguito l’algoritmo impazzito che ha costretto tanti insegnanti a prendere servizio a centinaia di chilometri da casa pur in presenza di posti liberi in istituti molto più vicini.
Da qui la decisione, nel 2016, di aprire all’assegnazione provvisoria a tutti. Che ora, però, viene meno. “La decisione – scrive Orizzonte Scuola - sembra provenire dal Ministro in persona, che già dal mese di marzo aveva anticipato la volontà di restringere le assegnazioni provvisorie che lo scorso anno sono state attribuite con manica larga per mettere una toppa agli evidenti errori dell’algoritmo. La strategia adottata quest’anno è stata quella di contrattare su una serie di deroghe per quanto riguarda la mobilità, ma di dire stop alle assegnazioni provvisorie, ritornando all’ordinario. Ma – lamentano i docenti – i sindacati stavolta sembra non sappiano da che parte stare, se abbracciare l’idea di richiedere una nuova deroga o seguire la linea del Ministero”.
Chi non ha dubbi sulla posizione da prendere è invece l’Anief, che ha già fatto sapere di voler ricorrere in tribunale qualora il contratto non dovesse contenere la deroga al blocco triennale. Si tratta, infatti, di una disposizione indispensabile per calmierare gli effetti disastrosi degli ambiti territoriale e dei trasferimenti errati. Ma anche di una logica conseguenza del fatto che la deroga è stata già adottata nel contratto sulla mobilità del prossimo anno scolastico: quale sarebbe la giustificazione del Ministero dell’Istruzione per concedere la deroga solo a chi chiede trasferimenti e invece negarlo per chi fa domanda di assegnazione provvisoria?
“Ci sono migliaia di docenti spediti in scuole lontanissime da casa: è stato un errore palese, che il Governo ha pagato a caro prezzo – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - inimicandosi praticamente tutto il mondo della scuola. Anche per la contemporanea approvazione di norme sbagliate, come l’introduzione della chiamata diretta e del merito professionale, sempre più rivolto a pochi dipendenti e dimenticando intere categorie come lo stesso personale Ata e gli educatori”.
“Lo scorso anno – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - fu saggiamente introdotta la deroga e molti di loro riuscirono a trovare una sistemazione che ha in parte sanato gli errori dell’algoritmo: visto che a distanza di soli dodici mesi, in tanti si ritroveranno nella stessa situazione, viene da chiedersi per quale motivo si è deciso di negare la deroga alla norma. È chiaro che a parità di condizioni, va confermato. In caso contrario, confermiamo con forza l’intenzione di rivolgerci al giudice del lavoro”.
Per approfondimenti:
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