Il piano di immissioni in ruolo previsto dal Governo attraverso la Legge di Stabilità va apprezzato e rappresenta un importante segnale di inversione di tendenza. Ma oltre ad essere tardivo, perché tra poco più di una settimana sarà la Corte di Giustizia europea ad imporle con una sentenza storica, è anche in difetto: ad oggi rimangono clamorosamente esclusi tutti gli abilitati all’insegnamento, come gli amministrativi, tecnici e ausiliari che da oltre tre anni permettono di far funzionare le nostre scuole.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il Parlamento non segua il cattivo esempio del Governo e trovi la strada normativa per stabilizzare questo personale sino ad oggi illegittimamente considerato ‘invisibile’.
Sono fumo negli occhi le parole rassicuranti del Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, secondo cui “la 'Buona scuola' è anche un grande piano occupazionale” che si tradurrà nell’assunzione di 148mila docenti da effettuare entro settembre 2015: la realtà del precariato scolastico italiano si compone di numeri decisamente maggiori. Resta ancora da capire perché nel piano di assunzioni non si preveda anche l’assorbimento degli oltre 100mila docenti precari che hanno conseguito l’abilitazione dopo il 2011, il titolo di diploma magistrale abilitante e di Scienze della Formazione Primaria, i corsi abilitanti all’estero.
Eppure questi docenti precari, esclusi illegittimamente dalle GaE, oggi costretti a lavorare solamente attraverso le graduatorie d’istituto, quindi quasi sempre con supplenze di breve durata, hanno svolto un percorso formativo praticamente identico ai colleghi che si sono abilitati in precedenza: prima attraverso i cosiddetti corsi ‘riservati’ e poi frequentando positivamente le Ssis, le scuole specializzazioni universitarie che hanno funzionato per un decennio.
Va ricordato che si tratta di docenti che hanno superato ampiamente i 36 mesi di servizio per accedere all’assunzione d’ufficio, come dovrebbe indicare tra poco più di una settimana, il prossimo 26 novembre, la Commissione di Giustizia Ue: basti pensare che circa 70mila hanno conseguito l’abilitazione attraverso i Pas, i Percorsi abilitanti speciali, che tra i requisiti avevano proprio quello di aver svolto almeno tre supplenze annuali (di cui una specifica sulla materia). E diverse altre migliaia figurano tra i precari “storici” perché abilitati tramite la scuola magistrale addirittura a fine anni Novanta.
Allo stesso modo, non si comprende il motivo per cui sia nel piano Governo della ‘Buona Scuola’, sia nella Legge di Stabilità, non vi sia traccia di personale amministrativo, tecnico e di collaboratori scolastici. La lor presenza stabile nella scuola, oltre un diritto, risulta infatti fondamentale ai fini didattici ed organizzativi, tanto che senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione non potrebbe funzionare. Ma nella legge di bilancio di fine 2014 si parla solo di “realizzazione di un piano straordinario di assunzioni” dei 150mila “docenti” (articolo 3). Come nella bozza di riforma del settore si punta su “carriera” e “merito”, oltre che su un piano di assunzioni, sull’indizione di “un nuovo concorso” e di “aggiornamento e di formazione in servizio” (capitolo 2), ma sempre e solo riservati al corpo docente.
Si tratta di una “dimenticanza” davvero inspiegabile: poiché quest’anno sono state assegnate circa 19mila supplenze, tra annuali e fino al termine delle attività didattiche, sottraendovi i 2.020 posti, per assicurare allo Stato “una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all’anno scolastico 2015/2016” (comma 10, art. 28 della Legge di Stabilità 2015 ora all’esame della Camera), resta da capire cosa attende il Governo per annunciare e procedere ai decreti di assunzione di 17mila precari.
“Per questo motivo – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - nei giorni scorsi abbiamo chiesto al Parlamento di aprire le GaE anche a tutti questi docenti abilitati, considerati dalla Stato ‘invisibili’ e oggi non a caso rimasti fuori, in vista di ampliare il numero di assunzioni e procedere quindi alla loro stabilizzazione. E la stessa procedura deve essere attuata per i quasi 20mila Ata sinora citati nella Legge di Stabilità solo alla voce ‘tagli’”.
“Il paradosso è che cinque anni fa ad avviare la causa alla Corte di Giustizia dell’Ue contro l’abuso di precariato, furono proprio dei lavoratori Ata: se l’Italia, come probabile, verrà condannata per la mancata adozione della direttiva UE 1999/70/CE e costretta, con successive sentenze dei tribunali, ad assumere a titolo definitivo quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, lo si dovrà così anche a loro. A quella categoria di dipendenti della scuola che però – conclude Pacifico – ad oggi non risulta ancora inserita nel piano di stabilizzazione”.
Approfondimenti:
Legge Stabilità e Buona Scuola, c’è un buco inspiegabile: la mancata assunzione di 17mila Ata
Il 26 novembre la sentenza della Corte di Giustizia Europea sui precari