Secondo l’Anief la gravità dei fatti accaduti a Milano negli ultimi mesi, dove due liceali hanno perso la vita cadendo dalla stanza d’albergo dove alloggiavano per visitare l’Expo, deve rappresentare un monito per migliorare le condizioni dei viaggi d’istruzione e per affrontare i disagi giovanili. Ma non può costituire la fine di un processo di crescita, centrale per un i giovani: a viverla lo scorso anno sono stati 2 milioni e 700mila studenti e alunni italiani.
Marcello Pacifico (presidente Anief): fermando gli spostamenti di oltre 2 milioni di giovani che ogni anno in Italia intraprendono una gita scolastica non risolverebbe certi disagi giovanili. Di questi, si devono certamente fare carico la scuola, la famiglia e tutte le agenzie educanti. Ma anche le istituzioni, ad iniziare dall’amministrazione scolastica, finalmente tornando a tutelare e a riconoscere il lavoro di quei docenti che nell’accompagnare i loro allievi nelle visite d’istruzione si fanno carico di responsabilità enormi a titolo praticamente gratuito.
Abolire o ridurre fortemente le gite scolastiche sarebbe una decisione che va contro gli studenti: lo sostiene l’Anief, dopo il moto di pareri favorevoli all’abolizione dei viaggi d’istruzione, a seguito della seconda morte in pochi mesi di uno studente liceale a seguito dalla caduta dalla finestra di un hotel di Milano, dove si erano recati con la classe in visita all'Expo.
Per il giovane sindacato, la gravità dei fatti accaduti nel capoluogo lombardo deve rappresentare un monito per migliorare le condizioni dei viaggi d’istruzione e per affrontare i disagi giovanili. Ma non può costituire un motivo valido per porre fine ad un processo di crescita, centrale per un i giovani, quale è l’uscita didattica in compagnia della classe: un’esperienza che solo lo scorso anno scolastico ha coinvolto 2 milioni e 700mila studenti e alunni italiani.
“Sarebbe un grave errore – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief – pensare di non far partire più i ragazzi, quasi per colpevolizzarli. I viaggi, ad iniziare da quelli scolastici, rappresentano da quando esiste l’istruzione moderna un’esperienza fondamentale per la crescita di un giovane: senza la possibilità di viaggiare, grandissimi personaggi, come Claude Lévi-Strauss e Johann Wolfgang Goethe, non avrebbero mai avuto l’opportunità di realizzare quei meravigliosi scritti. La stessa crescita esponenziale del fenomeno Erasmus, che negli ultimi in 25 anni ha fatto viaggiare ben oltre tre milioni di studenti europei, conferma che anche nell’era di internet la voglia del viaggio rimane immutata”.
“Certamente – continua Pacifico – occorre anche interrogarsi e riflettere sui motivi che portano al disagio giovanile. Che poi non sono molto lontani dalle motivazioni che conducono allo ‘sballo’, anche in età adolescenziale, e al gusto dell’infrangere le regole il sabato sera. O al lasciarsi andare nelle stanze d’albergo, dove i docenti in piena notte non possono più di tanto nemmeno intervenire”.
“Certamente, è compito della scuola, della famiglia e di tutte le agenzie educanti cercare di indagare sui perché di certe devianze. Come, allo stesso modo, occorre fare in modo che le istituzioni, ad iniziare dall’amministrazione scolastica, tutelino quei docenti che nell’accompagnare i loro allievi nelle visite d’istruzione, si fanno carico di responsabilità enormi a titolo praticamente gratuito”, dice ancora il presidente Anief.
“Dopo che sei anni fa sono sparire le indennità di missione accompagnare una scolaresca è diventata un’attività complessa che comporta sicuri problemi, senza in cambio alcun riconoscimento. Si tratta di una grave mancanza dell’attuale ordinamento scolastico, perché per qualsiasi dipendente, pubblico o privato, quando è impegnato in un’attività esterna, comportante pernotti fuori casa, è prevista una forma di compenso. Invece, per chi accompagna i ragazzi spesso, con il Fondo d’Istituto dimezzato rispetto al 2011, non è prevista nemmeno la copertura economica delle spese vive affrontate durante il viaggio”, conclude Pacifico.
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