La giunta provinciale ha dato il via libera alla chiamata diretta e alla valutazione degli insegnanti da parte dei presidi: riguarderà il nuovo reclutamento dei supplenti e dei docenti di ruolo, che dall'anno scolastico 2017/18 saranno assegnati a un ambito territoriale. Sono provvedimenti peggiorativi rispetto al pasticcio registrato a livello nazionale. Perché dietro a slogan e parole d’ordine pronunciate dai rappresentanti delle istituzioni, si cela l’intento di consegnare letteralmente gli istituti scolastici nelle mani dei capi d’istituto.
Marcello Pacifico (presidente Anief): tutto questo accade in un contesto dove l’istruzione professionale statale è già stata eliminata dal 2010, gli istituti tecnici subiranno presto un severo ridimensionamento, mentre i finanziamenti all’istruzione e alla formazione privata persistono nonostante i tagli orizzontali generalizzati in tutti i settori. Anief, rispetto alla riforma proposta a livello locale e nazionale, si avvarrà pertanto di tutti gli strumenti giuridici in suo possesso per contrastare questa devastante, nefasta e involutiva riforma.
Gli effetti più negativi della riforma della scuola, la Legge 107/2015, cominciano a farsi sentire pure nelle regioni a statuto speciale. È accaduto in queste ore alla scuola trentina, dove la giunta provinciale ha dato il via libera alla chiamata diretta, da parte dei dirigenti scolastici, che riguarderà il nuovo reclutamento non solo dei supplenti ma anche dei docenti di ruolo, i quali “dall'a.s. 2017/18 – scrive Orizzonte Scuola - saranno assegnati a un ambito territoriale. Al docente di ruolo verrà proposto un incarico triennale dal dirigente scolastico in coerenza con il progetto d’istituto. Il docente di ruolo potrà, per determinate classi di concorso, ricevere incarichi da due scuole dello stesso ambito”.
Sempre gli insegnanti assunti a tempo indeterminato, scrive Il Corriere delle Alpi, “saranno assegnati non più a una cattedra ma a un ambito territoriale, da cui il dirigente sceglierà i docenti in funzione del progetto d’istituto, che diventerà l’elemento identificativo della scuola. Come saranno delineati questi ambiti ancora non è chiaro”. Ai dirigenti spetterà anche assegnare i premi per i docenti più meritevoli: “Chi si impegna, si forma, sperimenta, innova, lavora per coordinare e non per disgregare, sarà premiato. Per il fondo per la valorizzazione del merito saranno stanziati 2 milioni di euro. La valutazione sarà su tre anni e il compito di definire i criteri a cui i dirigenti dovranno attenersi”.
“In sintesi – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - si ufficializza la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi. Nel solco tracciato dalla Legge 107/2015, sta lentamente prendendo forma la versione locale della “Buona Scuola” che presto toccherà direttamente gli insegnanti: attraverso un nuovo sistema di valutazione, che riguarderà gli stessi dirigenti, ma soprattutto attraverso il reclutamento che, a partire dall’anno scolastico 2017/2018, prevede l’inserimento dei docenti di ruolo in un ambito territoriale, da cui i dirigenti attingeranno per conferire incarichi triennali in coerenza con il progetto di istituto”.
Oggi è accaduto a Trento, presto si svilupperà anche nelle altre province ‘speciali’. Solo che si tratta di una riforma che presenta degli aspetti a dir poco inquietanti e che sarà ancora più peggiorativa, soprattutto per insegnanti e studenti, rispetto al grandissimo pasticcio registrato a livello nazionale. “Perché dietro a slogan e parole d’ordine pronunciate dai rappresentanti delle istituzioni – come l’offerta formativa qualificata, l’introduzione di semplificazione e innovazione, trasparenza, valutazione e tante altre frasi ad effetto - si cela l’intento di consegnare letteralmente gli istituti scolastici nelle mani dei dirigenti. E, di conseguenza, della politica di cui questi sono diretta espressione”, dice ancora il presidente Anief.
“Tutto questo accade – continua Pacifico - in un contesto dove l’istruzione professionale statale è già stata eliminata dal 2010, gli istituti tecnici subiranno in un futuro prossimo un severo ridimensionamento, mentre i finanziamenti all’istruzione e alla formazione professionale privata persistono nonostante i tagli orizzontali generalizzati in tutti i settori. Anief, rispetto alla riforma proposta a livello locale e nazionale, si avvarrà pertanto di tutti gli strumenti giuridici in suo possesso per contrastare questa devastante, nefasta e involutiva riforma della scuola”.
Il giovane sindacato si fa portavoce del malcontento generale, che serpeggia in primis tra i docenti precari e di ruolo, per questo genere di provvedimenti, approvati quasi “sotto traccia”. Perché grande enfasi viene data alla valorizzazione del merito, con tutti i dubbi anche metodologici che una simile operazione comporta (viene da chiedersi soprattutto con quali criteri è possibile misurare il merito?), per la quale viene stanziato un fondo di 2 milioni di euro: una cifra, tra l’altro, a dir poco irrisoria. Allo stesso modo, si cerca di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica pubblicizzando la novità del tempo scuola settimanale, organizzato su cinque giorni anziché sei a partire dall’anno scolastico 2018/2019 (innovazione peraltro condivisibile se intesa nell’ottica di un risparmio di risorse).
“Mentre, poco si parla del docente transumante: quello che ogni tre anni potrebbe cambiare pascolo e scendere o salire dalle regioni del Sud a quelle del Nord Italia. Con il dirigente che avrà l’ultima parola sul loro destino. Ma soprattutto, con il rischio più che fondato di favorire i suoi adepti e gli amici degli amici. Una novità, antidemocratica e incompatibile con la scuola pubblica, che per ora riguarda gli assunti della Buona Scuola, ma che a breve coinvolgerà tutti gli insegnanti in qualche modo coinvolti nei trasferimenti di sede. Con buona pace di chi – conclude Pacifico – continua a dire che i docenti sono una categoria privilegiata”.
Per approfondimenti:
Scuola, l'ultimo fronte: se i bidelli si ammalano si rischia la chiusura (La Repubblica del 16 settembre 2015)
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