Secondo Anief, se si somma l’annuncio di Giannini alle garanzie già fornite dal PD sul mantenimento dello status professionale dei maestri, senza alcun declassamento, a seguito della riforma in atto, c’è da ritenersi soddisfatti. Tuttavia, il nuovo sistema formativo destinato agli alunni più piccoli verrà finanziato con un meccanismo che prevede la copertura del 50% a carico dello Stato e dell’altro 50 % da dividere tra Regioni, Comuni e famiglie (sulla base dell'Isee). Cosa accadrà se gli enti locali non copriranno la loro parte? Il giovane sindacato chiede, poi, l’introduzione a regime delle sezioni primavera, garantendo in tal modo una risposta alla domanda delle famiglie per i servizi della prima infanzia e eliminando le liste d'attesa nei nidi.
Marcello Pacifico (presidente Anief): è soprattutto con l’introduzione di classi ‘ponte’ affidate a docenti dell’infanzia e primaria, in compresenza, anticipando l’obbligo scolastico a 5 anni, che si sarebbe potuto ottimizzare il delicato passaggio tra la scuola materna e l’ex elementare. Tutto questo comporterebbe l’incremento di almeno 25mila nuovi maestri: non solo dei docenti dell'infanzia delle GaE, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15, ma anche dei precari abilitati non inseriti nelle GaE, a patto che abbiano svolto almeno 36 mesi di servizio, nonché di tutti i vincitori dei passati concorsi e di quello del 2016. In un colpo solo, si sarebbe garantito un servizio migliore e veramente eliminato un bel ‘pezzo’ di supplentite.
Finalmente una notizia positiva dal Governo. Riguarda la nuova scuola dell’infanzia e ad annunciarla è stato il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: " abbiamo la delega 0-6 anni, che dirà che le materne sono scuola, educazione, da subito. Vogliamo arrivare al 33 per cento di diffusione degli asili nido, soprattutto al Sud, e avremo bisogno di nuovi insegnanti dell'infanzia. Tantissimi. Lo dico a quelle 17 mila maestre che chiedono, giustamente, di essere assunte", ha dichiarato il Ministro intervistato da Repubblica sull’avvio del nuovo anno scolastico.
Se si somma l’annuncio di Giannini alle garanzie già fornite dal PD sul mantenimento dello status professionale dei docenti della scuola dell’infanzia, senza alcun declassamento, a seguito della riforma in atto, c’è da ritenersi soddisfatti: la delega sulla riforma del settore formativo che copre la fascia di età da 0 a 6 anni, inizialmente associata al progetto “mille asili nido in mille giorni”, poi confluita nel comma 181 della Legge 107/15 per dare vita alla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni”, non comporterà alcun mescolamento dell’attuale personale insegnante in forza negli istituti statali con gli educatori dei nidi. Tutto questo produrrà anche un congruo numero di assunzioni a tempo indeterminato che permetteranno finalmente di assorbire, dopo anni e anni di precariato, quasi 20mila docenti della scuola dell’infanzia.
Malgrado la ‘produzione’ di un unico segmento formativo che va dalla nascita del bambino sino ai sei anni di età, la scuola dell'infanzia non verrà estrapolata dal proprio contesto: essa, infatti, manterrà quel legame con la scuola primaria che l’ha vista inserita, con le riforme degli ultimi anni, all'interno degli istituti comprensivi. Con l’approvazione delle legge delega, in pratica, si aggiungerà il segmento 0-3 anni all’attuale impianto 3-6 anni, nell'ottica di una continuità verticale che vedrebbe finalmente integrato il sistema 0-6 anni.
Il nuovo sistema formativo destinato agli alunni più piccoli verrà finanziato con un meccanismo che prevede la copertura del 50% a carico dello Stato e dell’altro 50 % da dividere tra Regioni, Comuni e famiglie (sulla base dell'Isee). Si tratta di una decisione che però, in questo caso, non trova d’accordo il sindacato: viene infatti da chiedersi se i bilanci di regioni e comuni, spesso in rosso, permetteranno l’avvio del progetto.
Secondo Anief sarebbe, inoltre, importante estendere la positiva esperienza vissuta da tanti bambini ‘anticipatari’ accolti nelle scuole dell'infanzia: il giovane sindacato, quindi, chiede l’introduzione a regime delle sezioni primavera, che accolgono i bambini dai 24 ai 36 mesi, garantendo così una risposta alla domanda delle famiglie per i servizi della prima infanzia (eliminando le liste d'attesa nei nidi). Tutto questo offrirebbe un contributo alla diffusione di una cultura attenta ai bisogni dei bambini, estendendo finalmente a tutti gli alunni, anche del Sud, il principio della continuità educativa.
Secondo il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, quindi, il quadro delle novità sarebbe stato decisamente migliore se nella riforma si fosse deciso, in linea con quanto espresso anche dal Ministro Giannini, di anticipare l’obbligo scolastico a 5 anni: “è soprattutto attraverso l’introduzione di classi ‘ponte’ affidate a docenti dell’infanzia e primaria, in compresenza, - spiega il sindacalista – che si sarebbe potuto ottimizzare il delicato passaggio tra la scuola materna e l’ex elementare. Tutto questo avrebbe comportato l’incremento, a seconda dell’impegno preso dal Governo, di almeno 25mila nuovi insegnanti di settore. Fino a 75mila nuovi maestri”.
“Viene da sé che le immissioni in ruolo avrebbero permesso la stabilizzazione non solo dei docenti dell'infanzia delle GaE, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15, ma anche dei docenti precari abilitati non inseriti nelle graduatorie ad esaumento, a patto che abbiano svolto almento 36 mesi di servizio. Oltre che tutti i vincitori dei passati concorsi e di quello del 2016. In un colpo solo – conclude Pacifico - si sarebbe garantito un servizio migliore e veramente eliminato un bel ‘pezzo’ di supplentite”.
Per approfondimenti:
Fase C, tra i precari cresce l’agitazione: c’è chi rischia di non essere assunto (Il Secolo XIX dell’11 settembre 2015)
Scuola, concorsone da 63.700 posti. Bando atteso entro novembre (Il Sole 24 Ore del 4 novembre 2015)
Riforma, il Pd assicura: i 90mila docenti della scuola d’infanzia non verranno declassati