Giungono sempre più denunce per il pessimo utilizzo dei docenti introdotti, giustamente, per potenziare la didattica e le attività che identificano ogni scuola: alcuni insegnanti, ad esempio, vengono utilizzati impropriamente per coprire posti di funzioni strumentali e altri di loro, invece, per coprire spezzoni vacanti. Le lamentele non si contano più: ci sono insegnanti “potenziatori” che reclamano la loro professionalità e, invece, si sentono dei “tappabuchi". Altri, ancora, sono chiamati a svolgere mere attività di orientamento o vengono messi a disposizione per 18 ore settimanali o, ancora, affiancati a docenti più esperti nel corso dell’attività didattica, quasi che si trattasse di un proseguimento dell’anno di prova. Non manca un caso paradossale con un insegnante a cui, durante il colloquio con il dirigente scolastico, è stato proposto di “fare fotocopie”.
Marcello Pacifico (presidente Anief): i diretti interessati hanno preso coscienza di non essere al centro delle attività scolastiche, realizzando l’esatto opposto di quanto indicato nella Legge 107/2015, ovvero che sarebbero dovuti essere individuati su precise indicazioni formative fornite dal collegio dei docenti, incluse nel Ptof e chieste agli uffici scolastici regionali, sulla base delle effettive peculiarità di ogni singola scuola. Non è possibile selezionare dei candidati senza aver valutato il loro curriculum, con gli Usr che hanno scelto e collocato i docenti in base a chissà quali criteri per dirottarli, invece, a svolgere compiti diversi da quelli iniziali. Non sono rari i casi in cui a finire nel potenziamento sono stati docenti con decenni di servizio e a fine carriera ai quali, pertanto, viene sottratto il compito di competenza di formazione degli alunni per occuparsi dello svolgimento di funzioni poco comprensibili.
Le novità imposte dalla Buona Scuola, a poco a poco, stanno cadendo in frantumi: dopo il fallimento della chiamata diretta, con molti dei 29mila docenti neo-assunti assegnati d’ufficio dagli Usr su scuole non richieste e senza la valutazione del curriculum, giungono dagli istituti scolastici sempre più denunce per il pessimo utilizzo di una grossa fetta dei quasi 50mila assunti con l’organico potenziato. Il potenziamento che, in principio, doveva essere uno dei ‘fiori all’occhiello’ della riforma, si sta sempre più trasformando in un problema da risolvere.
“Alcuni docenti – scrive la rivista Orizzonte Scuola - vengono utilizzati, impropriamente, ad esempio per coprire posti di funzioni strumentali”. Però, “i docenti di potenziamento hanno l’obiettivo di potenziare la didattica, non c’è alcun riferimento al loro utilizzo per attività funzionali. Ma ciò, a quanto pare, non interessa ad alcuni dirigenti che ritengono di poter interpretare la normativa come meglio credono. Altri docenti invece vengono utilizzati per coprire spezzoni vacanti. Cosa che abbiamo già detto non essere possibile e non come ore aggiuntive”.
Le lamentele non si contano più: ci sono insegnanti “potenziatori” che reclamano la loro professionalità e, invece, si sentono dei “tappabuchi". Altri docenti, ancora, sono chiamati a svolgere mere attività di orientamento o vengono messi a disposizione alle superiori per 18 ore settimanali per supplenze all’occorrenza, tanto da farli sentire privati della loro dignità professionale. In alcuni casi, sono stati anche affiancati a docenti più esperti nel corso dell’attività didattica, quasi che si trattasse di un proseguimento dell’anno di prova. Non manca un caso paradossale con un insegnante a cui, durante il colloquio con il dirigente scolastico, è stato proposto di “fare fotocopie”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale e segretario confederale Cisal, “troppi insegnanti potenziatori hanno preso coscienza di non essere al centro delle attività scolastiche: alcuni ci hanno detto di sentirsi messi da parte perchè non figurano tra coloro che sono coinvolti nelle attività progettuali. Si sta realizzando, in pratica, l’esatto opposto di quanto indicato nella Legge 107/2015, ovvero che sarebbero dovuti essere individuati su precise indicazioni formative fornite dal collegio dei docenti, incluse nel Piano dell’offerta formativa triennale e chieste agli uffici scolastici, sulla base delle effettive necessità e peculiarità di ogni singola scuola”.
“Quello a cui stiamo assistendo con sempre maggiore frequenza – continua il sindacalista – è invece una selezione dei candidati senza aver valutato il loro curriculum, con gli uffici scolastici regionali che hanno scelto e collocato i docenti in base a chissà quali criteri. Una volta giunti a scuola, molti sono stati dirottati a svolgere compiti ben diversi da quelli indicati inizialmente. Non sono rari i casi in cui a finire nel potenziamento sono stati docenti con decenni di servizio e a fine carriera ai quali, pertanto, viene sottratto il compito di competenza di formazione degli alunni per occuparsi dello svolgimento di funzioni poco comprensibili. Chi amministra oggi la scuola – conclude Pacifico – dovrebbe rendersi conto di questi problemi, dando precise indicazioni su come utilizzare il personale senza mortificarlo”.
Per approfondimenti:
(Orizzonte Scuola del 13 luglio 2016)
Chiamata diretta, l’accordo Miur-sindacati in crisi nera prima ancora di essere sottoscritto
Chiamata diretta: trattativa fallita (Tuttoscuola del 14 luglio 2016)
Chiamata diretta, Anief porta il caso in Corte Costituzionale: partono i ricorsi dei docenti
Chiamata diretta “selvaggia”, Anief scende in campo per il rispetto della legalità
Organico potenziato, docenti coprono incarichi di funzione strumentale. Dirigente: io interpreto le note come mi pare. Proposte anche fotocopie (Orizzonte Scuola del 19 settembre 2016)