A due settimane dall’inizio dell’anno scolastico, vi sono capoluoghi dove la maggior parte delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie devono ancora essere comunicate: è il caso di Cagliari o Genova, dove gli uffici sono fermi alle graduatorie provvisorie della scuola dell’infanzia e primaria. A Roma, solo oggi, si è iniziato con la secondaria. Un nutrito numero di alunni svolgono, così, solo una parte delle ore di lezione giornaliera, trascorrendo le restanti in compagnia di docenti “potenziatori”, sempre più utilizzati come tappabuchi seppur sprovvisti di titolo specifico; gli alunni, poi, vengono divisi in gruppi e smembrati, formando delle vere e proprie classi “pollaio” in itinere, con tutte le conseguenze negative immaginabili sul fronte della didattica nonché della sicurezza. Resta ancora da risolvere il problema di migliaia di docenti trasferiti su sedi sbagliate da un algoritmo impazzito: a tutt’oggi, una buona parte dei tentativi di conciliazione è stata accettata ma tutto rimane ancora inspiegabilmente fermo con gli insegnanti “appoggiati” in istituti-polo (anche a gruppi di 70-80).
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): quella che doveva essere la Buona Scuola e la fine della supplentite, si è trasformato per tanti in un incubo senza fine, con sequele di errori organizzativi e di assegnazione. L’apice di questo disastro è rappresentato dal caso della maestra palermitana, affetta da sclerosi multipla e invalida al 100% che, malgrado il proprio diritto a godere dei benefici della legge 104, è stata ”spedita” prima a Bologna e poi a Roma. L’unica strada percorribile è stata e rimane quella del ricorso in tribunale: dai primi casi esaminati, i giudici hanno sinora mostrato sensibilità verso la tutela dei diritti dei docenti danneggiati, decidendo per il ritorno d’ufficio sulla provincia di appartenenza.
Siamo giunti alla fine del mese di settembre, scadenza indicata in Parlamento dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per portare tutti i docenti al loro posto. Tuttavia, la macchina organizzativa delle assegnazioni delle cattedre al personale di ruolo e delle supplenze da conferire ai precari risulta ancora in alto mare. Gli uffici scolastici regionali sono in ritardo abissale sulla pubblicazione delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie: a Roma, ad esempio, sono uscite solo le collocazioni di infanzia, primaria e sostegno e, nel frattempo, migliaia di docenti della scuola secondaria attendono da settimane (l’unica ad essere stata pubblicata è la classe di concorso A031).
Vi sono capoluoghi di provincia dove la maggior parte delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie devono ancora essere comunicate: è il caso di Cagliari, dove gli uffici sono fermi alle graduatorie provvisorie della scuola dell’infanzia e primaria. Non sono state poi attuate ancora le supplenze annuali: sempre nel capoluogo sardo, è stato comunicato che i docenti più “fortunati”, che operano nel primo ciclo, saranno prescelti a partire dal 4 ottobre. Il problema tocca anche le regioni del Nord: a Genova, ad esempio, la situazione è simile a quella di Cagliari, con i docenti della secondaria ancora con il fiato sospeso.
Il risultato di queste operazioni a rilento è che la maggior parte delle classi è priva del proprio corpo docente e, in alcuni casi, di buona parte degli insegnanti: dalle sedi territoriali, ci raccontano di alunni che svolgono solo una parte delle ore di lezione giornaliera, trascorrendo le restanti in compagnia di docenti “potenziatori”, sempre più utilizzati come tappabuchi seppur sprovvisti di titolo specifico per l’insegnamento della disciplina;gli alunni, poi, vengono divisi in gruppi e smembrati, formando delle vere e proprie classi “pollaio” in itinere, con tutte le conseguenze negative immaginabili sul fronte della didattica nonché della sicurezza.
A rendere ancora più complicata la situazione è stata anche la testardaggine del Miur nell’opporsi all’inserimento nelle GaE dei docenti abilitati Tfa, Pas, Sfp, diplomati magistrali e altri ancora: proprio a seguito delle ordinanze emesse dal Tar del Lazio, è stata confermata in pieno la linea dell’Anief a favore della loro inclusione e, proprio in questi giorni, gli uffici scolastici locali stanno provvedendo al loro inserimento a “pettine” nelle graduatorie attinenti alle specifiche classi di concorso.
Alla fine, come ogni anno, toccherà quindi ai dirigenti scolastici assegnare tantissime supplenze annuali, visto che per due su tre delle 100mila da conferire anche quest’anno si utilizzeranno le graduatorie d’istituto, in gestione alle singole scuole; andando così ad aggiungere pure questa incombenza ai presidi, già costretti a fare i ‘salti mortali’ per i super impegni derivanti dall’autonomia, dalla chiamata diretta e dal “potenziamento”. Senza dimenticare che un istituto su tre ha il preside in “condominio” e, pertanto, non sarà possibile pretendere che le assegnazioni dei docenti si possano svolgere in tempi strettissimi.
Resta, poi, ancora da risolvere il problema di migliaia di docenti trasferiti su sedi sbagliate da un algoritmo impazzito per il quale il Miur ha dovuto spendere pure due milioni di euro: a tutt’oggi, una buona parte dei tentativi di conciliazione è stata accettata ma tutto rimane ancora inspiegabilmente fermo con gli insegnanti “appoggiati” in istituti-polo (anche a gruppi di 70-80) in attesa che l’amministrazione indichi quale sarà la loro destinazione. Si tratterà, tra l’altro, di collocazioni solo annuali e non definitive con la titolarità sino al 2018 che rimane quindi sull’ambito territoriale sbagliato; con l’ulteriore aggravante che, non di rado, i nuovi ambiti assegnati non corrispondono a quelli corretti e negati per errore.
“Quella che doveva essere la Buona Scuola e la fine della supplentite – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – si è trasformato per tanti in un incubo senza fine, con sequele di errori organizzativi e di assegnazione. L’apice di questo disastro è rappresentato dal caso della maestra palermitana, affetta da sclerosi multipla e invalida al 100%, costretta alla sedia a rotelle che, malgrado il proprio diritto a godere dei benefici della legge 104, è stata “spedita” prima a Bologna e poi a Roma”.
“In questi casi, purtroppo, l’unica strada percorribile è stata e rimane quella del tribunale: dai primi casi esaminati, i giudici hanno sinora mostrato sensibilità verso la tutela dei diritti dei docenti danneggiati, decidendo per il ritorno d’ufficio sulla provincia di appartenenza. In presenza di errori dell’algoritmo – conclude Pacifico – possiamo ritenerci quindi ottimisti sul buon esito dell’impugnazione”.
Il sindacato ricorda che sono ancora apertele adesioni al ricorso per chiedere al giudice del lavoro di porre rimedio ai danni causati dall’algoritmo impazzito. Il ricorso è aperto a tutti coloro che possono reclamare la mancata assegnazione all’ambito/sede richiesta, andata invece a docenti della stessa fase con meno punti e senza diritto di precedenza. Per ricorrere, inoltre, la conciliazione deve avere avuto esito negativo o non si deve essere svolta. Non è possibile, invece, ricorrere nel caso in cui sia stata accettata la proposta conciliativa dell’ufficio scolastico.
Per approfondimenti:
Giannini: «In tre anni la “supplentite” sarà curata» (Il Sole 24 Ore del 9 giugno 2016)
Supplenze 2015/16 su posti vacanti: ecco finalmente le proroghe al 31 agosto (Orizzonte Scuola del 16 giugno 2016)
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