La denuncia, raccolta dall’Anief, è dell’Apidge, Associazione Professionale Insegnanti Scienze Giuridiche ed Economiche: il 3 ottobre scorso, è stato sottoscritto un Protocollo di Intesa con il Consiglio Nazionale Forense che prevede lo svolgimento di sei moduli didattici, per un monte di 100 ore, attraverso l’Università di Parma. Peccato, però, che quei moduli didattici del progetto di approfondimento, anche pratici, siano già ampiamente trattati a scuola nelle ore di lezione curricolare: sono proprio gli stessi docenti di diritto della scuola pubblica, abilitati e adeguatamente formati dalle stesse università, a insegnarli agli studenti delle superiori. Ne consegue, pertanto, una sovrapposizione di ruoli e una confusione nella didattica.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): è assurdo che i docenti di Diritto ed Economia perdono il posto negli istituti superiori pubblici (con i colleghi delle classi di concorso A017 e A019 spesso in soprannumero e scivolati negli ambiti territoriali) per gli effetti nefasti delle riforme taglia-ore d’insegnamento e, nel frattempo, l’amministrazione non trovi niente di meglio che affidare i loro stessi insegnamenti a soggetti esterni alla scuola. Prima di stipulare accordi, occorre sempre verificare se vi siano docenti a disposizione o nel ‘potenziamento’ scolastico: a quanto ci risulta, ve ne se sarebbero molti.
L’alternanza scuola-lavoro, uno dei punti salienti della riforma della Buona Scuola e rilanciata in questi giorni dal Miur, deve comprendere insegnamenti e attività ulteriori all’attività didattica: l’amministrazione non trova, invece, niente di meglio che stipulare accordi con soggetti privati ai fini di impartire, a studenti dell’ultimo triennio delle superiori, delle conoscenze e competenze analoghe a quelle già studiate sui banchi di scuola.
La denuncia giunge dall’Apidge, Associazione Professionale Insegnanti Scienze Giuridiche ed Economiche. L’ultimo eclatante episodio è fornito dal Protocollo di Intesa sottoscritto il 3 ottobre scorso dal Consiglio Nazionale Forense con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: tale accordo rinvia a un progetto di Alternanza Scuola lavoro che prevede, a sua volta, come da indicazioni della Direzione Scientifica facente capo al professor Mario Ricca dell’Università di Parma, lo svolgimento di sei moduli didattici per un monte di 100 ore (25 incontri di 3 ore ciascuno in classe e un modulo pratico conclusivo di altre 25 ore).
È singolare che i contenuti richiamati nei moduli didattici del progetto di approfondimento siano già ampiamente trattati a scuola nelle ore di lezione curricolare: sono proprio gli stessi docenti di diritto della scuola pubblica, abilitati e adeguatamente formati dalle stesse università, a insegnarli agli studenti delle superiori. Ma non solo: pure le iniziative previste nel modulo pratico del progetto sono, infatti, già in atto nelle scuole con convenzioni della stessa tipologia di quelle proposte dal Consiglio Nazionale Forense. Tutto questo non è, certamente, previsto dai commi 7 e 37 della legge n. 107/2015.
Ci troviamo chiaramente dinanzi a una sovrapposizione di ruoli e una confusione nella didattica, il tutto a scapito della continuità da garantire agli alunni. A tal proposito, appare opportuno richiamare anche la normativa vigente che regolamenta proprio l’impiego di esperti esterni nella scuola: il combinato disposto dell’art. 7, comma 6, del D. Lgs. 165/2001 (e succ. modifiche) e l’art 40 del Decreto Ass. n. 895 del 2001 stabilisce che l’istituzione scolastica può stipulare contratti d’opera con esperti solo per particolari attività e insegnamenti al fine di garantire l’arricchimento dell’offerta formativa (…) quando non sia reperibile fra il personale interno la specifica competenza all’attuazione del piano dell’offerta formativa.
“Riteniamo assurdo che i docenti di Diritto ed Economia perdono il posto negli istituti superiori pubblici (con i colleghi delle classi di concorso A017 e A019 spesso in soprannumero e scivolati negli ambiti territoriali) per gli effetti nefasti delle riforme taglia-ore d’insegnamento e, nel frattempo, l’amministrazione non trovi niente di meglio che affidare i loro stessi insegnamenti a soggetti esterni alla scuola”, dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal.
“Il Ministro dell’Istruzione farebbe bene a prevedere – continua il sindacalista - un maggior e proficuo impiego dei docenti di diritto e di economia nelle scuole medie e superiori andando prima a verificare se vi siano docenti a disposizione o nel ‘potenziamento’ scolastico. A quanto ci risulta, delle discipline economico-giuridiche ve ne se sarebbero molti. Tutto questo permetterebbe di evitare la frequente pratica dell’esternalizzazione delle materie e, inoltre, di favorire l’interesse e il benessere collettivo – conclude Pacifico - grazie a una formazione omogenea degli alunni in cittadinanza e legalità”.
Per approfondimenti:
Pa: firma accordo 4 comparti(Ansa, 5 aprile 2016)
Aumento stipendi ai minimi dal 1982 (Ansa, 27 maggio 2016)
SCUOLA, RIVOLUZIONE IN FRANCIA: GOVERNO AUMENTA STIPENDIO AI DOCENTI, COSA CAMBIA (Blasting News, 1 giugno 2016)
Piano Scuola Digitale, assunzioni, edilizia scolastica, school bonus. I primi 12 mesi de #LaBuonaScuola (Miur, 9 luglio 2016)