Dopo la rottura coi sindacati, il Miur si appresta a redigere delle linee guida con all’interno un ventaglio base di requisiti molto ampio, da cui i dirigenti ricaveranno i 4 o 6 requisiti ritenuti più confacenti per la scelta del docente cui conferire il posto attraverso la nuova modalità prevista dal comma 79 della L. 107/2015. Il rischio è alto e si prospetta una "corsa al ribasso". Appena approvate le linee guida i dirigenti scolastici cercheranno docenti con le competenze, le esperienze e i titoli andando ad attingere dalla “rosa dei candidati che proporranno il curriculum proprio in quella scuola, però non sulla base delle esigenze particolari di ogni scuola, descritte nel Ptof, ma attingendo dai titoli predefiniti dal Miur”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non cambia nulla se i requisiti richiesti per ricoprire il posto sono ristretti o allargati: in ogni caso, l’adozione di modalità standard, sulla base parametri generici, costituisce una forzatura. La Legge, del resto, parla chiaro: a tenere in mano il ‘timone’ sono le richieste delle scuole, non l’amministrazione centrale attraverso liste precostituite da far utilizzare successivamente ai presidi. Ancora una volta, così, saranno i giudici a intervenire e a tenere alto il valore del merito quale unico parametro per l'accesso ai pubblici uffici. È già accaduto nel 2012.
Al Ministero dell’Istruzione stanno lavorando alacremente per l’individuazione definitiva dei titoli da collegare alla chiamata diretta dei docenti, che porterà quasi 10mila docenti, in prevalenza assunti con le fasi finali della Legge 107/2015, a ottenere la titolarità su ambito territoriale: dopo la rottura con i sindacati, l’amministrazione avrebbe sempre più l’intenzione di redigere, a breve, delle linee guida con all’interno un ventaglio base di requisiti molto ampio, da cui successivamente i dirigenti ricaveranno i 4 o 6 requisiti ritenuti utili per l'assegnazione del posto con la nuova modalità prevista dal comma 79 della riforma approvata un anno fa dal Governo.
Oggi la rivista Orizzonte Scuola ha scritto che, tuttavia, “non è detto che per candidarsi bisognerà avere tutti i requisiti richiesti, in quanto la possibilità di avere l'incarico dipenderà anche da cosa potrà sfoderare la concorrenza. E - leggendo le esperienze proposte - non è detto che almeno in questo primo anno di sperimentazione della chiamata diretta - ci sarà tutta questa concorrenza. Da un lato un'ottima occasione per i docenti che possono vantare esperienze che rientrano nella tabella, dall'altra una sorta di "corsa al ribasso"”.
Appena approvate le linee guida “i Dirigenti Scolastici cercheranno docenti con le competenze, le esperienze e i titoli” andando ad attingere dalla “rosa dei candidati che proporranno il curriculum proprio in quella scuola. Se il Dirigente Scolastico non troverà tra i candidati chi possiede tutti i requisiti richiesti, passerà ad esaminare le candidature di chi ne ha uno in meno e così via. Certamente rimane sempre la possibilità del colloquio che, a questo punto, potrebbe anche essere dirimente per la scelta, ma resta il fatto che in questo caso il meccanismo avrà mostrato i suoi limiti; scontentando molti”.
Anief ritiene questo modo di procedere addirittura peggiorativo della Legge 107/2015, che già conteneva una percentuale altissima di storture e norme peggiorative per la didattica e il personale che la mette in atto. “L’individuazione, quasi maniacale, dei titoli – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – su cui Miur e sindacati, sino a giovedì scorso, hanno continuato a spendere tempo ed energie, non risolve il problema. Non cambia nulla, infatti, se i requisiti richiesti per ricoprire il posto sono ristretti o allargati: in ogni caso, l’adozione di modalità standard, sulla base di parametri generici, costituisce una forzatura rispetto alle precipue necessità espresse dalla scuola attraverso il Piano dell’offerta formativa triennale”.
“L’individuazione dei titoli – continua Pacifico – non era e non rimane l’aspetto fondamentale attorno a cui concentrarsi: in ogni caso, le esigenze della scuola verranno dettate preliminarmente da Viale Trastevere. La logica vorrebbe, invece, che accadesse l’esatto opposto: è ogni scuola, sempre sulla scorta di quanto indicato dall’organo supremo in materia, il Collegio dei docenti, che deve indicare i requisiti, senza che questi siano decisi a monte o dall'esterno. La Legge, del resto, parla chiaro: a tenere in mano il ‘timone’ sono le richieste delle scuole, non l’amministrazione centrale attraverso liste precostituite da far utilizzare ai presidi”.
“Di fronte a questo scenario, che si andrà a sancire in settimana attraverso le linee guida ministeriali, è quasi superfluo dire che siamo pronti a ricorrere in tribunale: non si può soccombere ai soprusi. Ancora una volta, così, saranno i giudici a tenere alto il valore del merito quale unico parametro per l'accesso ai pubblici uffici. È già accaduto nel 2012, quando il tentativo di forzare la mano, tentando la chiamata diretta, fu prodotto dalla Regione Lombardia: in quell’occasione, la Corte Costituzionale si espresse negativamente e in modo netto. Ora le condizioni sono diverse, ma lo spirito è lo stesso: si vuole scavalcare la modalità sovrana della scelta dei docenti prevista dal legislatore e dalla Costituzione, spostando l’attenzione su titoli e titoletti a danno – conclude il sindacalista Anief-Cisal - delle vere esigenze scolastiche”.
Per approfondimenti:
Giannini: «In tre anni la “supplentite” sarà curata» (Il Sole 24 Ore del 9 giugno 2016)
(Orizzonte Scuola del 13 luglio 2016)
Chiamata diretta, l’accordo Miur-sindacati in crisi nera prima ancora di essere sottoscritto
Chiamata diretta: trattativa fallita (Tuttoscuola del 14 luglio 2016)
Chiamata diretta. Neoimmessi in ruolo 2015 potrebbero avere pochi titoli, Dirigenti Scolastici si accontenteranno (Orizzonte Scuola del 19 luglio 2016)