I 175 euro mensili di Retribuzione professionale docente fanno parte integrante dello stipendio di chi svolge questo lavoro e non possono essere omessi in base alla tipologia di contratto stipulato: vanno assegnati agli insegnanti di ruolo, ai supplenti annuali e anche ai docenti precari che stipulano un contratto per pochi giorni. A confermarlo è il Tribunale di Roma che in una sentenza emessa due giorni fa ha condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire una docente di oltre 700 euro, più interessi, per alcuni mesi di supplenza svolti senza vedersi assegnata la Rpd: il giudice del lavoro, si legge nella sentenza, dopo avere esaminato il ricorso prodotto dai legali Anief, ha deciso di “corrispondere alla ricorrente la somma di € 721,68 oltre accessori dalla maturazione al saldo, ed alle spese di lite liquidate in € 500,00 oltre spese generali, iva e cpa., da distrarsi”.
Anief ricorda che anche secondo la Cassazione la Rpd “ha natura fissa e continuativa e non è collegato a particolari modalità di svolgimento della prestazione del personale docente ed educativo (cfr. fra le tante Cass. n. 17773/2017). Inoltre, secondo la clausola 4 dell'Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE, chi stipula un contratto a tempo determinato come maestro e insegnante, anche per pochi giorni, non può essere trattato in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato.
“Vale per la Retribuzione professionale docente, come la Cia per il personale Ata – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sono ‘voci’ stipendiali importanti che non si possono sottrarre ai precari, a cui già vengono assegnate cifre basse nemmeno in linea con l’inflazione. Contro questa condotta discriminante e ingiusta, come Anief continuiamo a predisporre ricorsi ad hoc per il recupero della Retribuzione professionale docente: ogni docente potrà valutare direttamente con le nostre strutture territoriali quale è l’entità della somma da recuperare producendo ricorso al giudice del lavoro”.
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