Dello stesso tenore, altre 22 sentenze emesse da diversi tribunali d’Italia: da Trieste a Crotone, il filo conduttore è rappresentato dal Miur che attraverso il Contratto Collettivo Nazionale discrimina i lavoratori precari della scuola. Per i giudici, questi lavoratori sono palesemente discriminati e mantenuti a livello stipendiale di base, senza diritto a progressioni economiche o aumenti in base agli anni di servizio prestati. Il comportamento contrasta con la normativa comunitaria, in particolare con la Direttiva 1999/70/CE e con l'allegato Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): da anni chiediamo non solo un vero piano di stabilizzazione dei precari storici, ma anche un intervento concreto e mirato del Ministero per sanare tutte le illegittimità contenute nel CCNI, in primis quelle che riguardano i trattamenti economici che discriminano e sviliscono il lavoro dei tanti lavoratori a termine della scuola. L’obiettivo è riconoscere ai precari pari dignità, rispetto al personale di ruolo, all'interno della contrattazione collettiva. Nel frattempo, la soluzione è quella di presentare ricorso.
Il copione è sempre lo stesso: il Miur si ostina a mantenere i lavoratori precari a livello stipendiale iniziale, senza riconoscere loro le dovute progressioni di carriera in base all'anzianità di servizio e all'esperienza maturata attraverso anni di lavoro svolto anche se con contratti a tempo determinato. Sempre più docenti e Ata non di ruolo decidono però di non soccombere a questa elusione delle disposizioni euro-unitarie, e impugnano lo stato di stallo cui l’amministrazione li destina: sono tantissimi i Tribunali del Lavoro che gli danno ragione.
In alcuni casi sentenziano un cospicuo risarcimento, come quello deciso nelle ultimissime ore dal Tribunale del Lavoro di Firenze, che ha condannato il Miur non solo all'intero riconoscimento della carriera e al conseguente pagamento di tutti gli incrementi stipendiali mai corrisposti a una lavoratrice ancora precaria e con più di 10 anni di servizio alle spalle, ma anche al risarcimento del danno subìto dalla stessa per “abusiva reiterazione di contratti a termine” e “violazione di disposizioni imperative”, con l'ulteriore onere a carico dell'Amministrazione quantificato nel pagamento di 12 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, oltre interessi legali. La somma complessiva del risarcimento – ottenuta grazie all'ottimo operato dal legale Simona Rotundo - supera i 25mila euro.
“Da anni chiediamo non solo un vero piano di stabilizzazione dei precari storici, ma anche – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - un intervento concreto e mirato del Ministero dell’Istruzione per sanare tutte le illegittimità contenute nel CCNI, in primis quelle che riguardano i trattamenti economici che discriminano e sviliscono il lavoro dei tanti lavoratori a termine della scuola. L’obiettivo è riconoscere ai precari pari dignità, rispetto al personale di ruolo, all'interno della contrattazione collettiva”.
“La verità – continua Pacifico - è solo una: non si può pensare di applicare la giustizia e l’equità di trattamento dei lavoratori ignorando l’articolo 3 della Costituzione italiana, che richiama proprio il diritto di uguaglianza. Il nostro sindacato lo ha detto in tempi non sospetti: era il dicembre 2008 quando abbiamo denunciato pubblicamente le diversità di trattamento tra personale precario e di ruolo, andando contro quanto sostenuto dall’amministrazione, con l’assenso del sindacato rappresentativo, attraverso i contratti collettivi nazionali, oltre che da norme alla medesima stregua. Contratti e leggi che però ora sono alle corde”, conclude il sindacalista autonomo.
I successi dell’Anief fanno il “giro d'Italia” e ottengono il risultato del pieno riconoscimento del diritto dei lavoratori precari a percepire le medesime progressioni stipendiali, riconosciute invece dal Miur solo al personale di ruolo: l'avvocato Giovanni Rinaldi continua il suo trend di successi in Piemonte e ottiene ben 10 sentenze presso il Tribunale di Biella, mentre i colleghi Pietro Rosano e Tiziana Sponga battono lo stesso Ministero presso il Tribunale del Lavoro di Bologna e l’avvocato Massimo Menenti ottiene due sentenze favorevoli ai precari attraverso il Tribunale del Lavoro di Taranto.
Anche l’operato del legale Maria Maniscalco, svolto nel Tribunale del Lavoro di Vicenza, porta alla condanna del Miur con il pagamento di oltre 4.500 euro di spese di soccombenza. Inoltre, l’avvocato Fortunato Niro ottiene ragione per due iscritte Anief presso il Tribunale del Lavoro di Trieste e l’avvocato Simona Fabbrini tutela al meglio altre tre docenti precarie presso il Tribunale del Lavoro di Arezzo. Infine, dell’avvocato Leonida Bianchimano che incassa tre vittorie, con condanna dell’amministrazione centrale, dal Tribunale del Lavoro di Crotone.
È bene sapere che a tutela dei precari c’è, innanzitutto, la normativa comunitaria. Ma hanno un valore non indifferente pure le recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione (ex plurimis nn. 22556 e 22558), attraverso cui i giudici dell’Organo supremo della giustizia hanno accertato il diritto dei precari a ricevere la medesima retribuzione del personale di ruolo (primo scatto di anzianità dopo 2 anni di supplenza, pari a una mensilità in più per ciascun anno) e un risarcimento da due a dodici mensilità per l’abuso dei contratti a termine, dopo 36 mesi di supplenze anche non continuative.
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