Marcello Pacifico (Anief-Confedir): vorremmo sapere se il premier è a conoscenza del fatto che questi docenti verranno immessi in ruolo mantenendo lo stato di immobilità stipendiale per così tanto tempo. Qualora il Governo voglia continuare a mantenere le buste paga dei nostri docenti tra i 4 e i 5 punti sotto l’inflazione, puntando ad introdurre solo il merito a partire dal 2018, siamo pronti a rivolgerci al giudice del lavoro. E se necessario alla Corte di Giustizia europea.
“Il premier Renzi ha ragione quando, avviando il nuovo anno scolastico a Palermo, ricorda che ‘nella scuola ci sono 149 mila persone che hanno l'obbligo di essere assunte’, ma vorremmo sapere se è a conoscenza che questi docenti verranno immessi in ruolo con lo stipendio dei precari e che molti di loro rimarranno in questo stato di immobilità stipendiale per quasi dieci anni”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commentando l’impegno preso oggi dal Presidente del Consiglio durante l’inaugurazione dell'anno scolastico 2014/2015 presso la scuola "Don Puglisi" di Palermo.
“In linea generale – continua Pacifico – ci troviamo d’accordo con Renzi quando dice che occorre ‘fare uno sforzo da parte di tutti per cambiare il sistema’, ma sarebbe provvidenziale che l’esempio arrivi dall’altro: da chi amministra la scuola e mantiene i nostri insegnanti su stipendi che in media corrispondono a quasi la metà rispetto a quelli corrisposti ai loro colleghi tedeschi. Se il Governo pensa di lasciare questa situazione stipendiale inalterata almeno fino al 2018, quando si vorrebbe introdurre il merito assegnando degli scatti al 66% dei docenti più meritevoli, sbaglia di grosso”.
“Qualora i nostri governanti vogliano continuare a mantenere le buste paga dei nostri docenti tra i 4 e i 5 punti sotto l’inflazione, siamo pronti a rivolgerci al giudice del lavoro. E se necessario anche alla Corte di Giustizia europea. Non si può continuare a lodare l’operato della categoria degli insegnanti, per poi continuare a corrispondergli stipendi a dir poco inadeguati”.
“Anief è disponibile a parlare di merito professionale, ma non può accettare – dice ancora il sindacalista Anief-Confedir – che si abbandoni il criterio dell’anzianità di servizio senza che prima si applichi un adeguamento del salario base dei docenti al costo della vita. Si tratta di una tendenza al ribasso che parte da lontano: prima attraverso il decreto legislativo n. 150/09 dell’allora ministro Renato Brunetta, poi con l'articolo 9 dellaLegge 122/2010, cui ha fatto seguito l’atto di indirizzo sottoscritto all’ARAN nel febbraio del 2011 dopo aver raggiunto, qualche giorno prima, un’intesacon la maggioranza delle Confederazioni rappresentative cui aderiscono i sindacati maggioritari della scuola oggi tanto indignati: una ‘frittata’ completata, nella scuola, con gli accordi sullo svuotamento dei fondi destinati alle scuole tramite il Mof per dirottarli sugli scatti, come previsto anche dall’art. 2 del CCNL del 13 marzo 2013”.
“Se assumere oggi tutti i 150mila e oltre precari nelle graduatorie è un obbligo, come presto ci chiederà il tribunale di Lussemburgo, allo stesso modo diventa fondamentale adeguare lo stipendio di chi ogni giorno si siede dietro una cattedra per insegnare ai nostri giovani. Altrimenti – conclude Pacifico – anche stavolta sarà l’Europa ad indicarci la via più logica da seguire”.
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