Gli stipendi della categoria peggio pagata nella PA erano scattati grazie alle risorse stanziate dalla Legge 107/2015. Ma si trattava di risorse una tantum: ora si tornerà agli importi passati che collocano i capi d’istituto italiani su cifre lorde annue medie di poco superiori ai 60mila euro. L’unica speranza è che in sede di rinnovo del Ccnl la parte pubblica si presenti con dei fondi, di cui però al momento non si hanno notizie. L’entità dei tagli dipende dalla 'fascia' in cui è collocato il preside: in ogni caso, vanno dai mille euro scarsi a oltre 2mila e toccano sia la retribuzione aggiuntiva cosiddetta di ‘posizione’, sia quella di ‘risultato’.
Per tutelare i presidi,UDIR ed EUROSOFIA hanno organizzato una seria di convegni formativi e informativi:
‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Catania martedì 14 marzodalle ore 8.30 alle 18.00, presso il Plaza Hotel - Viale Ruggero Di Lauria, 43. Scarica l'adesionee ilrimborso per il viaggio.
‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Roma sabato 18 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00 presso l’Hotel H10 - Via Amedeo Avogadro, 35. Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione)
'Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni', in programma a Torino mercoledì 22 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00, presso lo STARHOTELS MAJESTIC, in Corso Vittorio Emanuele II, 54.Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione).
Marcello Pacifico (Confedir): in base all’accordo sottoscritto all’Aran a fine novembre, dobbiamo aspettarci un aumento medio a dipendente di 80 euro al mese: ammesso che per i dirigenti della scuola si applichi un incremento doppio, gli aumenti del Contratto collettivo nazionale di lavoro non saranno comunque sufficienti a recuperare i tagli. Con l’aggravante che in questi giorni stanno anche arrivando le richieste di restituzione, oltre 10mila euro, a una parte consistente di presidi. Per non parlare delle reggenze che, in cambio di un aumento che non supera i 300 euro netti al mese, costringe i dirigenti scolastici a sobbarcarsi 8-10 plessi a testa. Ecco perché non rimane che unire le forze e chiedere il maltolto direttamente al giudice del lavoro.
Dopo un anno di aumenti, gli stipendi dei dirigenti scolastici tornano ai livelli minimali precedenti; sono molto inferiori a quelli dei colleghi della PA e corrispondenti alla metà rispetto al comparto privato. Stiamo parlando di buste paga nette che per un neo assunto sono inferiori ai 2.400 euro netti: considerando la mole di lavoro e i rischi connessi, soprattutto legati alla sicurezza, con una preside di Marsala nei giorni scorsi finita addirittura a processo, viene da chiedersi per quale motivo un docente dovrebbe lasciare l’insegnamento per sobbarcarsi delle responsabilità prorompenti, in cambio di una manciata di centinaia di euro in più al mese rispetto alla busta paga che percepirebbe rimanendo dietro la cattedra. Si tratta di una incongruenza presente solo nella scuola pubblica italiana: in qualsiasi altro comparto, infatti, il passaggio alla dirigenza comporta un incremento stipendiale almeno doppio rispetto al ruolo non dirigenziale.
Nell’ultimo periodo, a ben vedere, le retribuzioni dei dirigenti scolastici avevano subìto un incremento, seppure mai sostanzioso. Ciò è avvenuto a seguito della firma dei contratti integrativi regionali, riguardanti gli anni scolastici che vanno tra il 2013 e il 2015. Solo che gli aumenti sono scattati grazie alle risorse stanziate dalla Buona Scuola, la Legge 107/2015 che, però, sono riuscite a compensare i tagli precedenti solo per un anno; infatti si è trattato di risorse una tantum. Il rischio concreto, adesso, è che si torni agli importi passati che collocano i capi d’istituto italiani su cifre lorde annue medie di poco superiori ai 60mila euro. L’unica speranza, perché ciò non si concretizzi, è che in sede di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, la parte pubblica si presenti con dei fondi, di cui però al momento, purtroppo, non si hanno notizie.
Per rimanere ai fatti, come noto, la Legge 122/2010 ha stabilito il blocco degli stipendi dal 2010/2011 fino a tutto il 2014, con il Miur che ha trasformato il blocco in taglio: ha cominciato a sottrarre dall’anno scolastico 2012/2013, concretizzando poi l’operazione con più di due anni di ritardo. Successivamente, come spiegato sul sito internet specializzato Governare la scuola, che si è soffermato sul caso-Toscana, i dirigenti scolastici hanno percepito dei soldi in più: quelli che sono stati tagliati dal Fondo unico nazionale.
A ricacciare pericolosamente all’indietro gli stipendi dei 7mila dirigenti scolastici italiani, a partire dal corrente anno scolastico, è quindi il fatto che vengono a mancare le risorse stanziate una tantum dalla Buona Scuola, per cui a regime c’è una diminuzione sostanziosa delle retribuzioni rispetto a quanto percepito nel 2015/2016. L’entità dei tagli dipende dalla “fascia” (sono tre) in cui è collocato il preside: in ogni caso, vanno dai mille euro scarsi a oltre 2mila e toccano sia la retribuzione aggiuntiva cosiddetta di ‘posizione’, sia quella di ‘risultato’.
“Nell’immediato non succederà niente, perché non crediamo proprio che si vada alla firma di un nuovo Contratto integrativo regionale prima che venga rinnovato il Ccnl, ma quando succederà, i tagli sono lì ad aspettarci”, sostiene Pietro Perziani, sempre dalle pagine del sito on line di categoria. “I tagli degli ultimi anni, infatti, sono permanenti”. Inoltre, “c’è anche un taglio a regime, perché durerà tutta la carriera, che ammonta a circa 4.600 euro annui, pari a 353 euro mensili, che ci ritroveremo per sempre, anche sulla pensione e il Trattamento di fine rapporto”.
Gli fa eco Marcello Pacifico, segretario organizzativo della Confedir, cui aderisce Udir: “La situazione stipendiale che vivono i nostri presidi è pessima. Il futuro è davvero poco roseo. In base all’accordo sottoscritto all’Aran, a fine novembre, dobbiamo aspettarci un aumento medio a dipendente pari ad 80 euro al mese: ammesso che per i dirigenti si applichi un incremento doppio, anche se purtroppo per quelli della scuola non si arriverà a tale gap, gli aumenti del Contratto collettivo nazionale di lavoro non saranno comunque sufficienti nemmeno a recuperare i tagli attuati e che orami stanno entrando a regime”.
“Con l’aggravante che in questi giorni stanno anche arrivando le richieste di restituzione, anche oltre 10mila euro, a una parte consistente di presidi. Per non parlare delle reggenze, che in cambio di un aumento che non supera i 300 euro netti al mese costringe i dirigenti scolastici a sobbarcarsi in media 8-10 plessi a testa. Ecco perché non rimane che unire le forze: per questo abbiamo creato l’Udir, per andare a chiedere, compatti, il maltolto direttamente al giudice del lavoro”, conclude Pacifico.
A questo punto, Udir andrà a chiedere al giudice quanto indebitamente sottratto: si tratta delle perdite relative agli scorsi anni scolastici. Inoltre richiederà la restituzione della perdita strutturale. Oltre alle sottrazioni degli anni precedenti, reclameremo cioè al giudice 350 euro al mese a titolo di elemento fisso dello stipendio, ivi compresi gli effetti su pensione e Trattamento di fine servizio.
Proprio per tutelare i presidi,UDIR ed EUROSOFIA hanno organizzato una seria di convegni formativi ed informativi:
- ‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Catania martedì 14 marzo dalle ore 8.30 alle 18.00, presso il Plaza Hotel - Viale Ruggero Di Lauria, 43. Scarica l'adesionee ilrimborso per il viaggio.
- ‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Roma sabato 18 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00 presso l’Hotel H10 - Via Amedeo Avogadro, 35. Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione)
- 'Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni', in programma a Torino mercoledì 22 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00, presso lo STARHOTELS MAJESTIC, in Corso Vittorio Emanuele II, 54.Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione).
Nel corso dei convegni si parlerà, tra l’altro, dei crescenti carichi di lavoro, delle responsabilità enormi, degli spostamenti continui per raggiungere plessi e sedi scolastiche, aggravati dalla riforma Renzi-Giannini, sempre in cambio di buste paga irrisorie. Udir, al termine dei lavori del seminario, fornirà il modello di diffida per impedire le decurtazioni stipendiali.
Ai convegni di marzo saranno presenti, tra gli altri, l'esperto in relazioni sindacali Pietro Perziani, l’esperto di sicurezza Natale Saccone, il segretario organizzativo Confedir Marcello Pacifico, gli avvocati della rete legale, dirigenti in servizio delle rispettive regioni. La partecipazione è gratuita e riconosciuta dal Miur. Per informazioni, si può contattare il 331.7713481. Per una consulenza gratuita, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per aderire ai ricorsi su RIA, FUN, CIR consultare il sito internet www.udir.it. Per maggiori informazioni, anche sugli altri seminari già programmati in varie città italiane, vai al link.
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