Dopo i 6mila euro tagliati per il triennio precedente, con la Buona Scuola d’ora in poi agli 8mila presidi italiani vengono tagliati altri 4.300 euro annui: non bastava lo stipendio più basso tra i dirigenti pubblici, la metà rispetto ai colleghi del comparto privato, e il ridicolo incentivo di 200 euro lordi al mese conferito ad una stretta cerchia di “meritevoli”. In alcune regioni il quadro di perdite potrebbe diventare catastrofico.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): a parole si valorizzano i dirigenti scolastici, chiedendo loro con la Buona Scuola più compiti e responsabilità, mentre nei fatti si costringono gli stessi presidi a rivolgersi al giudice del lavoro per recuperare l’integrazione, il taglio permanente dello stipendio e l’una tantum per gli anni precedenti. Presto, dopo la firma dei contratti regionali o dopo l’emissione degli atti unilaterali, considerato che in parecchie regioni i contratti non verranno firmati, sapremo quanto queste stime erano in difetto. È certo sin d’ora che non staremo a guardare: chi vuole, potrà impugnare in tribunale l’inaccettabile danno.
Non bastavano oltre 6mila euro di tagli per il triennio che ci siamo messi alle spalle: da quest’anno, i dirigenti scolastici delle scuole pubbliche si sono visti sottrare altri 4.300 euro. E così andrà, nelle intenzioni del Ministero dell’Istruzione, anche per gli anni scolastici futuri. Producendo un danno, in un decennio, che avrà toccato quota 50 mila euro: niente male davvero per una categoria che già percepisce lo stipendio più basso tra i dirigenti pubblici, la metà rispetto ai colleghi del comparto privato, e che si appresta a competere per un incentivo di “ben” 200 euro lordi al mese.
Nella determinazione del Fondo unico nazionale dell’anno in corso, il Miur non solo ha contabilizzato i tagli effettuati negli anni passati, ma ha applicato un’ulteriore riduzione, “dimenticando” il conferimento della Ria – la Retribuzione individuale di anzianità - dei pensionati degli ultimi quattro anni, operando un taglio di 27.435.394 euro. I tagli retroattivi, poi, non finiscono qui: a distanza di quattro anni, sempre il Miur, ha deciso che bisognava limare anche il Fondo unico nazionale del 2011/2012, per cui sono stati sottratti altri 7.204.189 euro dallo stesso fondo.
Il taglio complessivo è, quindi, di ben 34.639.584 euro: se si tiene conto che il Fondo di quest’anno, dopo il conferimento delle risorse permanenti della Buona Scuola, è di 136.113.309 euro, il taglio si aggira sul 25% e, ipotizzando una media di 8mila dirigenti scolastici in servizio, si tratta di una perdita media di circa 4.300 euro l’anno. Va ribadito che questo non è un danno una tantum, ma è un danno permanente: gli effetti, dunque, si sentiranno anche in futuro.
Come se non bastasse tutto questo, ci sono sei regioni in sofferenza, quelle che secondo il Ministero dell’Economia negli ultimi anni hanno sforato il budget, che subiscono quindi un ulteriore taglio di 7.069.490 euro. Come se non bastasse, non è nemmeno chiaro come si applicheranno i tagli nelle diverse regioni. La Sicilia, ad esempio, subisce un danno ulteriore perché il taglio del fondo unico nazionale è stato adottato tenendo conto del numero dei dirigenti in servizio, mentre la distribuzione tra le diverse regioni è stata effettuata adottando il criterio del numero di istituti scolastici. Tanto basta per chiarire, paradossalmente, che le regioni ad organico pieno sono penalizzate, mentre quello con più vuoti di organico sono avvantaggiate. Su questi processi influiscono fattori oggettivi come il dimensionamento, il numero di assunzioni a seguito dell’espletamento dei concorsi, il numero dei pensionamenti o dei trasferimenti interregionali: perché ne devono subire le conseguenze i dirigenti scolastici?
La regione Marche, invece, che per gli anni passati ha subito un danno inferiore rispetto alla Sicilia, la “sconterà” nel corrente anno scolastico, perché è una delle sei regioni che hanno subito un taglio aggiuntivo del Fun 2015/2016.In uno scenario del genere, è probabile che in diverse regioni non si arrivi nemmeno alla firma dei contratti regionali e quindi l’Amministrazione proceda con un atto unilaterale, come già successo in Sicilia.
“Siamo davanti ad uno scenario che ha dell’incredibile – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché a parole si valorizzano i dirigenti scolastici, chiedendo loro con la Buona Scuola più compiti e responsabilità, mentre nei fatti si costringono gli stessi presidi a rivolgersi al giudice del lavoro per recuperare 4.300 euro annui di integrazione permanente dello stipendio e oltre 11mila euro una tantum per gli anni precedenti. Presto, dopo la firma dei contratti regionali o dopo l’emissione degli atti unilaterali, dato che in parecchie regioni i contratti non verranno firmati, sapremo quanto queste stime erano in difetto. È certo sin d’ora che non staremo a guardare: chi vuole potrà impugnare in tribunale l’inaccettabile danno”.
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