No alla regionalizzazione della scuola, no agli stipendi da fame, no al precariato cronico, no alla differenziazione di trattamento del personale non di ruolo, no all’appiattimento delle carriere di chi opera nell’Istruzione pubblica: sono alcuni dei temi che hanno convinto Anief ad aderire allo sciopero generale della scuola in programma domani, assieme ai sindacati di base. Il presidente del giovane sindacato, Marcello Pacifico: Abbiamo deciso di manifestare insieme a Cobas e Unicobas e manifestare a piazza Montecitorio perché questi punti sono stati toccati solo in modo vago o del tutto ignorati nell’intesa di Palazzo Chigi sul comparto Istruzione, della mattina del 24 aprile scorso: le altre sigle sindacali, ad iniziare dai Confederali, lo hanno invece revocato per delle promesse. Ognuno fa le sue scelte, noi siamo convinti delle nostre, sempre in difesa dei lavoratori della scuola.
LE MOTIVAZIONI DEL PRESIDENTE ANIEF
La scuola si ferma ancora. Entrando nel dettaglio, il presidente Anief spiega che “sul precariato sembra si voglia ritornare ai concorsi straordinari, quando è evidente che è giunta l’ora di stabilizzare i precari storici, come ci chiede da tempo l’Unione Europea con precise direttive valide per tutti gli Stati membri; questo percorso si potrebbe attuare benissimo attraverso la riapertura delle Graduatorie a Esaurimento o, per chi non è abilitato, attraverso i corsi abilitanti, che permettono di utilizzare il doppio canale di reclutamento. Invece, nulla di tutto questo si sta facendo”.
Pacifico ricorda che “per quanto riguarda gli stipendi, che per la scuola sono i più bassi della PA e d’Europa dopo la Grecia e i Paesi dell’Est, anche gli impegni assunti per innalzarli continuano a essere slegati da un concetto di fondo: i compensi a docenti e personale Ata non possono essere disallineati rispetto al costo della vita. Noi, tra l'altro, come sindacato, abbiamo trovato delle risorse, senza costi iniziali aggiuntivi, da sempre appartenenti al fondo della scuola, che provenivano da tagli: cifre che non sono mai state destinate a quello per cui erano state deputate, cioè per la carriera del personale”.
I MOTIVI GENERALI DELLO SCIOPERO
In generale, domani Anief chiederà pertanto a gran voce no alla regionalizzazione della scuola, ribadirà il diritto a stipendi legati all’inflazione, alle assunzioni degli abilitati e di chi ha svolto 36 mesi su tutti i posti vacanti e anche sull’organico di fatto, rivendicherà una scuola europea, equa e solidale, con parità di trattamento tra lavoratori e un dialogo costruttivo con la politica scolastica.
LA PIATTAFORMA TECNICA
Entrando nelle questioni più tecniche, Anief si oppone al trasferimento del personale nel processo di regionalizzazione della scuola; ai tagli del DEF, sì all’utilizzo immediato dei risparmi sui tagli della legge 133/08, 3 miliardi per anno, per il rinnovo dei contratti e un salario di cittadinanza che sia agganciato all’IPCA; a un reclutamento legato ai soli concorsi senza l’utilizzo e lo scorrimento del doppio canale attraverso la riapertura annuale delle GaE a tutto il personale abilitato e con 36 mesi di servizio, previa frequenza di un celere corso abilitante organizzato anche dal Miur e a costo zero cui far partecipare anche il personale di ruolo o idoneo ai concorsi.
Il sindacato autonomo, invece, rivendica la salvaguardia dell’autonomia delle scuole già sancita dalla Costituzione e apertura di un tavolo per approfondire alcune materie di competenze delle regioni sul modello siciliano; lo sblocco dei 20.000 posti per gli organici ATA sui profili mai attivati AS e C, e dei passaggi verticali all’area B e D con l’ammissione degli assistenti amministrativi facente funzione ai ruoli di DSGA, e la revisione dei profili professionali agganciata al resto dei dipendenti pubblici della P.A.; alla riformulazione degli organici e alla fine della fictio iuris tra organico di fatto a quello di diritto, specie su posti di sostegno, e al piano straordinario di reclutamento annuale sul 100% del turnover, che garantisca anche una mobilità annuale senza più vincoli; sì al rispetto pieno del principio comunitario di non discriminazione per i contratti a termine con le sue ricadute evidenti su ricostruzione di carriera e trasferimenti; al ripristino del 1° gradone stipendiale per i neoassunti dal 2011 e alla parità di trattamento di tutto il personale.
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